Opinionisti Giorgio Ciofini

Marc’Antonucci

Se fosse stato il Pellico, avrebbe scritto Le Sue Prigioni

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Dette per primo la notizia della battaglia di Azio e, da allora, al “Corriere” ci dorme anche. Un’anima nobile e patriottica. Se fosse stato il Pellico, avrebbe scritto Le Sue Prigioni.  

Marc’Antonucci

            È un importato come Marc’Antonio ‘n Egitto, Marc’Antonucci a’le prese con Ottaviano Augusto. È grande e grosso, ma pare ‘n bambinone e non ha conosciuto Cleopatra, perché sennò la su’moglie l’avrebbe buttati ‘n mare col “Corriere” e tutto, da que’la volta che, per dare la notizia della battaglia d’Azio, dormì al giornale. Ma la colpa non è la sua. Il fatto è che gli tocca fare “‘l Corriere” praticamente da solo e unn’ha manco ‘l tempo per andare al bagno nei giorni dispari che, ‘n quelli pari, tocca al Serafini e lui dorme ‘l sonno del giusto, per recuperare. Col Luca, si danno ‘l cambio, come quelli che stavon di garitta ‘n via Petrarca, prima che piazza Cadorna diventasse di Fanfani. Marc’Antonucci cià una villa romana da’le parti di Marina di Grosseto e, invece che con Cleopatra, cià da fare coi grillini, che i giornalisti li butterebbon tutti ‘n mare, co‘n sasso al collo. Pricisino, gentile, prestevole, a la mano e professionale com’il Serafini, moro com’il Saracino e fedele com’il can de Betto, la su’ moglie pol dormire tra tre guanciali, perchè non consumerebbe mai fori dal trono e dell’altare. Com’idee si rifà al Metternich e a’la triplice, ch’hanno rispolverato al giornale ‘n do’ sono armasti in tre a fare ‘gnicosa: lui nei giorni dispari, ‘l Serafini ‘n quelli pari e la Muzzi la Domenica del Corriere asburgico. Gli toccano sett’otto pagine per uno, ch’è come stare a’lo Spielberg a scrivere Le Mie Prigioni in via Petrarca. Marc’Antonucci sta sempre dietro a la su’ scrivania com’un quadro di Rosai, co’ la cornetta tra le mani, che pare ‘l conte Confalonieri a far la cerca di notizie per “il Conciliatore”. Verso le due gli danno anche l’ora d’aria, col Maroncelli e il conte Confalonieri, per bona condotta. A differenza di Marc’Antonio, ch’era ‘n po’ fumino, Marc’Antonucci è uno che un perde mai la calma e, cascasse ‘l mondo, non si scompone d’una virgola, che mette sempre anche quando un ce n’è bisogno, per fare ‘n po’ de pausa almeno nel periodo. Per me doveva nascere nel secolo di monsignor della Casa e del Parini, così poteva fare la giornata del giovin signore, ‘nvece gli tocca far nottata al giornale e anche la su’ donna sarebbe stata dimolto più contenta. O no? Comunque Marc’Antonucci sa ‘l Galateo come nissuno. QQQquando mangia ‘n panino, pare la contessa Marzotto, quando fa un lunce co’la crema dell’Equestrian Centre: non move manco i labbri. ’Nsomma è ‘l ritratto del bon ton e non disdegna quel Silvio, che si chiama com’il Pellico e che disse: “Qui si disfà l’Italia o si muore!”. Quand’a ‘Rezzo ariverà qualch’editore mezz’austriaco e mezzo cinese, che pretenderà non un giornale solo, ma due co’la stessa paga, Marc’Antonucci risponderà stentoreo: tiremm innanz.

Redazione
© Riproduzione riservata
02/04/2020 12:18:41

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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