Opinionisti Paolo Tagliaferri

Danni da abuso di smartphone

Bob Dylan li vieterà ai suoi concerti.

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Chissà se qualcuno ha avuto l’ardire e la pazienza di aver letto le conclusioni dell’“Indagine conoscitiva sull’impatto del digitale sugli studenti” elaborata dalla 7a commissione permanente del Senato della Repubblica datata 09/06/2021. Ultimamente è stata trasmessa a tutti i Dirigenti delle Istituzioni scolastiche italiane, in allegato alla Circolare del 19/12/2023 del “Ministero dell’istruzione e del merito”, nella quale si ribadivano le indicazioni già fornite in passato, fin dal lontano marzo 2007, ovvero il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione. Eppure la relazione del Senato, composta da tre pagine concise e di facile lettura, è chiara, inequivocabile e definitiva. Non lascia alcun dubbio, se mai ve ne fosse stato bisogno, sugli enormi danni dall’abuso, soprattutto fra i minori, di smartphone e di altri dispositivi elettronici, in particolate i videogiochi.

La Circolare ministeriale, che accompagna la relazione del Senato, usa toni concilianti, per nulla coercitivi, ma ispirati alla collaborazione fra Ministero e Istituzioni scolastiche, invitandole a apportare le necessarie integrazioni ai Regolamenti delle rispettive istituzioni. Il divieto dell’uso del cellulare durante le lezioni, ribadisce il Ministero, risponde ad una generale norma di correttezza in quanto, il suo uso, rappresentano un elemento di distrazione ma anche una grave mancanza di rispetto per il docente rammentando inoltre che, come tale, è da ritenere una infrazione disciplinare sanzionabile.

Toni molto diversi sono invece quelli utilizzati dalla 7a Commissione del Senato che parla espressamente di danni fisici e psicologici quale conseguenza di un uso incontrollato di smartphone e dispositivi elettronici. Miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo scheletrici ma anche depressione, irascibilità, aggressività, diminuzione dell’empatia. Nessun dubbio, da parte di neurologi, psichiatri e pedagogisti ma anche da parte delle forze dell’ordine, che sono concordi nel sottolineare l’allarme che il dilagare della dipendenza da smartphone sta determinando, arrivando anche a paragonarla ad una dipendenza non dissimile alla cocaina. Impressiona leggere, nel documento conclusivo della Commissione, che dalle audizioni svolte e dalla documentazione acquisita, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Lo spettro che anche in Italia si possa determinare una situazione disastrosa come quella già esistente in particolare in Giappone e Corea è tutt’altro che remota. Il rischio che i nostri giovani, indifesi, impreparati e in perenne carezza di modelli positivi e di guide autorevoli, possano sprofondare i quegli abissi che nei lontani paesi del Sol levante hanno determinato il consolidarsi di situazioni estreme, impensabili, innaturali e autodistruttive. L’avvento e il dilagare dei hikikomori, giovani adolescenti o un po’ più grandini, fra i 12 e i 25 anni, che hanno deciso volontariamente di abbandonare il mondo reale, vegetando nella solitudine delle proprie camere, perennemente connessi con qualcosa che non esiste. I nuovi zombi, centinaia di migliaia di adolescenti, che consumano la propria dipendenza davanti allo schermo di un video, potenziali suicidi ed autolesionisti che abdicano alla loro vita reale, immersi in una esistenza effimera e che li porterà lentamente ma inesorabilmente alla autodistruzione. Un suicidio di massa delle nuove generazioni, mentre gli adulti restano immobili, apatici, incapaci di una qualsiasi reazione e ricerca di contromisure. Le conclusioni della Commissione del Senato sono un grido d’allarme, un urlo nel silenzio che cerca di sventrare la coltre di ipocrisia e immobilismo che si cela dietro ad una colpevole accettazione di un processo di sviluppo e di modernità che si sta invece tramutando semplicemente in un fenomeno di decadenza e regresso.

Le ipotesi rilanciate dalla Commissione, consigliano di scoraggiare l’uso degli smartphone ai minori di 14 anni, l’imporre un divieto di iscrizione ai social per i minori di 13 anni. Auspica una azione di educazione degli studenti sui rischi connessi all’abuso dei dispositivi digitali e incoraggia le scuole, udite udite, alla lettura su carta, alla scrittura a mano e all’esercizio della memoria.

Un lavoro, quello della 7a Commissione del Senato, che ricorda come Adolf Huxley, tanto tempo fa e prima addirittura dell’avvento della televisione, presagiva di “una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù”.

Ed in questo quadro preoccupante, sinceramente agghiacciante e generalmente sottovalutato se non addirittura deliberatamente nascosto, ha preso la scena un 82nne strambo e stralunato, una voce roca e gracchiante che alla sua tenera età se ne va ancora in giro per il mondo con la sua band a cantare le proprie canzoni. Il cantastorie Bob Dylan, il menestrello del tempo che fu e che, annunciando le 5 date dei concerti italiani di questa estate (3 e 4 luglio Arcimboldi di Milano, 6 luglio Summer festival di Lucca, 7 luglio Umbra Jazz a Perugia per finire il 9 luglio a Roma, Sala Santa Cecilia all’Auditorium Parco della Musica), ha voluto precisare che saranno concerti “phone free” ovvero che sarà vietato l’uso dei telefoni o meglio, che sarà necessario riporre gli smartphone in una custodia chiusa. Una condizione obbligatoria che, l’anziano cantautore americano, ha spiegato in un comunicato semplice e coinciso in cui sostiene che “Avendo sperimentato questa modalità senza telefono durante i tour recenti, crediamo che essa crei un’esperienza migliore per tutti presenti. I nostri occhi che si aprono un po’ di più e i nostri sensi sono leggermente più acuti quando perdiamo la stampella tecnologica a cui ci siamo abituati.”

Ed è proprio a questa falsa sicurezza a cui sempre più non riusciamo a distaccarci, questa stampella virtuale e tossica che ci immerge in un piacere effimero, che dobbiamo tentare di mettere un freno. Un’appendice del nostro corpo che condiziona le nostre esistenze, le vite ancora fragili dei nostri ragazzi,  una spirale che sta pian piano decerebrando le nuove generazioni.

(https://www.paolotagliaferri.it/)

Paolo Tagliaferri
© Riproduzione riservata
21/03/2023 07:58:31

Paolo Tagliaferri

Libero professionista – già dipendente del Centro ricerca e sviluppo della Pirelli Spa con esperienza presso il complesso metallurgico BMZ nella ex Unione Sovietica, da oltre venticinque anni consulente direzionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, normativa ambientale e antincendio. Docente formatore in corsi professionali. Auditor di sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro per l’ente internazionale DNV. Scrittore autodidatta e per diletto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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