Lo scarto che prende vita nelle mani di Vasco Rossi artista di Sansepolcro

Il suo garage è stato trasformato in un autentico laboratorio, dove nulla è lasciato al caso
Materiali di recupero che tornano a prendere vita nelle mani di Vasco Rossi. No, non abbiamo sbagliato a scrivere. Lui si chiama proprio Vasco Rossi, ha 65 anni e abita a Sansepolcro; più precisamente nell’immediata periferia della cittadina biturgense. Il suo garage è stato trasformato in un autentico laboratorio, dove nulla è lasciato al caso. Certo è, che il nome resta sicuramente pesante – Vasco Rossi – tale da essere un omonimo a pieno titolo del celebre cantautore modenese. Anche al ‘Vasco de noialtri’, quello del borgo, piace la musica ma non è certamente un cantautore. Cantautore no, ma la definizione di artista può vestirgli a puntino. Oggi è in pensione, ma per una vita intera è stato un meccanico prima sui mezzi pesanti e poi nelle vetture. Il suo racconto è carico di amore per quello che fa, mentre divide il tempo libero tra i lavori di casa e la professione di nonno. “Quando ero ragazzo – racconta Vasco Rossi – quindi immaginate quanto tempo sia passato, in fondo al viale della stazione a Sansepolcro (il riferimento è tra viale Vittorio Veneto e l’incrocio con via del Prucino) erano presenti due ditte: un fabbro, specializzato a quel tempo nella produzione di ringhiere, e una metalmeccanica che si occupava di macchinari vari e nastri trasportatori”. Nel suo racconto, però, un inciso lo fa anche alla sua identità. “Inevitabili erano le battute riferite al ‘Blasco’ e non lo nascondo che ancora oggi, magari qualche call center che chiama, mi chiede se il Vasco Rossi cantante sia davvero io. Ho comunque sempre giocato su questo e non ci sono affatto elementi per farmi arrabbiare; sotto sotto, diciamo, potrebbe anche essere un onore portare questo nome. Certo è che si tratta di una pura coincidenza, poiché all’epoca i miei genitori mai avrebbero pensato che a distanza di qualche anno mi sarei ritrovato essere omonimo di un personaggio così importante”. Sorride Vasco, ma al tempo stesso continua a illustrarci le sue opere mentre indossa il grembiule da fabbro sporco anche di saldatura. “I due titolari delle aziende si conoscevano bene e mio babbo spesso mi portava da loro: uno dei due, non ricordo esattamente chi, aveva la passione per realizzare degli omini al tornio utilizzando degli scarti di ottone, che stavano poi in equilibrio. Dei Pinocchio in pratica: ho sempre avuto l’idea di riprodurli e il primo lo feci oltre 40 anni fa in ferro, che ancora oggi conservo gelosamente in casa. Una passione che, di fatto, c’è sempre stata ma tra il lavoro e gli impegni vari il tempo era sempre piuttosto scarso per coltivarla. La scintilla, però, ha ripreso vita quando incontrai per caso Sergio Massetti, che già ci conoscevamo e sapevo della sua fama internazionale, all’interno di un noto sfasciacarrozze di Sansepolcro. Mi disse che si trovava lì per cercare oggetti, o meglio ancora pezzi di motore e di carrozzeria, per realizzare delle vere e proprie opere d’arte. Gli chiesi se potevo andare a trovarlo all’interno del suo laboratorio e a quel punto mi si è aperto di nuovo un mondo che avevo lasciato quattro decenni prima”. Vasco Rossi continua ancora nel suo racconto sprigionando sempre tanta energia. “La prima uscita ufficiale che ho fatto è stata in occasione della Mostra di Arte Presepiale di Sansepolcro quando ho avuto l’onore di esporre un presepe realizzato interamente con materiale di recupero, tra cui pezzi di motore, ferri arrugginiti e poi sistemati. L’obiettivo principale in tutto quello che faccio è modificare il meno possibile, così da creare sculture che possono rivivere con una propria anima. La mia è pura passione e questo tengo sempre a precisarlo, sia per la saldatura che per il ferro battuto. Mi piace realizzare personaggi che stanno in equilibrio sulle scale, cercando di dare un messaggio chiaro a coloro che poi li ammirano: per esempio, nel periodo della pandemia, ho realizzato un’opera che si chiama ‘la goccia che ha fatto traboccare il vaso’ poiché sopportare quella vita lì è stato veramente difficile; ma ci sono anche croci, oppure delle piante”. E nel futuro di Vasco cosa c’è? “Sicuramente coltivare maggiormente questa passione e affinare le tecniche, poi perché no riuscire a organizzare anche un’esposizione personale. Il pomeriggio, solitamente, è il momento che prediligo e il più adatto per scendere in garage e dare vita a quello che mi viene in mente, la famosa ispirazione, anziché stare seduto in poltrona davanti alla televisione. Ognuno ha la sua passione, questa è la mia”.
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