90 anni al Buitoni e il calcio femminile
La prima squadra di calcio femminile nacque a Milano nel 1933
Quando alle ore 15, del 15 ottobre 1933, tutte le “Organizzazioni” del dopolavoro di Sansepolcro sfilarono davanti al prefetto, al segretario federale del fascismo, al vescovo e alle altre autorità civili e religiose per l’inaugurazione del campo sportivo, nessuno di loro si immaginava che novant’anni dopo, quel giorno alla stessa ora su quel campo, si sarebbe giocata una partita di calcio dove le protagoniste erano le donne. Invece domenica 15 ottobre 2023 su quello stesso Campo Sportivo Buitoni si giocherà la partita di Coppa Italia di Eccellenza umbra della squadra femminile di Sansepolcro contro la Nestor, la compagine perugina di Marsciano.
Il fascismo aveva legato organicamente la politica con lo sport attraverso l’Opera nazionale del dopolavoro creata nel 1925, facendo partecipe le masse popolari nelle attività sportive e coinvolgendo i giovani negli obiettivi del regime. L’Italia calcistica vinse la Coppa del Mondo nel 1934 e nel 1938 e la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936.
A Sansepolcro il pastificio Buitoni agli inizi del Novecento stava allargando sempre di più le sue esportazioni verso l’estero e forse l’origine del calcio al Borgo potrebbe essere ricercata nello sviluppo economico della principale industria cittadina. In ogni caso nel 1913 esisteva un'associazione, chiamata Società del Foot-Ball e Sfratto, che si allenava al Piazzone fuori Porta Fiorentina e che vedeva fra i promotori Fosco Buitoni, figlio minore di Arnaldo che dirigeva il pastificio di città alla cui presidenza c’era il fratello Silvio. Fosco salirà alle cronache con l’avvento del fascismo, essendo un violento squadrista della prima ora.
Con la presa del potere da parte del fascismo la famiglia Buitoni, che aderì in massa al partito di Mussolini, estese la sua egemonia sulla città. Negli anni Trenta ogni spazio della vita pubblica di Sansepolcro era occupato dalle iniziative fasciste spesso sostenute dalla ditta Buitoni: in questo clima politico e sociale si inserì il progetto di costruzione del campo sportivo e la promozione del gioco del calcio. Il campo sportivo di Sansepolcro fu costruito «in frazione Vannocchia, località Quercetina» e si realizzò perché era un canale per perseguire la strategia del regime di realizzare la nuova “civiltà fascista” attraverso la fascistizzazione dell’intera società, e poi fu anche un’occasione per impiegare manodopera in un periodo di forte disoccupazione.
Quel 15 ottobre 1933 a Sansepolcro, al termine della sfilata, il vescovo benedì il labaro che l’Opera nazionale del dopolavoro provinciale di Arezzo donò al Dopolavoro aziendale Buitoni. Quindi la banda comunale accompagnò il canto corale degli inni “Dopolavoro” e “Giovinezza” e finalmente si dette il via alle manifestazioni sportive. Si iniziò con degli esercizi a corpo libero e con un «incontro atletico Arezzo-Sansepolcro». Seguirono esibizioni atletiche femminili del Dopolavoro aziendale Buitoni e la ginnastica agli attrezzi degli allievi della S. G. Petrarca di Arezzo. La giornata si concluse con tre gare. La prima di tiro alla fune tra il Dopolavoro aziendale Buitoni e la segheria Sila, la seconda fu una gara di tiro con la balestra e la terza una sfida a tamburello tra Arezzo e Sansepolcro.
Anche quel giorno sul campo sportivo Buitoni c’erano delle ragazze perché il regime aveva aperto alcune discipline alla pratica sportiva delle bambine e delle giovani donne. Lo scopo era quello di favorire la cura della persona e l’eleganza nei movimenti. Tutto ciò non era nell’interesse dello sport e tanto meno dell’emancipazione femminile, anzi queste iniziative sportive erano in contraddizione con le finalità prioritarie del regime che spingeva a relegare il ruolo della donna ai suoi “compiti naturali”, cioé la maternità, la cura del buon andamento della casa e l’allevamento dei figli per la Patria perché anche l’Italia diventasse una potenza imperiale e coloniale.
La prima squadra di calcio femminile nacque a Milano nel 1933, ma il fascismo proibì alle donne questo sport che doveva essere esclusivamente maschile. Si dovette aspettare la caduta del fascismo per riparlare di squadre di calcio femminili. Nel 1946 ne furono costituite due a Trieste e poi via via nelle altre città, ma per aprirsi un varco in una società fortemente maschilista si dovette aspettare il 1968 per avere un primo campionato (che come quello maschile di 70 anni prima fu vinto dal Genoa), poi si attese il 1986 per vedere il calcio femminile inserito nella FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) e soltanto nel 2022 le calciatrici italiane di serie A sono diventate professioniste, dopo anni di incessanti rivendicazioni.
Novant’anni fa nessuno si sarebbe immaginato che fare la calciatrice sarebbe diventata una professione, ma la strada è ancora lunga per adeguare i salari delle calciatrici di serie A, per trovare risorse economiche per organizzare i campionati delle altre calciatrici delle serie cadette e avere visibilità in un mondo ancora dominato da una cultura patriarcale. Occorrerà soprattutto l’aiuto del pubblico sugli spalti e l’impegno delle società sportive.
Il Vivialtotevere Sansepolcro Calcio vuole combattere i pregiudizi della società e anche delle famiglie perché il calcio sia ritenuto uno sport per tutti e per questo già da alcuni anni ha organizzato il settore femminile che oggi, coinvolgendo oltre cinquanta ragazze, vede in campo una squadra di calcio a 11, un’altra di calcio a 5 e un settore giovanile femminile in crescita.
Il giorno del novantesimo “compleanno” del Campo sportivo Buitoni di Sansepolcro sarà proprio la squadra di calcio femminile a ricordare questa ricorrenza: sarà necessario il supporto del pubblico sugli spalti per sostenere le giocatrici, per rivendicare un ruolo al volto femminile di questo sport e per festeggiare lo storico campo di calcio di Sansepolcro a 90 anni dalla sua inaugurazione.
Claudio Cherubini
Imprenditore e storico locale dell’economia del XIX e XX secolo - Fin dal 1978 collabora con vari periodici locali. Ha tenuto diverse conferenze su temi di storia locale e lezioni all’Università dell’Età Libera di Sansepolcro. Ha pubblicato due libri: nel 2003 “Terra d’imprenditori. Appunti di storia economica della Valtiberina toscana preindustriale” e nel 2016 “Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione a Sansepolcro e in Valtiberina toscana (1861-1940)”. Nel 2017 ha curato la mostra e il catalogo “190 anni di Buitoni. 1827-2017” e ha organizzato un ciclo di conferenza con i più autorevoli studiosi universitari della Buitoni di cui ha curato gli atti che sono usciti nel 2021 con il titolo “Il pastificio Buitoni. Sviluppo e declino di un’industria italiana (1827-2017)”. Ha pubblicato oltre cinquanta saggi storici in opere collettive come “Arezzo e la Toscana nel Regno d’Italia (1861-1946)” nel 2011, “La Nostra Storia. Lezioni sulla Storia di Sansepolcro. Età Moderna e Contemporanea” nel 2012, “Ritratti di donne aretine” nel 2015, “190 anni di Buitoni. 1827-2017” nel 2017, “Appunti per la storia della Valcerfone. Vol. II” nel 2017 e in riviste scientifiche come «Pagine Altotiberine», quadrimestrale dell'Associazione storica dell'Alta Valle del Tevere, su «Notizie di Storia», periodico della Società Storica Aretina, su «Annali aretini», rivista della Fraternita del Laici di Arezzo, su «Rassegna Storica Toscana», organo della Società toscana per la storia del Risorgimento, su «Proposte e Ricerche. Economia e società nella storia dell’Italia centrale», rivista delle Università Politecnica delle Marche (Ancona), Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi “G. d’Annunzio” (Chieti-Pescara), Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi della Repubblica di San Marino.
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