Tornare alla normalità
L’emergenza sul piano sanitario esiste ancora ma sarà affrontata con strumenti ordinari
Tornare alla normalità è un’affermazione che ultimamente abbiamo pronunciato spesso con la consapevolezza che fosse un auspicio per il futuro. Una frase pronunciata con quel mix di speranza e preoccupazione per una normalità sempre posticipata, una normalità che trovava in notizie e numeri un suo spostamento verso un futuro ed una data incerta. I tragici eventi di queste ultime settimane derivanti dalla sconcertante situazione in Ucraina hanno fatto passare in secondo, se non terzo piano, una data che entrerà in pieno diritto nei libri si storia. Il 31 marzo 2022, dopo più di due anni veniva meno la dichiarazione dello stato di emergenza per la situazione pandemica dovuta dal COVID-19. Una data attesa che tutti volevamo e che era stata annunciata con anticipo dal Governo ma, una data rispetto alla quale abbiamo temuto, almeno io, un’ulteriore proroga, un ulteriore spostamento verso quel futuro incerto che ci ha tenuto sotto scacco per questi oltre due anni. Ovviamente sappiamo bene che non si tratta di un “tana libera tutti”. Quello che abbiamo vissuto e che continuiamo a vivere non è un gioco - lo sappiamo bene - ma il tornare, almeno giuridicamente, ad una situazione di normale amministrazione non può che fare bene. Certo l’emergenza sul piano sanitario esiste ancora ma ad oggi sarà affrontata con strumenti ordinari e non più emergenziali. Un passo importante, un passo di fiducia verso la bella stagione che si profila come tale non solo sul piano atmosferico. Una data che ci restituisce fiducia e rinforza la consapevolezza di aver vissuto un periodo storico che l’umanità intera mai era stata chiamata ad affrontare. Una pandemia globale, un’emergenza che in pochi giorni da locale è diventata nazionale, poi continentale e infine globale. Abbiamo vissuto in una sorta di bolla spazio temporale provando emozioni e preoccupazioni mai provate prima. L’umanità ha reagito, noi abbiamo reagito anche a livello locale e ora stiamo lentamente riconquistando passo dopo passo, centimetro dopo centimetro, quella libertà che non era peraltro scontato che potessimo riconquistare. Siamo stati capaci di reagire, e adesso lentamente ci riprenderemo quello che è il nostro vivere. Tornare alla normalità: per certi aspetti un auspicio che si sta realizzando ma che non ci rende esenti dalle brutture che l’umanità sa architettare. Con il mondo in lockdown anche le guerre si erano sopite, oltre alle città vuote si erano svuotati anche i campi di battaglia. Tra le molteplici attività umane bloccate o comunque frenate c’era anche la guerra. La speranza di tutti noi è che dopo il terribile periodo che tutta l’umanità è stata chiamata a vivere per colpa di un organismo dalla grandezza infinitesimale, quel ritorno alla normalità auspicato fosse ripulito dalle tante “normalità” inaccettabili generate dagli uomini. Al contrario, la prima “normalità” che ha bussato alle nostre porte, sfondandole in modo dirompente, è quella di una guerra anch’essa dai contorni e dagli sbocchi del tutto imprevedibili. Quindi per tutte le cose belle che questo “tornare alla normalità” potrà riservarci cerchiamo di viverle e di godercele. Per quanto attiene al ritorno alle prospettive più orribili che questa normalità purtroppo ci propone e ripropone non c’è che augurarsi che le armi cessino quanto prima perché il diritto ad una vita normale spetta a tutti quanti, dopo più di due anni di pandemia e di morti ovunque nel mondo forse è tempo di capire che la vera normalità auspicabile è la ripresa di tutte le attività umane, guerra e guerre escluse.
Giacomo Moretti
Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.
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