Opinionisti Mariantonietta Nania
Tutti a scuola
Oggi va di moda la scuola “domestica”
Ancora una volta è tempo di elezioni in molti comuni italiani, tra cui quello in cui vivo.
Ogni volta risuonano le stesse tiritere, quelle determinate di chi si propone per amministrare e quelle di chi, ormai disilluso (o scaramantico), dichiara di non credere più a nessuno e che dall'estrema destra all'estrema sinistra, passando per il centro “son tutti uguali, quando hanno assaggiato la poltrona dimenticano i buoni propositi”. In realtà, in fondo, si spera sempre che il cambiamento porti un miglioramento e si finisce per riporre nuova fiducia in una persona o in un partito. Nei piccoli paesi, i classici posti in cui, almeno per sentito dire, tutti si conoscono (e si giudicano), capita spesso di illudersi che sia “la persona nuova” a fare la differenza, indipendentemente dal partito che la sostiene. Poi ci si rende conto del fatto che non si prescinde dal simbolo politico che ci si cuce addosso e anche questo contribuisce ad accendere il fervore degli schieramenti contrapposti. Trovo molto bello che tante persone, anzi, tantissime, siano pronte e disponibili a entrare nella giunta che mira a rendere migliore il proprio paese; personalmente non mi sono mai sentita all'altezza di un simile ruolo e ammiro con gratitudine chi è disposto a sacrificare il proprio tempo e le proprie energie per il bene comune. Le campagne elettorali, però, soprattutto al tempo dei social, non sempre brillano per rispetto verso chi la pensa diversamente. Questa sarebbe già una cosa fondamentale da migliorare e su cui applicarsi: differenze di pensiero e opinione sono alla base della pluralità e del confronto, ma se mancano il rispetto e l'ascolto dell'altro, è inutile sperare nel bene comune. Qualcosa di buono e di bello può produrlo ogni giunta perché ogni persona, con i suoi limiti e difetti, avrà sempre un contributo da offrire, soprattutto cooperando.
Mentre scrivo queste ovvietà mi rendo conto che sono i concetti che solitamente cerco di far assimilare ai miei piccoli alunni a scuola. L'importanza della cooperazione, del sostenere una squadra incoraggiandola e non demolendo quella avversaria, del saper perdere così come del saper vincere senza umiliare, del mettere amore e impegno in ciò che si fa, del mettere a disposizione del gruppo i talenti, del costruire la pace, senza per questo tacere di fronte all'ingiustizia. Poi c'è il rispetto per l'ambiente, per il cibo, per i materiali, la ricerca di soluzioni dei problemi, l'espressione dei propri pensieri attraverso i linguaggi più efficaci, la capacità di concentrarsi su ciò che c'è senza intestardirsi su ciò che manca. Insieme.
Oggi va di moda la scuola “domestica”, cioè quella per cui un bambino non frequenta la scuola, ma viene istruito a casa propria dai genitori o da chi per loro. Benissimo, ma dove si impara ad essere parte di una società? E' vero che anche la famiglia è una piccola società, ma il confronto con i pari, in età evolutiva, è a mio parere fondamentale.
E così, tra le riflessioni di questo primo giorno del nuovo anno scolastico, mi si mischiano i pensieri riguardo le piccole e grandi società di cui faccio parte e mi torna in mente un libro che mi regalò tanti anni fa una cara amica: “Tutto quello che so l'ho imparato all'asilo”, di Robert Fulghum, scrittore americano. Ne allego un sunto.
La vita può essere difficile, per qualcuno è spietata, ma a volte facciamo fatica anche di fronte alle cose semplici.
Auguri e grazie ai nostri candidati a sindaco e a tutti i loro collaboratori e sostenitori delle liste che aspirano a un ruolo per niente semplice, perché cooperazione, rispetto e confronto costruttivo li aiutino a non perdere di vista il bene comune (e a raggiungerlo).
“La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere,
cosa fare e in che modo comportarmi l'ho imparata all'asilo.
La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori,
bensì nei castelli di sabbia del giardino dell'infanzia.
Queste sono le cose che ho appreso:
Dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.
Lavarmi le mani prima di mangiare.
I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene.
Condurre una vita equilibrata:
imparare qualcosa, pensare un po' e disegnare,
dipingere, cantare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno.
Fare un riposino ogni pomeriggio.
Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri.
Essere consapevole del meraviglioso.
Ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale
e nessuno sa veramente come e perché,
ma tutti noi siamo così.
I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente:
tutti muoiono e noi pure.
Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato,
la più importante di tutte: GUARDARE.
Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte:
le regole Auree, l'amore, l'igiene alimentare, l'ecologia, la politica e il vivere assennatamente.
Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati
e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale,
e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.
Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti, l'intera umanità, prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino,
o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l'hanno trovata
e di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo
è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.”
Robert Fulghum
Mariantonietta Nania
MARIANATONIETTA NANIA: Nata a Napoli nel 1970, vive da sempre tra Umbria e Toscana. Dopo la laurea in Pedagogia, una borsa di studio in Psicologia Sociale l’ha portata come ricercatrice in Egitto alla scoperta delle fiabe arabe. Al Cairo ha trascorso quasi tre importantissimi anni, anche insegnando al Liceo Scientifico internazionale italiano Leonardo da Vinci. Ha vissuto e lavorato a Roma e Palermo per stabilirsi poi a Sansepolcro (AR) e tornare all’insegnamento, ma nella Scuola Primaria. Ama viaggiare, leggere, scrivere, far foto, dipingere e cantare.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
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