Buitoni, oltre la pasta: i prodotti dietetici e il packaging
Era necessario trasmettere al consumatore informazioni sul processo produttivo
Verso la fine del XIX secolo la produzione della ditta Buitoni aveva subito nuovi impulsi con la creazione di una più vasta gamma di formati di pasta comune e all’uovo, ma soprattutto con la creazione della «pastina glutinata».
L’idea della pasta al glutine era venuta a Giovanni Buitoni, il figlio del fondatore, che ricercava un prodotto innovativo. L’intuizione, secondo l’anedottica aziendale, sarebbe venuta dopo aver letto il De frumento di Jacopo Beccari (chimico bolognese nato nel 1682). Lo studio scientifico dell’alimentazione aveva preso campo nel XVIII secolo con il Beccari che nella prima metà del Settecento aveva studiato la composizione del frumento identificando il glutine. In realtà la pasta glutinata Buitoni fu lo sviluppo di una pasta simile già prodotta in Francia. Dopo una lunga serie di esperimenti, nell’ottobre 1883, nacque il prodotto della Buitoni che fu lanciato sul mercato nei primi mesi dell’anno successivo. Così i Buitoni entrarono nel nascente mondo della dietetica e ottennero subito successo e riconoscimenti. Il «sistema speciale» di fabbricazione della «Pastina glutinata Buitoni», «ottenne il brevetto di privativa N. 421 del dì 8 giugno 1889».
Il successo dell’azienda Buitoni non arrivò solo dalla pasta glutinata, ma soprattutto derivò dalle oculate scelte manageriali e anche la pasta al glutine si inserì nel ciclo gestionale prima come effetto e in seguito come causa dell’ottima direzione imprenditoriale. Ad esempio, già alla fine dell’Ottocento, i Buitoni avevano «abbozzata una prima organizzazione di vendita con l’assegnazione delle zone più importanti a piazzisti e con la creazione di qualche deposito nei posti maggiormente tagliati fuori dalle vie di comunicazione», come raccontano le fonti aziendali.
Nello stesso tempo il successo dei prodotti specialistici dietetici sviluppò il packaging e la pubblicità.
L’affermazione del marchio Buitoni è rappresentativa di quello che il pastificio Buitoni è stato nell’economia italiana: un’azienda pionieristica per molteplici aspetti. Il principale è senza dubbio quello legato all’alimentazione dietetica e per l’infanzia che iniziò con il brevetto della pastina glutinata del 1889 e da subito i Buitoni intuirono che sarebbe stato limitante racchiudere il prodotto semplicemente in un involucro. L’imballaggio non bastava, occorreva un packaging, cioè era importante trasmettere al consumatore attraverso la confezione altri aspetti del prodotto riguardanti il processo produttivo e nel contempo promuoverlo anche attraverso un’immagine ‘estetica’.
Alla fine dell’Ottocento la pasta tradizionale veniva venduta sfusa e pubblicizzata con cartelli, locandine e manifesti, mentre fin dall’inizio quella al glutine era impacchettata e, seppure in confezioni rudimentali, il prodotto Buitoni si identificava sugli scaffali del negozio facendo bella mostra di sé. Così la confezione pubblicizzava il marchio Buitoni ed erano le certificazioni in essa stampate che ne documentavano la qualità e l’igiene. Tutto ciò rappresentava un primo accenno al moderno packaging, ma era sicuramente l’inizio di un modo nuovo di comunicazione con il consumatore.
Per le fonti si veda C. Cherubini, Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione a Sansepolcro e in Valtiberina toscana, Sansepolcro-Selci Lama 2016.
Claudio Cherubini
Imprenditore e storico locale dell’economia del XIX e XX secolo - Fin dal 1978 collabora con vari periodici locali. Ha tenuto diverse conferenze su temi di storia locale e lezioni all’Università dell’Età Libera di Sansepolcro. Ha pubblicato due libri: nel 2003 “Terra d’imprenditori. Appunti di storia economica della Valtiberina toscana preindustriale” e nel 2016 “Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione a Sansepolcro e in Valtiberina toscana (1861-1940)”. Nel 2017 ha curato la mostra e il catalogo “190 anni di Buitoni. 1827-2017” e ha organizzato un ciclo di conferenza con i più autorevoli studiosi universitari della Buitoni di cui ha curato gli atti che sono usciti nel 2021 con il titolo “Il pastificio Buitoni. Sviluppo e declino di un’industria italiana (1827-2017)”. Ha pubblicato oltre cinquanta saggi storici in opere collettive come “Arezzo e la Toscana nel Regno d’Italia (1861-1946)” nel 2011, “La Nostra Storia. Lezioni sulla Storia di Sansepolcro. Età Moderna e Contemporanea” nel 2012, “Ritratti di donne aretine” nel 2015, “190 anni di Buitoni. 1827-2017” nel 2017, “Appunti per la storia della Valcerfone. Vol. II” nel 2017 e in riviste scientifiche come «Pagine Altotiberine», quadrimestrale dell'Associazione storica dell'Alta Valle del Tevere, su «Notizie di Storia», periodico della Società Storica Aretina, su «Annali aretini», rivista della Fraternita del Laici di Arezzo, su «Rassegna Storica Toscana», organo della Società toscana per la storia del Risorgimento, su «Proposte e Ricerche. Economia e società nella storia dell’Italia centrale», rivista delle Università Politecnica delle Marche (Ancona), Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi “G. d’Annunzio” (Chieti-Pescara), Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi della Repubblica di San Marino.
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