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La filosofia green targata Del Morino: innovazione, elettrico e sostenibilità

L'azienda di Caprese Michelangelo festeggia i 150 anni di attività
Una parabola sempre in crescita quella che la Del Morino di Caprese Michelangelo sta vivendo: il 2025, infatti, per l’azienda fondata da Domenico nel 1875 ricorrono i 150 anni di attività. Dalla fabbricazione di strumenti e piccoli aratri utili nelle campagne della Valtiberina, dopo un secolo e mezzo l’azienda che insiste sempre nella terra che ha dato i natali a Michelangelo Buonarroti parla di green, di sostenibilità, di elettrico e di tanti altri concetti sviluppati da Andrea Del Morino oggi al timone dell’azienda, affiancato sempre dal padre Daniele e dalla sorella Francesca. Un vero e proprio viaggio tra i punti di forza della realtà specializzata nella produzione di macchinari agricoli e veicoli elettrici per il giardinaggio, ma anche nelle difficoltà nascoste sia nel mercato che nella logistica.
Green e sostenibilità: come, queste due parole, si sposano con la società Del Morino?
“Dal 2012 la Del Morino si è affacciata sul mercato mondiale con un ambizioso progetto che parla di mobilità elettrica applicata al mondo delle lavorazioni agricole e della manutenzione del verde. Ispirati da una crescente consapevolezza di preservare e rispettare l’ambiente in cui viviamo, abbiamo raccolto la sfida di realizzare una macchina ecologica, rivoluzionaria mai pensata prima d’ora. Fin dall’inizio i nostri sforzi si sono concentrati nello studio e nella ricerca di tecnologie innovative, alternative a quelle tradizionali dei motori endotermici (a scoppio) che inquinano l’ambiente. Lo studio e la ricerca tecnica iniziale ci ha impegnati per oltre quattro anni, durante i quali, non poche sono state le difficoltà legate al reperimento della componentistica elettrica confacente alle nostre necessità. I costi elevati e le ridotte performance dei componenti (motori elettrici, batterie ecc.) limitavano il progetto rispetto a quello che il mercato richiedeva. Gli utenti, abituati ai motori a scoppio, pretendevano le stesse proprietà operative. Di fatto occorre potenza sufficiente e durata adeguata alla funzione d’uso della macchina con i suoi accessori. Inoltre, nel mercato mondiale, non esiste un progetto simile con cui poterci misurare e questo ci ha costretti alla fine, partendo dalle nostre esigenze, a realizzare dei componenti originali nei nostri laboratori di Caprese Michelangelo. Finalmente oggi, con lo sviluppo delle tecnologie e con la nostra esperienza, abbiamo realizzato il grande sogno che ci consentirà di affrontare e vincere la grande sfida della sostenibilità ambientale nel mondo della manutenzione del verde e non solo; senza rinunciare alle caratteristiche richieste dal mercato. Ancora una volta, lo spirito pionieristico, il sacrificio e le giuste capacità hanno vinto sullo scetticismo di quelli ai quali “l’uva non piaceva… perché non arrivavano a raccoglierla”. Come si dice”.
Rino Electric: quali sono state le principali tappe nella produzione di trattorini completamente elettrici? E come avete fatto la scelta di puntare sull’elettrico?
“Tutto è cominciato nel 2008, il progetto lo portai come tesi di laurea: si trattava di un veicolo porta-attrezzi semovente a sei ruote con propulsione ibrida. Abbiamo colto l’occasione per ottenere un finanziamento dalla Regione Toscana ‘Bando sulla innovazione tecnologica’. Appena approvato, partimmo pieni di entusiasmo ma consapevoli delle difficoltà a cui andavamo incontro. Dopo aver rinunciato alla propulsione ibrida ci siamo concentrati sulla tecnologia full elettric a causa di una perdita insostenibile sulla efficienza generale della macchina. Eppoi, il full elettric avrebbe rappresentato una vera svolta epocale nel settore agricolo e nell’etica ambientale. Nel 2016 la presentazione ufficiale, due anni più tardi l’ottenimento della omologazione stradale italiana ed europea. Questo possiamo considerarlo la prima tappa raggiunta. Negli anni successivi abbiamo iniziato la produzione e la commercializzazione delle macchine con buoni risultati. Oggi, la nuova re-industrializzazione di RINO, (così si chiama) ci consente di affrontare con fiducia e speranza i nuovi mercati nord Europei più esigenti e più preparati all’elettrico. Le potenze quasi raddoppiate infatti consentono l’applicazione di accessori illimitati attraverso una trasmissione di potenza idraulica già presente negli accessori standard di mercato”.
Oltre che nel mondo del giardinaggio, come l’elettrico può affacciarsi anche in agricoltura?
“Per ora parliamo di piccola agricoltura o di coltivazioni agricole specifiche quali vigneti e frutteti, tecnologie di coltivazione interfilare (tra le piante) o di guida remota cioè senza operatore a bordo, per intenderci con la stessa tecnologia simile al robot tagliaerba; la configurazione di questo tipo di funzioni si realizza facilmente sulla nostra macchina elettrica agendo attraverso dei programmi computerizzati anche a distanza”.
Quanto è importante, oggi più che mai, stare sempre al passo con i tempi rispettando quelle che sono le richieste di mercato?
“Stare al passo con il mercato non è solo importante, è vitale per noi e per la catena dei valori che un prodotto trascina con sé, la tecnologia, senza la quale non è possibile organizzare le produzioni in larga scala, lo standard produttivo, che consente l’intercambiabilità dei componenti sia per eventuali rotture che per normale usura, il monitoraggio continuo del processo produttivo che consente risposte rapide alle richieste dei clienti. Non dobbiamo dimenticare che i nostri prodotti hanno un utilizzo stagionale e pertanto i clienti devono conoscere la data esatta di consegna del prodotto. La qualità dei componenti è fondamentale a garantire che il prodotto funzioni bene e duri nel tempo. A noi capita di fornire dei ricambi su macchine che hanno 30-40 anni di vita, con stupore da parte degli utilizzatori. Tutte queste caratteristiche aggiungono valore al prodotto che ci viene preferito anche in presenza di macchine concorrenti cinesi o indiane con prezzi più bassi ma senza garanzie, senza assistenza, senza assicurazione civile e senza tanto altro".
Made in Italy e made in Tuscany, quanto piacciono questi brand all’estero?
“Certo, il made in Italy è molto apprezzato all’estero ed ancor più il made in Tuscany. Molti nostri importatori esibiscono con fierezza la bandiera Italiana quando pubblicizzano i nostri prodotti. Evidentemente la storia, la cultura, l’arte, richiama il concetto di stile e di qualità delle nostre manifatture che molti popoli ci invidiano e che non dobbiamo dare per scontato: dietro questo concetto i nostri padri hanno profuso tanti sacrifici e quella innata arte che noi Italiani, e di più, noi toscani sappiamo trasmettere in ciò che realizziamo. Le nostre macchine, oltre a beneficiare di queste caratteristiche di stile ed eleganza, trasmettono un concetto di forza e di robustezza che il mercato apprezza. Per rispondere quindi alla sua domanda possiamo affermare che il made in Tuscany è un brand che bisogna conquistare giorno per giorno con la qualità, il controllo e la professionalità”.
La Ditta Del Morino come guarda al futuro?
“Nel periodo storico che stiamo vivendo, non possiamo fare previsioni a lunga scadenza, certo è che la nostra impresa gode il privilegio di aver fatto grossi investimenti tecnologici come robot, manipolatori automatici (così detti intelligenti) che ci posizionano al vertice della manifattura delle macchine agricole in Italia con costi di produzione sotto controllo a vantaggio della qualità e del prezzo. Quindi dobbiamo continuare a fare un buon marketing per far conoscere i nostri prodotti ed essere sempre al fianco dei nostri distributori con idee e soluzioni sempre più innovativi. La fidelizzazione dei nostri clienti, passa attraverso la qualità, la serietà e l’onestà. Insomma, posso affermare di essere abbastanza ottimista nonostante l’incertezza del mercato con tutte le sue minacce e non ultime quella dei dazi che riporterebbero i mercati indietro di 1000 anni, quando nel medioevo le società dei Comuni li applicavano per tutelare il proprio mercato interno distruggendo di fatto il concetto di libera concorrenza che è alla base dell’economia mondiale”.
Tra l’altro, c’è anche un ulteriore ampliamento logistico sempre a Caprese Michelangelo: ci vuole spiegare di cosa si tratta?
Il nuovo stabilimento lo abbiamo fatto per ottimizzare tutto quello che è il flusso logistico interno, creare un qualcosa di armonioso durante l’intera catena di produzione. Questo ci consentirà di ridurre i tempi di stoccaggio dei semilavorati, del montaggio e delle spedizioni. C’è da dire inoltre che a livello di collegamenti con il fondo valle e per accedere alla superstrada, ovvero la E45, la rete viaria provinciale non è delle migliori rispetto alle nostre esigenze e alcune società di trasporto si rifiutano di venire a Caprese e di servirci; è per questo che abbiamo dovuto acquistare uno stabilimento a Sansepolcro che in inverno viene utilizzato come logistica di distribuzione. Alle nostre amministrazioni sovraccomunali, evidentemente, poco interessa di fornire servizi essenziali ad attività, come la nostra che occupa 100 dipendenti, vitali per il territorio e per la sua economia. Da 70 anni la provinciale di Caprese Michelangelo sia da Pieve Santo Stefano che da Anghiari non ha subito miglioramenti strutturali sia nel fondo che nel tracciato con conseguenze disastrose da terzo mondo. La Del Morino, però, è tenace: qui siamo nati e qui vogliamo contribuire a realizzare qualcosa di buono per il nostro territorio.
Prendere dal territorio e dare al territorio: quanto è importante questa filosofia aziendale?
“Il nostro DNA è Capresano, si rifà al carattere tipico della gente di montagna, tenace, costante e risoluto. I doveri e i sacrifici, a cui i nostri padri ci hanno abituati fin da bambini, ci permettono di esercitare i nostri diritti e creano un senso di responsabilità condivisa e di appartenenza. Siamo fieri e riconoscenti al nostro territorio per la bellezza e le opportunità che ci offre e sentiamo di restituire con quei valori che da sempre ci hanno accompagnato: solidarietà, partecipazione alla vita pubblica e responsabilità”.
Oggi assistiamo sempre più ad una trasformazione proprio verso l’elettrico con utensili, auto e tanto altro: si è mai chiesto dopo l’elettrico cosa ci sarà?
“Dal punto di vista della efficienza energetica, la potenza trasmessa ad un corpo che si muove, è senz’altro l’energia elettrica perché consente applicazioni cinematiche (che ruotano) con rendimenti intorno al 95%. Rispetto ad un motore endotermico (a scoppio) che trasmette al massimo il 65% dell’energia prodotta, rappresenta senz’altro il miglior rapporto tra energia e rendimento. Detto questo, il miglioramento potrà verificarsi attraverso tecnologie di efficienza nell’imprigionare questa energia, ad esempio solare, gratis, in ‘serbatoi’ più piccoli, più leggeri e più capaci (batterie) che oggi purtroppo rappresentano un limite rilevante nel mondo della tecnologia di movimento elettrica”.
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