Notizie Locali Inchieste locali

Strisciano, mordono… ma non tutti sono pericolosi: i serpenti in Alta Valle del Tevere

I consigli di Davide e Fabio La Monica della Croce Rossa di Sansepolcro

Print Friendly and PDF

È un mondo misterioso se vogliamo, sono quasi imprevedibili nei loro movimenti e destano pure un certo interesse. È quello dei serpenti, dei rettili se vogliamo utilizzate un nome più specifico, che interessa sotto tutti i punti di vista anche l’Alta Valle del Tevere ed è davvero molto difficile poter fare una distinzione tra la parte toscana e quella umbra. Un viaggio incantato, mistico e se vogliamo anche ricco di credenze e riti particolari; riti molto in voga nel nostro passato e in altre parti del mondo, praticamente azzerato nell’angolo di territorio su cui viene focalizzata questa inchiesta. La prima distinzione da fare, infatti, è quella di suddividerli tra velenosi e non. Partiamo con il dire che di fatto velenosi per l’uomo c’è – ad oggi – solamente la vipera che il suo morso potrebbe causare gravi conseguenze: difficile che sia un morso letale, seppure possono esserci tante variabili che possono portare a situazioni complesse. Questo per dire, comunque, che in Alta Valle del Tevere – come in tante altre zone rurali della penisola italiana – è possibile incontrare diverse specie di serpenti, sia innocui che potenzialmente velenosi. Sta di fatto, però, che è molto importante conoscere le specie comuni e come comportarsi in caso di incontro.

Dalla vipera al saettone con il biacco e la natrice dal collare

In Alta Valle del Tevere si possono trovare diverse specie di serpenti, tra cui la vipera comune (Vipera Aspis), il saettone (Zamenis Longissimus), il biacco (Hierophis Viridiflavus) e la natrice dal collare (Natrix Natrix). Partiamo da un dato di fatto perché è importante ricordare che la vipera comune è velenosa, ma gli altri serpenti presenti nell’area non lo sono. In caso di incontro con un serpente, è sempre consigliabile mantenere la distanza e non infastidirlo. Andiamo per ordine, con una lista sempre più dettagliata. E partiamo proprio dalla vipera comune: come detto, infatti, è l’unica specie velenosa presente nell’area e si trova in habitat vari, inclusi boschi e zone agricole. Vive principalmente in pianura, ama luoghi aridi e caldi caratterizzati da una buona esposizione alla luce solare, la si trova sotto i sassi, in mezzo agli arbusti e nelle siepi ai margini dei boschi oppure lungo i sentieri di montagna tenendo conto che può vivere fino ai 3000 metri di quota. È piuttosto facile riconoscere questo tipo di serpente: la vipera comune, infatti, presenta una testa di forma triangolare ed è ben distinta dal resto del corpo. Occhi e pupille verticali, molto simili a quelle dei gatti. Il corpo, non troppo lungo, si presenta piuttosto tozzo e difficilmente riesce a superare gli 80 centimetri. Inoltre, la coda corta con un brusco restringimento finale. Esce dalla propria tana già durante le prime giornate calde di primavera. Si passa poi al saettone, non velenoso, che presenta una forma grande e slanciata; c’è poi il biacco – conosciuto anche come frustone - noto per la sua vivacità e la colorazione che può variare dal nero, al nero con macchie gialle. Seppure molto simili, saettone e biacco si differenziano per alcuni aspetti. La colorazione del corpo del saettone può essere marrone o verde e presenta in genere delle striature bianche, mentre la testa e il collo tendono a una tonalità gialla. A differenza del biacco, il saettone si muove in modo lento e sinuoso e, se disturbato, si allontana lentamente. Entrambi non sono velenosi, seppure possono raggiungere anche nelle nostre latitudini dimensioni importanti: nel centro Italia fino a 140 centimetri, ma può arrivare ai 2 metri altrove. Ci sono poi quei rettili che prediligono le zone umide: di questa categoria fanno parte la natrice dal collare, di fatto è una biscia che si trova facilmente a ridosso dei corsi d’acqua o zone paludose con acqua rafferma. È priva dei denti veleniferi, pertanto non è velenosa. Da adulta ha un corpo abbastanza grosso con lunghezze di circa 80-100 centimetri nel maschio e 120-130 nella femmina che si differenzia pure per avere la coda più corta e tozza. Stessa cosa per la Natrix tessellata che non è difficile trovarla anche vicino ai laghetti. Delle tre specie del genere ‘Natrix’ è la più acquatica: ha una livrea abbastanza variabile che può andare dal marrone-verdastro a tonalità tendenti al grigio, con macchie irregolari più scure. Il ventre è biancastro, giallastro o tendente al grigio/rosa con spot rettangolari scuri che diventano via via più pronunciati verso la zona posteriore del ventre. Infine il Colubro di Riccioli, detta anche ‘coronella austriaca’, anch’essa predilige ambienti più freschi e umidi. È un serpente innocuo per l’uomo che appartiene alla famiglia dei Colubridi. La sua colorazione varia tra il bruno e il grigio, con macchie scure sparse sul dorso, mentre il ventre è generalmente brunastro negli adulti, rosso mattone nei giovani.

Cosa fare in caso di incontro

L’istinto, nella maggior parte delle persone, è quello di scappare: vero, ma al tempo stesso occorre mantenere la calma, questo perché anche i serpenti riconoscono quelli che sono i nostri sentimenti. Sicuramente non vanno toccati e neppure avvicinarsi più di tanto, poiché loro sono nel loro habitat naturale e noi quasi ospiti. Se si incontra un serpente, quindi, occorre osservarlo a distanza e allontanarsi lentamente; non infastidirli, quindi, poiché tendono a fuggire quando sono disturbati e raramente attaccano se non si sentono minacciati.

Come muoversi nel bosco, in sicurezza

Frequentare la montagna, o il bosco più in generale, è come entrare in casa di altri. È buona abitudine rispettare regole e soprattutto porre le dovute attenzioni. Quindi, evitare di camminare con parti delle gambe scoperte in luoghi sassosi, ben soleggiati, magari al margine di un bosco; evitare di mettere le mani senza prima un controllino con il bastone tra i mirtilli o alla ricerca di funghi di stagione, perché potrebbe esserci nascosto proprio uno di loro. Nel camminare, inoltre, sarebbe buona prassi provocare delle vibrazioni sul terreno che ‘avvisano’ i serpenti della presenza dell’uomo e di conseguenza tendono ad allontanarsi. Da sottolineare che gli animali selvatici, qualunque specie essi siano, tendono a difendersi solo se si sentono in grave minaccia altrimenti sceglieranno sempre di allontanarsi. Il pericolo che un uomo percepisce quando incontra sulla strada un serpente, è maggiore del pericolo che realmente corriamo, ma occorre prestare comunque prudenza. Se capita di imbattersi in un serpente in aperta campagna o in un ambiente naturale è sempre bene lasciare che si allontani da solo, evitando in ogni caso di disturbarlo, ferirlo o di ucciderlo.

Aiutano l’ecosistema

I serpenti presenti nel nostro territorio, quindi a cavallo tra Toscana e Umbria ma possiamo aggiungerci anche la vicina Emilia Romagna e le marche, svolgono un ruolo ecologico importante contribuendo al controllo naturale delle popolazioni di roditori e altri piccoli animali evitando interventi artificiali per il controllo dei parassiti. I serpenti, come molti altri rettili, sono predatori naturali di topi e di altri roditori: la loro presenza ne riduce il numero, così come i danni alle colture prevenendo al tempo stesso la diffusione di determinate malattie. I serpenti fanno parte della catena alimentare contribuendo ad ottenere un equilibrio ecologico. In alcune zone d’Italia, esempio è la Festa dei Serpari che si tiene nel Comune abruzzese di Cocullo, i serpenti sono legati a tradizioni e feste popolari, contribuiscono a preservare il patrimonio culturale e a promuovere la conoscenza della fauna locale. La Festa dei Serpari si tiene ogni 1° maggio: è dedicata a San Domenico Abate e mescola riti religiosi a quelli pagani, con la caratteristica processione di statue del santo adornate con serpenti vivi, raccolti e maneggiati con cura dai “serpari”. La festa ha origini antichissime, legate in particolare al culto della dea Angizia, protettrice dei veleni, e si è poi fusa con la devozione a San Domenico, considerato protettore dei morsi di serpente.

Ma perché hanno tutti paura dei serpenti?

La paura diffusa dei serpenti ha origini antichissime, basti pensare alla religione. Nel racconto di Adamo ed Eva il serpente incarna il male, il diavolo. Bisogna avere l’intelligenza ma soprattutto la conoscenza per saper distinguere i racconti dalla realtà. È necessario ricordare che la paura deriva sempre dall’ignoranza. Il termine prettamente scientifico per definire la paura dei serpenti è ofidiofobia e – come detto – ha origini sia di carattere evolutivo che psicologico. Inizialmente, infatti, la paura dei serpenti potrebbe essere stata una risposta adattiva, aiutando gli esseri umani ad evitare animali potenzialmente letali. Tuttavia, in molti casi, la paura può diventare anche irrazionale e sproporzionata, trasformandosi in una vera e propria fobia. Entrando nello specifico, infatti, ed è un discorso più generale e non concentrato esclusivamente in Alta Valle del Tevere, tra i fattori evolutivi c’è che i serpenti, in particolare quelli velenosi, rappresentano una minaccia concreta per la sopravvivenza umana. La paura di questi animali potrebbe quindi essere stata selezionata nel corso dell’evoluzione come meccanismo di difesa. Inoltre, l’immagine negativa dei serpenti è spesso presente in molte culture e tradizioni, rafforzando la paura e il disgusto nei loro confronti. Tra i fattori che possono contribuire alla paura dei serpenti può esservi anche un’esperienza traumatica, anche se non necessariamente grave; questa, infatti, può innescare una risposta fobica e lasciare una impronta duratura nella memoria. La paura dei serpenti può essere appresa osservando anche le reazioni degli altri, come genitori o amici, o attraverso informazioni negative che si ricevono su questi animali. Sta di fatto che l’ofidiofobia è molto comune e può avere anche un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre.

Un pò di numeri

In Europa i morsi di vipera costituiscono un’urgenza medica relativamente rara: ogni anno vengono segnalati circa 7500 morsi su una popolazione di 750 milioni di abitanti (incidenza annua di 1/100.000), che causano circa 5 morti (lo 0,06% dei morsi totali, con una mortalità globale di 0,0006/100.000) e 1000 casi di avvelenamento severo. In Italia esiste un’importante stagionalità (tra marzo ed ottobre, con un picco tra maggio e agosto); la maggior parte dei morsi avviene tra le ore 12 e le 18, poiché i serpenti, animali eterotermi, cacciano nella stagione e nelle ore più calde. La popolazione pediatrica appare più soggetta al morso di vipera (17-38% dei morsi totali). L’età media riportata dalla popolazione pediatrica coinvolta è di 6,5 anni.

PRIMO SOCCORSO, COSA FARE

MANTENERE E FAR MANTENERE LA CALMA: l’agitazione aumenta il battito cardiaco e la diffusione del veleno.

LAVARE LA FERITA: utilizzare acqua e sapone per pulire l’area del morso, il veleno della vipera è difatti idrosolubile ed un lavaggio accurato ne elimina buona parte.

RIMUOVERE MONILI: prima della formazione di edemi è utile rimuovere anelli, bracciali e orologi dall’arto morso.

FASCIARE LA FERITA: porre una fasciatura che applichi una pressione moderata, senza stringere troppo.

IMMOBILIZZARE L’ARTO: utilizzare una stecca per limitare i movimenti dell’arto morso.

APPLICARE IL GHIACCIO: qualora sia a disposizione in modo da ridurre gonfiore e dolore.

CONTATTARE IL 112: spiegando prima al centralino e poi ai sanitari cosa è successo.

PRIMO SOCCORSO, COSA NON FARE

NON applicare lacci emostatici: l’utilizzo di lacci emostatici è fortemente sconsigliato nella gestione di tutte le ferite ed il suo utilizzo è considerato come ultima soluzione.

NON incidere la ferita: incidere la ferita non è una pratica efficace e può risultare controproducente aumentando il rischio di infezioni.

NON succhiare il veleno: questa è una pratica, oltre che inutile, potenzialmente dannosa per chi prova ad eseguirla.

NON somministrare alcolici: si tratta di una soluzione completamente sbagliata

NON usare disinfettanti alcolici: il veleno della vipera reagisce all’alcol formando sostanze tossiche per l’organismo.

 

 

Redazione
© Riproduzione riservata
28/08/2025 07:53:52


Potrebbero anche interessarti:

Ultimi video:

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Bisogna essere registrati per lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account, è facile!


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui ora.


Accedi

0 commenti alla notizia

Commenta per primo.

Archivio Inchieste locali

Erba alta, oltre a topi e serpenti nei giardini: la criticità della ex Fcu a Sansepolcro >>>

Giovannino Fiori, l’Onorevole di Caprese Michelangelo >>>

I primi cinque cognomi più diffusi nell'Alta Valle del Tevere, tra forlivese, aretino e perugino >>>

Superstrada E45, la malata cronica del panorama stradale italiano >>>

Pino Fabbriciani per tutti "Tino" racconta la storia della miniera di carbone a Citerna >>>

Un morto, Sansepolcro distrutta e la paura: il terremoto del ‘48 >>>

Mondo Politica: intervista ad Andrea Ferroni segretario di Rifondazione Comunista di Perugia >>>

C'era una volta l'alta traumatologia dello sport all'ospedale di Sansepolcro >>>

Cosa c'é che non va? Le problematiche di Anghiari viste dai cittadini >>>

Accadde Oggi: nel 2014 due tifernati acquistano "Il Moro di Venezia" >>>