Un pianeta da raffreddare
Il “riscaldamento globale” sia diventato un qualcosa di irreversibile
Qualche giorno fa sono entrato nella mia auto e confesso che ho provato un qualcosa che mai prima avevo visto. Il termometro segnava 48 gradi. Ovviamente ho trovato tutto molto rovente e nonostante l’aria condizionata ho fatto veramente fatica a stare dentro per i primi minuti che parevano non terminare mai. Credo che questa mia esperienza sia stata condivisa da molti in questi ultimi giorni, giorni immersi in un caldo che pare non abbandonarci più. Siamo stanchi, è da metà maggio che non abbiamo tregua e soprattutto che non si segnalano piogge significative. Spero che quando uscirà questo pezzo i fatti mi smentiscano e che questa calura sia perlomeno attenuata. I fatti accaduti nella Marmolada sono particolarmente indicavi. Molto più banalmente lo sono anche le singole esperienze di ciascuno di noi anche nel nostro territorio. Recentemente tornando da Pesaro e facendo il bellissimo valico di Bocca Trabaria, ho trovato temperature mai viste prima, nemmeno in una strada in mezzo ad un bosco stupendo e ad una altezza non trascurabile per il nostro Appennino centrale. Abitiamo ormai un pianeta che sta cambiando. Non ho certezze ma certamente quello che stiamo vivendo è del tutto inedito. Certo vi sono già state estati calde e siccitose anche nel passato. Quello che mi chiedo è se questa estate sia una ulteriore eccezione o segni il confine della regola. Insomma spero proprio che da ora in avanti le estati che ci attendono non siano tutte come questa, altrimenti vorrà dire che siamo in ritardo e che il più volte richiamato “riscaldamento globale” sia diventato un qualcosa di irreversibile e un lascito davvero pesante per le nostre future generazioni. Certo è che se siamo riusciti, dall’era industriale in poi, a riscaldare il nostro pianeta e non so come faremo a raffreddarlo. Quello che è chiaro è che simili temperature non sono sostenibili. Peraltro non piovendo, gli odori delle nostre città diventano sempre più insopportabili. In parole povere la tanto desiderata doccia che non vediamo l’ora di fare quando torniamo a casa mi pare essere desiderata anche dalle nostre strade, dalle nostre case ma soprattutto dai nostri campi, coltivazioni, orti e boschi. Per non parlare dei fiumi ridotti a rigagnoli con fossi e torrenti ridotti a strade di arida breccia. Insomma credo che dovremo porci tante domande ma soprattutto penso sia ora di dare risposte. Non credo ci sia altro tempo da perdere. In ultimo, proprio in questo desolante e preoccupante contesto, penso che sarebbe più opportuno rivedere le pene per chi volontariamente appicca incendi. Un reato odioso già in tempi passati e che nel contesto attuale diventa ancora più insopportabile. Vedere i rovi, le notti infuocate e celi pieni di fumo anche a centinaia di km di distanza rende il senso dell’insopportabile follia di certi soggetti. Insomma abbiamo tanto da fare ed è bene cominciare a farlo fin da subito altrimenti continueremo a “cuocere nel nostro brodo”, un brodo sempre più caldo e insopportabile.
Giacomo Moretti
Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.
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