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Luigi Mearini: da Sansepolcro ad eccellenza dell’urologia umbra
Primario di urologia degli ospedali di Foligno e Spoleto
Lui è di Sansepolcro, del Borgo come piace definirsi, seppure per motivi professionali si trova ad abitare da anni in Umbria: esattamente nella città di Perugia. Luigi Mearini, meglio ancora il dottor Mearini, è un punto di riferimento della sanità umbra essendo stato prima dirigente medico presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia e quindi primario di urologia degli ospedali di Foligno e Spoleto, in pratica della Asl n. 2 dell’Umbria. Oggi 58enne, dopo aver conseguito il diploma di maturità scientifica al liceo Città di Piero di Sansepolcro, si è iscritto all’Università di Perugia conseguendo una laurea in medicina e chirurgia nel 1992 con la successiva specializzazione che lo ha avviato verso la brillante carriera che sta portando avanti con professionalità. Per 17 anni ha operato nell’azienda ospedaliera del capoluogo umbro, dove è stato dirigente medico del servizio di oncologia prostatica e ha nel suo curriculum un’alta specializzazione in endourologia, chirurgia oncologica maggiore, laparoscopia e chirurgia robot-assistita. Un professionista a tutti gli effetti che ha mantenuto saldo il legame con la sua Sansepolcro. “Io sono del Borgo e continuo a esserlo anche se da 40 anni, cioè da quando iniziai l’università, vivo a Perugia”.
· Chi è il dottor Luigi Mearini?
“Domanda difficile, molto più complicata di tante che quotidianamente mi vengono poste, e a cui qualcun altro forse potrebbe rispondere meglio di me. Ma ci provo, con gli stessi dubbi di una interrogazione su Dante del professor Polcri quando frequentavo il liceo scientifico di Sansepolcro. Sono un felice marito, babbo di quattro stupendi (anche se impegnativi) figli, dei quali soprattutto l’ultima nata, ora di 3 anni, mi ha in qualche modo riportato indietro nel tempo, come se fossi paradossalmente ringiovanito. Nel lavoro sono un medico urologo che per motivi di studio si è oramai da tanto tempo, purtroppo, allontanato da Sansepolcro, vivendo a Perugia dal 1985, e dal 2017 dirigo la struttura di Urologia della USL Umbria 2 con sede a Foligno-Spoleto, dove sono anche Direttore del Dipartimento di Chirurgia”.
· Qual è stato il suo percorso di studio e come mai la scelta dell’urologia?
“Da questo punto di vista mi considero fortunato in quanto una delle cose che mi è sempre piaciuta di più, e anche ora è così, è studiare, ed è con questa fortuna che ho terminato gli studi al Liceo Città di Piero, assieme ad altri cari compagni con i quali ci vediamo ancora dopo tanti anni. Nel periodo dopo gli esami di maturità, il mio amico Antonello Antonelli mi ha coinvolto come volontario nella Misericordia con sede in via Aggiunti, dove ho passato le mie vacanze estive alternandomi con lui come autista dell’ambulanza; e in quei momenti mi sono avvicinato alla medicina, a cui poi mi sono appassionato. L’urologia è venuta nel corso degli studi, è una branca chirurgica vasta, come tutta la chirurgia un mix di tecnica e arte in questo caso ‘idraulica’ a cui mi sono dedicato sempre, spesso sacrificando i miei cari. Tanti i periodi trascorsi in sala operatoria, anche all’estero, per poi perfezionarmi nella chirurgica robotica, che oggi cerco di trasmettere con numerosi corsi”.
· C’è stata una soddisfazione professionale che ricorda con piacere?
“La più grande soddisfazione è quando qualche paziente ti ringrazia, anche se qualche volta immeritatamente, per quello che hai fatto per lui. Se devo ricordare qualcosa di particolare, dico la dedica che ho ricevuto alla mia laurea dal mio professore di fisiologia che, regalandomi una Montblanc mi scrisse ‘scrivici solo cose oneste, come tu sai fare’. È una cosa che ho nel cuore, e che conservo ancora incorniciata e a cui spero di aver fatto onore, nel lavoro e nella vita”.
· Quanto è importante nella chirurgia urologica l’utilizzo della tecnologia?
“La tecnologia è fondamentale, perché ha rivoluzionato la precisione con cui eseguire gli interventi chirurgici, e ribaltato la definizione del bravo chirurgo del secolo scorso, secondo la quale ‘grande taglio, grande chirurgo’. In urologia il trattamento ad onde d’urto e il robot chirurgo sono state pietre miliari fondamentali. Pietre miliari e ‘militari’. Le onde d’urto vengono scoperte in relazione agli effetti dello scoppio delle bombe di profondità vicino ai sommergibili nella Seconda Guerra Mondiale, il robot viene sviluppato per poter operare da remoto i soldati americani impegnati nelle missioni militari. Entrambe ci consentono di migliorare l’efficacia dei trattamenti, riducendo le complicanze e gli effetti collaterali di una chirurgia che, per quanto ‘mini’, è sempre invasiva. E il robot si chiama ‘Da Vinci’ in onore al genio della tecnica, anche lui toscano”.
· Mentre invece quanto conta la prevenzione in sanità?
“La prevenzione è fondamentale, è lo è in sanità come in ogni nostra attività quotidiana. Il nostro organismo è come una macchina, che nasce nuova, ma poi esposta agli eventi esterni, sempre in attività (e quindi si ‘consuma’). E come una macchina va gestita con la prevenzione primaria (con atti che ostacolano l’insorgenza della malattia, ad esempio come quando metto la macchina in garage quando torno
a casa), con la prevenzione secondaria (individuare quanto prima possibile una malattia, come con gli esami di screening. Ad esempio porto la macchina a fare tutti i tagliandi del caso), con la prevenzione terziaria (ridurre la gravità di una malattia già instaurata, ad esempio risolvo subito tutte le imperfezioni di ruggine della carrozzeria). Mi scuserete con questi banali esempi, ma il nostro corpo, come una macchina d’epoca, può rimanere funzionante in ottime condizioni negli anni, con pochi sacrifici”.
· Perché secondo Lei gli uomini manifestano molte più difficoltà nel programmare controlli periodici dall’urologo, così come le donne si affidano alla figura del ginecologo?
“I motivi sono molti, quasi sempre socio-culturali, ma non solo. Il nostro ‘ginecologo’ era, tanti anni fa, il medico della visita di leva. Oggi questo momento di valutazione ‘andrologica’ non esiste più; l’uomo, a differenza della donna che dai 14 anni ogni 28 giorni si trova a gestire la propria femminilità, non vive questa necessità, e spesso per un presunto pudore relativo alla sfera sessuale trascura questo aspetto. E anche da adulto sarà spesso la moglie, sensibile alla propria salute, a portarlo dall’urologo per i controlli del caso”.
· Dirigente medico in Umbria, ma oltre al lavoro cosa c’è nella vita di Luigi Mearini?
“In questo momento particolare, al di fuori del lavoro che impegna gran parte della giornata, ci sono due piccoli bambini a cui dedico quanto più tempo possibile, seppure non sia un padre sempre paziente o ideale. Ho avuto due figli in un altro momento della mia vita in cui ero concentrato sulla crescita professionale e li ho trascurati, li ho visti diventare grandi senza avergli dedicato il tempo che meritavano (e che forse avrei meritato anch’io), e ora vorrei solo non commettere lo stesso errore. Ho purtroppo abbandonato gli hobby che avevo quando vivevo a Sansepolcro: la pesca, il pianoforte e il biliardo; mi dispiace, ma non ho tempo”.
· Cosa consiglia ad un giovane che vuole specializzarsi in urologia?
“Studiare tanto e ‘stressare’ i colleghi più anziani per imparare le tecniche chirurgiche ricordando che, per diventare un buon chirurgo, la giornata lavorativa inizia alle 8 ma non sai quando finisce. E mettersi sempre in discussione, perché non si finisce mai di imparare, spesso dai propri errori”.
· Ci dica la verità… le manca Sansepolcro?
“Mi manca tantissimo perché mi ricorda i momenti più belli e spensierati della mia vita, fino al liceo. Le mie nonne che abitavano una di fronte all’altra in via Piero della Francesca, mi zio che mi regalava le figurine ogni volta che lo incontravo, e con cui giocavo in piazza. Quando per essere felici bastava andare al Campaccio per giocare a pallone, o prendere la bicicletta per fare il bagno all’Afra d’estate, o sedersi da Gerasmo per lo struscio della sera, o passare le serate insieme agli amici con Dino e Clelia al bar Santioni. Mi manca, e penso sia un pensiero comune, quello che non torna più, anche se quanto sono a Sansepolcro per trovare i miei genitori qualche ricordo piacevole ritorna, e mi sento di nuovo a casa”.
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