Serve uno scatto
Uno scatto di impegno e orgoglio
Queste giornate ci ricordano che la bella stagione sta tornando. Una bella stagione che come lo scorso anno non si riferisce solo alle condizioni climatiche ma anche a quelle relative alla pandemia ancora in atto. Calano i contagi, calano i casi, i nostri ospedali si stanno lentamente svuotando e tornano lentamente alla loro attività ordinaria. Insomma la prospettiva dell’estate che si avvicina ci porta, oltre che a programmare le nostre vacanze, anche a guardare il futuro con più fiducia. Quest’anno, oltre al tempo, ci stanno aiutando anche i vaccini. Certo la campagna vaccinale sta prendendo il ritmo giuso però, ad oggi gli italiani vaccinati con prima dose sono 20.710.528, pari al 34,73% della popolazione, e i vaccinati con entrambe le dosi 10.189.857 ovvero il 17,09% (dati Sole 24 Ore del 23.05.2021). Come ci ricordano gli esperti ancora troppo pochi per rilassarci in questa terribile situazione. Però, come già accennato, rispetto all’anno scorso abbiamo armi efficaci che ci porteranno realisticamente a combattere in vista di un ritorno a quella che viene spesso definita la nostra “nuova normalità”. Non torneremo come prima. Vecchie abitudini e atteggiamenti saranno definitivamente archiviati. Quello che ci sta succedendo ha stravolto e sconvolto le nostre vite, le nostre aspettative, i molti casi i nostri progetti. Ora, in vista della nostra rinnovata vita sociale che speriamo di riacquistare con le dovute precauzioni quanto prima, siamo davanti a delle scelte. Possiamo scavare ulteriormente la trincea del lamento, peraltro arte italica molto raffinata e avanzata oppure fare tutti insieme uno scatto. Uno scatto in avanti. Uno scatto di impegno e orgoglio. Una rinnovata voglia di fare e ricostruire. Quella voglia che i nostri nonni posero in essere alla fine della seconda guerra mondiale tirando fuori l’Italia dalle macerie materiali, morali, sociali portandola in pochi decenni a diventare una potenza mondiale. Ora finiti i lockdown, copri-fuoco che vanno verso la tanto agognata fine, aumento della possibilità di muoversi e di rendersi attivi, che vogliamo fare? Credo che la rivincita più bella che possiamo prenderci è quella di riempire al massimo il nostro tempo. Metterci a disposizione, scommettere su noi stessi e sulle grandi sfide che abbiamo davanti in ogni campo e ogni settore. In poche parole serve uno scatto. Abbiamo la possibilità di dimostrare che non siamo da meno dei nostri nonni e dei nostri genitori nel prendere in mano una situazione difficilissima e trasformarla in una grande opportunità di crescita sia individuale ma soprattutto comunitaria. Mettiamoci in gioco. Mettiamoci la faccia. Senza paura. La sfida davanti è enorme e quindi sono certo saranno accettati anche “inciampi” di percorso o “errori”. Ciò che non ci verrà perdonato è restare in quella trincea fangosa del lamento, una trincea che da scomoda rischia di diventare troppo comoda per chi si accontenta di restare in panchina, o sul divano, a guardare e criticare. Serve uno scatto anche nel proporre critiche, critiche fattive e costruttive e non demolitive, critiche volte al fare da parte chi comunque già svolge la propria parte. Insomma serve uno scatto, lo scatto per sua natura è repentino, avviene quando meno lo aspettiamo e segna un irreversibile e veloce muoversi verso la metà. Abbiamo tanto da fare, dobbiamo cominciare a farlo, dobbiamo farlo tutti assieme e un giorno potremo dire davvero di avercela fatta.
Giacomo Moretti
Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.