Bullismo. Un fenomeno odioso che invade le nostre vite
Un fenomeno vecchio quanto il mondo, probabilmente è sempre esistito
Pochi giorni fa ci ha provato un ragazzino di 14 anni, l'ennesimo di un lungo ed infinito elenco. Ha ingerito 30 pasticche nella propria stanza, lontano da casa, nel silenzio e nella solitudine del convitto in cui risiedeva. Un tentativo di suicidio fortunatamente non andato a segno, una vita momentaneamente salvata e che forse tenterà di ritrovare un senso e un motivo per cui valga ancora la pena di vivere. Un ragazzino che pare fosse vittima di coetanei che lo avevano preso di mira, prendendolo in giro e perseguitandolo. Avevano dovuto spostarlo in un’altra stanza per tenerlo lontano dai bulli, ma non è bastato. Forse il disagio veniva da lontano, forse le molestie subite hanno solo fatto deflagrare una condizione pregressa, chi può saperlo. Un singolo caso che però è lo specchio di un fenomeno dilagante, drammatico e persistente, sintomo o conferma di una società malata.
Troppo forte deve essere stato l'impatto sulle difese di questo ragazzino, come di tanti altri prima di lui, sul loro desiderio di fermare chi li molesta, chi li minaccia indisturbato, ritenendoli dei buoni a nulla, dei perdenti e dei deboli. Basta una caratteristica fisica particolare, insolita, in fondo insignificante, una disabilità anche lieve o una diversa predisposizione ai rapporti con gli altri, perché ogni ragione sembra essere sufficiente per trasformarti in un bersaglio. Anime sensibili che non riescono a mettere un freno alle prepotenze subite, al branco che si prende gioco di loro, che gli ride alle spalle, strattonandoli, umiliandoli in pubblico, trasformandoli in fantocci da colpire a piacimento. I pianti sommessi mentre ti ripari in un angolo quando gli altri finalmente se ne sono andati dopo essersi divertiti, mentre tutto il mondo sembra irrimediabilmente caderti addosso. Lacrime che solcano il tuo viso da bambino, mentre i singhiozzi strozzati ti chiudono la gola e ti guardi intorno dove non c’è però nessuno che ti possa aiutare. Fintanto che un giorno ti convinci che forse hanno ragione loro, perché tu sei solo un buono a nulla e non c’è motivo per trattenersi ancora in questo mondo per te troppo difficile da affrontare. Hai solo voglia di scappare, di dimenticare, di scrollarti di dosso questo peso senza poter trovare una ragione per giustificare tanto odio verso di te.
Il fenomeno del bullismo è vecchio quanto il mondo, probabilmente è sempre esistito da quando esiste il genere umano. La prevaricazione su chi è più debole ed indifeso, quel desiderio vigliacco di deridere e sopraffare per il solo gusto di sentirsi importanti, attratti dal desiderio di ritagliarsi un ruolo in prima fila e la conquista dell’unanime approvazione. Un tempo il bullismo aveva forse un limite, temporale e di spazio. Ti concedeva delle pause giornaliere almeno quando eri lontano da scuola o dal campetto del quartiere, nel comodo riparo della tua casa. Ma oggi continua senza sosta, forse in maniera ancor più subdola e devastante, anche quando si è lontani dai propri aguzzini, anche a casa, quando all’interno di odiose chat e degli onnipresenti social prosegue incessante l’azione di discredito e di scherno. Derisi senza neppure la necessità di esseri presenti di persona.
In molti si indignano e giustamente si scandalizzano. Tante iniziative, tanti tentativi anche meritevoli di denunciare e mettere un freno a questo odioso fenomeno. Ma spesso delle iniziali buone intensioni restano solo parole, manifestazioni di condanna che si trasformano in slogan preconfezionati, vuoti o di facciata e che nascondono invece la realtà di una società malata di protagonismo, di un desiderio irrefrenabile ed ignobile di prevalere sul prossimo con ogni mezzo. Una società di bulli consapevoli, dove in primis gli adulti sono spesso palesi esempi negativi di sopraffazione e di mancanza di rispetto verso gli altri. Bullismo che non si ferma solo fra le mura di una scuola, ma che prosegue in ogni ambito e in ogni settore della nostra vita. I giovani, specialmente gli adolescenti, più degli altri sembrano soffrirne e patirne le conseguenze, forse perché non hanno ancora armi a sufficienza per contrastarlo e per vincerne le paure, o forse perché semplicemente non hanno ancora perso l’illusione della propria felicità.
Paolo Tagliaferri
Libero professionista – già dipendente del Centro ricerca e sviluppo della Pirelli Spa con esperienza presso il complesso metallurgico BMZ nella ex Unione Sovietica, da oltre venticinque anni consulente direzionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, normativa ambientale e antincendio. Docente formatore in corsi professionali. Auditor di sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro per l’ente internazionale DNV. Scrittore autodidatta e per diletto.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
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