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Gli allevatori di Chianina: "La crisi pesa, sempre più difficile vendere i vitelli"

Partecipata la Mostra Nazionale della Chianina a Ponte Presale di Sestino

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La crisi colpisce anche la pregiata carne di razza Chianina, ma il messaggio che arriva da Sestino è netto e unitario: rilanciamo questo prodotto, altrimenti le aziende del territorio vanno in difficoltà. “Quale futuro per la razza Chianina?” è stato il titolo del convegno inserito all’interno della Mostra Nazionale della Chianina di Ponte Presale. “Dopo due anni di fermo abbiamo voluto dare un grosso risalto e segnale per il futuro della razza Chianina – spiega il sindaco Franco Dori – poiché i nostri allevatori si trovano di fronte a grandissime difficoltà e le hanno espresse davanti alle istituzioni, ma faranno il possibile per fare in modo che questa razza possa continuare a vivere nel nostro territorio”. Una tavola rotonda importante dove erano presenti le associazioni di categoria, istituzioni e allevatori che hanno illustrato i loro malesseri. Quali sono? Li ha spiegati Gloria Datti nel suo intervento. “Oltre alle normali problematiche che abbiamo qua in montagna – dice l’allevatore – negli ultimi anni si è aggiunta una siccità a cui non eravamo abituati e il lupo, ma ciò che in questo momento più ci preoccupa è lo stallo nella vendita dei vitelli; il problema più grosso, infatti, è la mancata vendita. Questa è la conseguenza alle varie problematiche in corso tra guerra e aumento dei costi, che ci porta ad essere oltremodo in crisi: dobbiamo riuscire a vendere i vitelli, prima che tornino negli allevamenti per l’inverno. Può sembrare una cosa strana, ma è sempre più difficile vendere carne di qualità come la nostra che ci fregiamo dell’Igp”. Dello stesso tono il commento di Marcello Polverini, allevatore e rappresentante della CIA. “In questa due giorni, e mi riferisco in particolare all’asta, nonostante sia stata partecipata da compratori provenienti da tutto il centro Italia sono emerse comunque delle titubanze sull'acquisto: io personalmente ho sempre aperto le aste con il primo rilancio, in maniera tale da rendere vendibile il capo. Ad oggi, sul mercato, registriamo un calo del 30-40% sul prezzo di vendita del bovino con il rischio di mandare in default poi le aziende del territorio”. Senza dubbio è emersa la volontà di non arrendersi davanti a questa difficoltà, con l’impegno delle istituzioni. “L’asta ha mostrato segni di risveglio nonostante i prezzi siano poco remunerativi – commenta il consigliere regionale, Vincenzo Ceccarelli – e le istituzioni hanno il dovere di sostenere gli allevatori e la realizzazione di questo evento che costituisce un’eccellenza del territorio e che genera importanti ricadute anche in termini di promozione e commercializzazione”. Resta pur sempre una due giorni da dove ripartire. “Abbiamo fortemente voluto questo momento di confronto – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Arezzo, Raffaello Betti – il convegno che abbiamo promosso ha proprio lo scopo di disegnare prospettive future per un settore di grande pregio della nostra provincia e dell’economia locale del territorio oltre a rappresentare un punto cardine dell’agroalimentare, interprete di distintività e cibo vero”.

Redazione
© Riproduzione riservata
02/10/2022 17:30:33


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