Opinionisti Marco Cestelli

Io non credo all’esercito europeo

La democrazia è debole e lenta di fronte alla capacità decisionale di un autocrate

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Mi piacerebbe un’azione comune ma non ci credo, neppure di fronte a decisioni strategiche importanti vedo la possibilità di decisioni condivise. Eccezione fu per il Covid poiché c’era un nemico invisibile e comune a tutti, nessuno escluso. Per questo non credo ad un esercito comune. E poi per fare cosa? Un esercito, una compagine militare, per quanto armata e capace deve avere un obiettivo, piani e capacità di mobilitazione. Quindi ha bisogno assolutamente di un comando. Chi comanderebbe l’esercito europeo? E per quali scopi? Facciamo un esempio: una potenza straniera decide di mettere in crisi (pretendere una decisione) invadendo un’isoletta del mare del nord. Poco significativa, magari, nel contesto globale ma importante per il paese legittimamente “proprietario” dell’isoletta in questione: voi li vedete i paesi mediterranei dispiegare la loro proiezione militare per difenderla ed espugnare l’invasione avvenuta? Con le proprie “opinioni pubbliche” schierate a difesa della pace “propria”? Perché il problema è proprio questo: nessuna forza militare può prescindere da una missione politica, nessun esercito può agire in assenza di un mandato superiore e quindi politico. Anzi, per dirla con von Clausewitz «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.» Forse non esiste atto politico più importante della propria forza militare. Quindi senza politica comune non c’è un esercito comune.

“Ma noi ripudiamo la guerra”, si vero, c’è scritto anche nella Costituzione, basta che siano d’accordo anche gli altri, ovvero che nessuno attacchi i tuoi interessi nazionali.

Per questo non credo ad un esercito europeo “vero”, non credo a niente più di alcune forze coordinate in fase di peacekeeping con sottoscritti automatismi di intervento e senza che la politica ci possa mettere bocca con i vari “ma però”, come si entra in un dibattito parlamentare è finita. Perché la democrazia è debole e lenta di fronte alla capacità decisionale di un autocrate; inoltre siamo troppo vecchi, troppo viziati, troppo paciosi e concentrati nel welfare. In Italia solo il 14% della popolazione è pronta a imbracciare le armi per difendere la propria nazione, figuriamoci per difendere l’isoletta del mare artico. E così ci vedono gli altri, tutti, fuori dall’Europa: vecchi, viziati, ripiegati sulle politiche woke e progressiste, welfare e sindacati, ricchi e paciosi, ormai destinati al declino. Per questo non credo ad un esercito europeo. E poi la più grande infrastruttura politica del mondo, il più importante esperimento transnazionale che si sia mai visto (la UE), questo sogno di ogni società civile si basa su una moneta e sul mercato comune, ma senza una politica reale univoca, un solo ministero degli esteri, un solo regime fiscale e quindi su un debito condiviso. Quindi è un consorzio, meraviglioso e salvifico per noi, ma pur sempre un consorzio.  

Però, magari, ci possono essere alleanze tra paesi che sentono di più un problema specifico e quindi un esercito e piani militari di scopo, “tra volenterosi” ma non un progetto continentale. Anche perché ogni paese vuole il suo specifico carro armato, le proprie armi, le proprie catene produttive, i propri “imbrogli”, tangenti, giri e rigiri. Quanti tipi diversi di armamenti ci sono in Europa? Troppi, costosi e senza produzioni in economie di scala, con logistiche diverse e filiere di assistenza tecnica a se stanti. Per questo l’Europa spende già moltissimi soldi per gli armamenti, più di ogni altro paese (esclusa USA e credo Cina) ma non esprime nessuna potenza militare. Ecco il punto, l’Europa è un gigante economico e un nano politico, e in questo contesto tutti gli altri vogliono il nostro mercato e le nostre spese: proprio così, dovremmo riacquistare materie prime dalla Russia e dagli USA, il debito pubblico americano, comprare i prodotti cinesi, ecc. insomma pagare per tutti senza avere voce in capitolo; e nel frattempo diminuire le costose conquiste sociali che ci siamo permessi sino ad oggi, ovvero pensioni, sanità, scuole e università, ecc.

Se non fosse così perché daremmo torto ad un premier europeo che disse pochi giorni fa “che 500 milioni di europei debbono chiedere a 300 milioni di americani di difenderli da 140 milioni di russi?”

Avessimo leader di statura adeguata e politici meno incapaci sapremmo che l’Europa ha le migliori strutture del mondo, il più grande potenziale; lo volessimo.   

Marco Cestelli
© Riproduzione riservata
08/03/2025 11:20:06

Marco Cestelli

MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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