Abuso all’infanzia: bambino o consumatore?
Quando si parla di abusi all'infanzia, o sui minori, in genere si pensa ai maltrattamenti, alle violenze sessuali etc. C'è invece un'altra forma di abuso che viene eccessivamente sottovalutata: il selvaggio bombardamento pubblicitario al quale sono sottoposti i bambini. La finalità di questo bombardamento è ingenerare nel loro animo un continuo stato di insoddisfazione e inquietudine. Se non hai, non sei, sembrerebbe il messaggio subliminale che serpeggia. Per i bambini del terzo millennio sembrerebbe non esserci più spazio per il desiderio: l'imperativo è "tutto e subito", "che aspetti, vieni da noi e acquista così sarai felice". Quel senso di mancanza diventa intollerabile, la frustrazione, il rimandare il soddisfacimento, è diventato in moltissimi casi inconcepibile. E chi ha orchestrato questa perversa logica di mercato, a questo punto, ha dalla sua un'arma molto spesso imbattibile: il capriccio. E' da qui che si può sondare quanto l'opera di una buona educazione genitoriale alla fin fine si basi sulla ferrea capacità di somministrare adeguatamente le frustrazioni e sul saper imporre dei no al momento opportuno. Cosa tutt'altro che semplice, è esperienza comune di chiunque sia genitore cosa significhi dire di no al proprio figlio che si è impuntato e assolutamente vuole acquistare quella determinata cosa. Quella acquistata ieri? Già vecchia! E i regali di Natale? Natale? Tutti i giorni. Si è persa la magia dell'attesa, del desiderare, la trepidazione. Ormai è tutto scontato. Tranne i prezzi dei giocattoli che hanno raggiunto delle cifre esorbitanti. Non parliamo di quelli che vanno di moda in un determinato momento. Meglio andare da Bulgari. Che almeno il gioiello rimane. A seguire, infatti, si nota una assoluta non chalance nel distruggere il giocattolo di turno. Tanto domani ce ne sarà un altro. Si è perso di conseguenza il giusto valore che bisognerebbe dare alle cose, insieme alla cura. Ai tempi in cui i regali te li facevano a Natale e per riaverne altri dovevi aspettare il Natale successivo, era gioco forza che stavi attento a non rovinarli, o a non perderli. Ma ci pensiamo mai alle conseguenze di tutto questo sulla psiche dei nostri figli? E il famoso Garante dove sta? Ha mai pensato nessuno, nessuno che possa cambiare lo stato delle cose con normative ad hoc naturalmente, che sarebbe il caso di vietare, o quanto meno ridurre drasticamente la iper stimolazione pubblicitaria con cui vengono bombardati i minori? Non sarebbe il caso di intervenire? Pochi giorni fa sono stato testimone di una situazione davvero triste e che ce la dice lunga su come stanno le cose e quanto, a volte, sono pure certi genitori ad essere complici di queste regole perverse a cui il mercato ci sottopone. Non ci deve stupire. D'altronde il mercato si basa sulla domanda e sull'offerta. Se non ci fosse la domanda, forse, non ci sarebbe nemmeno bisogno del Garante. Insomma, una madre disperata ha dovuto arrendersi nonostante tutti i sacrifici che ha fatto. Separata, vive con uno scarno stipendio a fronte di un marito da lei definito ricco. Le evidenze che mi porta a prova di questa affermazione in effetti sono molte. Lui le passa soltanto qualcosa per i figli. Ma fino a qui nulla di strano, se ne sentono e se ne vedono molto di queste anomalie. La cosa che veramente fa accapponare la pelle è apprendere che i figli abbiano dichiarato di volersi trasferire dal padre perché lui ha i soldi, perché se non fosse stato per lui chi l'avrebbe mai vista una camicia da quattrocento euro, e la patente per il motorino? Il televisore da duemila euro? Viaggi a destra e a manca? Di fronte a questo, è avvilente, sbiadiscono le magliette acquistate al supermercato ma anche la festa di compleanno di uno dei figli che lei le ha pagato per fargli trascorrere una serata con gli amici. Ben 250 euro mica storie per una che vive con uno stipendio par time. Vogliamo parlare. Vogliamo parlare della vicinanza continua di questa madre che li va a prendere, che li porta di qui e poi li va a prendere di là, che se c'è da fare, e ce ne sono in questo caso, una visita medica è sempre lei che se ne occupa a fronte di un padre pieno di soldi ma continuamente assente? Quali sono i valori che imperano nella società attuale? Quanti Pietro Maso saremo ancora costretti a vedere e a subire prima di reagire con forza? Ma reagire come? L'impressione è che ormai questo mostro, altro che Frankenstein, sia inarrestabile. Come ebbe a dire il grande Aldo Moro, soltanto un evento catastrofico che ci riporti all'essenziale forse potrebbe permetterci di riprendere la diritta via. I nostri bambini sono soltanto dei consumatori da sfruttare e il valore dei padri ormai viene soppesato sulla possibilità o meno di aderire a questa logica: se ho i soldi valgo, se non li ho sono un perdente per questa società che di me non sa che farsene perché come consumatore non produco di certo profitti. Che io sia onesto, che faccia quotidianamente del mio meglio non conta nulla e c'è il caso non molto remoto che a darmi dello sfigato fallito sia proprio mio figlio che magari mi ricorderà che se la mamma avesse sposato qualcun altro ora lui avrebbe potuto comprare senza problemi l'ultima Playstation. Ma dove stiamo andando? Ce lo chiediamo mai seriamente?
Buttarini Massimo
Originario e residente a Città di Castello, si è laureato in Psicologia a indirizzo applicativo presso l’Università “La Sapienza” di Roma e svolge la professione di psicologo dal 1992. È esperto di psicologia investigativa e investigazioni difensive, consulente per studi legali, psicologo clinico e forense specializzato in psicoterapia. Ha una predilezione per il giornalismo d’indagine, finalizzato alla ricerca della verità, che lo ha portato a seguire alcuni fra i principali casi di cronaca del nostro Paese.
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