Opinionisti Chiara Verdini

A tavola con i nostri antenati… Cosa mangiavano gli Etruschi?

Acquacotta, panzanella, spongata e scottiglia hanno origini Etrusche?

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Come descrive lo storico dell’alimentazione Massimo Montanari ciò che mangiamo può essere interpretato per comprendere e comunicare ciò che siamo e la cultura a cui apparteniamo.

Il fascino dell’alimentazione antica sta proprio in questo, nel riconoscere nel passato degli elementi di contatto con il presente, così da mantenere vivo l’interesse e l’amore per la cucina del nostro territorio, scoprendone le profondissime radici.

Gli Etruschi sono un popolo misterioso sia per la loro lingua che per le loro abitudini e stili di vita di cui conosciamo pochi dettagli per la scarsa disponibilità di fonti letterarie. Per riscostruire l’alimentazione Etrusca dati utili provengono dalle testimonianze degli storici latini, dai reperti archeologici, dall’esame di semi, dai resti alimentari trovati in alcune necropoli, dai corredi ceramici e dagli strumenti di cucina riportati alla luce.

Gli Etruschi mangiavano due volte al giorno ma dai documenti risulta che fossero grandi esperti di cucina e che dessero al cibo un’importanza centrale al punto da scandire le proprie giornate con sontuosi banchetti. Il filosofo Posidonio descrive con grande stupore la ricchezza dei banchetti etruschi, elogiando la sontuosità delle tavole, i tappeti fioriti con i quali si decoravano i pavimenti e le coppe d’argento dentro le quali veniva servito il vino tipico, un vino forte, addolcito con miele e spezie, estremamente diverso da quello di oggi.

Sarà proprio a causa delle loro abitudini gastronomiche che gli Etruschi sono stati definiti, non a caso, “pinguis Tyrrhenus” da Virgilio e “ Etruscus obesus” da Catullo.

L’alimentazione etrusca si basava principalmente sull’utilizzo di frumento e cereali (grano, farro, miglio, orzo, miglio) che trasformati in farine, servivano per la preparazione di farinate e pappe (puls: pappa di frumento d'orzo abbrustolito e macinato). Le proteine erano principalmente fornite dai legumi (piselli, ceci, lenticchie fave) spesso utilizzati per la preparazione di zuppe. A questi si aggiungevano vegetali (bietole, porri, finocchi, rape, cardi, cipolle), frutta fresca e secca, olive, formaggi, uova e miele. Come in molte società antiche il consumo di carne era riservato alle classi aristocratiche che potevano apprezzare anche la selvaggina (cinghiali, cervi, lepri e caprioli). Largamente diffuso era anche l’utilizzo dell’olio. Centrale nella dieta di tutti i giorni, ad ogni livello sociale, era comunque il farro. L’importanza del farro nell’alimentazione del centro Italia di allora ha lasciato una traccia anche nella tradizione enogastronomica di oggi. Non è un caso che molti piatti tipici toscani presentino così di frequente questo cereale. E, ancora a proposito di ricette, sembra che gli Etruschi avessero anche la loro acquacotta. Tra le numerose preparazioni dell’antico popolo, infatti, compare anche una versione molto simile a quella cucinata ancora oggi (pane raffermo, cipolla, aglio, cicoria, olio d’oliva ed erbe di stagione selvatiche erano gli ingredienti imprescindibili per la preparazione di questa zuppa povera).

Anche la panzanella, pilastro della nostra cucina estiva, potrebbe avere origini etrusche. I ritrovamenti testimoniano come l’antico popolo preparasse una ricetta molto simile alla versione odierna. Pane bagnato, con cipolla cruda, condito con olio, aceto e qualche erba aromatica anticipano infatti l’interpretazione toscana. Rispetto alla nostra versione era priva di pomodori che gli Etruschi non conoscevano. La spongata , tipico dolce natalizio , è una torta ripiena di miele, pinoli, uva passita e spezie, chiusa tra due sfoglie di farina e sembra anch’essa avere inizio nell’epoca etrusca. Origini misteriose anche per la scottiglia (uno stufato, la cui originalità consiste nel fatto che, per la sua preparazione, vengono adoperate molte varietà di carni) che per alcuni affonda le proprie radici nell'antichissima tradizione etrusca.

Redazione
© Riproduzione riservata
29/04/2020 20:49:59

Chiara Verdini

Chiara Verdini - La passione per la cucina mi è stata trasmessa dalla mia nonna e dalla mia mamma, abilissime cuoche, ma, per la mia idea di cucina, talvolta troppo rispettose della tradizione. Dai loro insegnamenti, dai consigli delle amiche, dalla lettura di libri di cucina e di quelli che trattano dei rapporti tra alimentazione e salute è un continuo apprendere nozioni che mi aiutano ad elaborare e sperimentare ricette. Ricette semplici. La semplicità e la protagonista di tanti aspetti della mia vita. Una laurea triennale in “Tecnica di Laboratorio” prima, e una specialistica in “Scienze delle professioni sanitarie tecniche diagnostiche” poi, mi hanno permesso di svolgere la professione da tanto tempo e, da qualche anno, dopo esperienze in più regioni d’Italia, nell’azienda Usl Toscana Sud Est. Nel lavoro e in cucina con la stessa passione, curiosità ed attenzione. In fondo in cucina è tutta una questione di alchimia che nasce dalla consapevolezza dell’importanza di utilizzare ingredienti sani e dalla improvvisa ispirazione.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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