Opinionisti Francesco Del Teglia
Il calcio riprende? Mah…
Una scelta che non mi garba nemmeno un po’
Sono un grande appassionato di calcio. Da quando ero bambino. L’ho praticato questo splendido sport, sono andato e vado allo stadio tutte le volte che posso, da tifoso e da giornalista: il Borgo al Buitoni, la serie A, la Nazionale azzurra. Ho palpitato alla radio su “Tutto il calcio minuto per minuto”, poi in Tv. Insomma, è stato sempre amore a prima vista. In questi due mesi e mezzo di sosta dei vari campionati e delle Coppe, confesso che mi è mancato quel pallone che rotola. Meno però di quel che pensavo, anche perché le attenzioni e le preoccupazioni erano altrove. I vari tornei sono stati sospesi da tempo. Adesso leggo che c’è l’idea di far ripartire il campionato di serie A il 12 giugno, per concluderlo il 2 agosto. Presumo sia una decisione più legata ad obblighi contrattuali e al potere – cioè soldi – delle televisioni. Da grande appassionato questa scelta non mi garba nemmeno un po’. Ancora non siamo fuori da questo incubo targato Covid 19. Vedo che in più di un club ci sono ogni giorno tesserati dichiarati positivi. Ma oltre a questo c’è dell’altro. Il calcio è sport di contatto fisico, non è la pallavolo ad esempio, non è il tennis o uno sport motoristico dove sei solo contro uno o più avversari che stanno dall’altra parte del campo o in un altro mezzo. Si corre e si lotta, si va negli uno contro uno, ci si spintona, ci si avvinghia nei mischioni in area di rigore. Ci si abbraccia dopo un gol. E’ consentito questo? Non credo al momento. Poi gli spostamenti di qua e di là, la condivisione negli spogliatoi. Fossi un calciatore avrei tantissimi dubbi. L’ipotesi allo studio prevede in circa un mese e mezzo partite ogni 3-4 giorni per riempire il calendario nella sua parte mancante. Significa sottoporre atleti che in questo lungo periodo di stop si sono allenati col contagocce al pericolo concreto di infortuni a raffica, sopratutto di carattere muscolare viste le date ravvicinatissime degli impegni agonistici. E poi un’altra cosa. Il calcio è per antonomasia lo sport più popolare che c’è. Significa che il popolo vuole essere partecipe, guardare dagli spalti, tifare, esultare, abbracciarsi alla rete della propria squadra. Tutti insieme, appiccicati, e lo dico pure da tifoso che ha frequentato la curva per decenni. Non credo che un’eventuale ripresa del campionato comporti la presenza di pubblico. E allora non è calcio questo, non c’è la passione popolare che fa da sfondo a quel rettangolo verde. Diventa un qualcosa di ovattato e di asettico, svuotato della sua componente più pura e genuina, quella dello spettatore, del tifoso. Da altre parti, vedi Francia, han dichiarato conclusa questa stagione, fissando vittoria del torneo, partecipazione alle Coppe e retrocessioni, alla classifica maturata sin lì. Oltralpe nessuno ha osato contestare la decisione presa, dimostrando anche notevole maturità perché se questa pandemia ci ha preso alla gola l’obiettivo primario era contenerla e se possibile batterla. Il pallone riprenderà a settembre. Come, si spera, la scuola. Ecco, se han dichiarato conclusa l’attività didattica per milioni di bambini e ragazzi, non comprendo bene perché quel pallone non possa tornare a rotolare anch’esso a settembre in condizioni, è l’auspicio, di normalità. Con la gente attorno però, non confinata davanti a uno schermo.
Francesco Del Teglia
Giornalista pubblicista di lungo corso, è inviato fisso per Sansepolcro e la Valtiberina Toscana del quotidiano Corriere di Arezzo fin dalla sua nascita, nel 1985, ma vanta esperienze anche a livello televisivo e collaborazioni con periodici vari. Politica e sport i campi di particolare competenza professionale. È stato anche addetto stampa di vari enti.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
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