Opinionisti Punti di Vista

Amiamo il nostro passato e non portiamolo come un peso per il futuro

Ritengo che parole come cultura, storia e tradizioni meritino più rispetto

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L’Italia è un Paese che si sta impoverendo a livello culturale, sta perdendo la sua storia e le sue tradizioni per colpa di un modo di vivere che sta cambiando ma soprattutto per una politica miope. Ritengo che parole come cultura, storia e tradizioni, meritino più rispetto in quanto sono la trasmissione scritta e orale di qualcosa di molto prezioso e importante per le generazioni future e perché custodi della nostra provenienza e origini. Perché se è vero che il mondo che ci sta alle spalle aveva limiti e debolezze, queste “tre parole” hanno permesso all’Italia di essere famosa nel mondo. La civiltà italiana ha giocato un ruolo importante nella storia dell’umanità: prima attraverso l’Impero Romano, poi nel Medioevo e nel Rinascimento. Gran parte del diritto, della musica, delle regole contabili, degli studi umanistici nascono in Italia. Fino al 1500 è stato il paese più ricco del mondo, dopo un lento declino, torna alla ribalta nel Secondo Dopoguerra con il boom economico che durò dalla fine degli anni ’50 e per tutto il decennio degli anni ’60. Cultura, storia e tradizioni sono importanti in ogni cultura o civiltà. E la gente, malgrado i tentativi della società moderna e postmoderna, di sradicarla dal suo passato, mostra, oggi più che mai, un forte desiderio di recuperare i valori tradizionali. Ossia, in un’era di cambiamento, la continuità è qualcosa di cui la gente sente il bisogno e desidera. Queste “tre parole” si legano molto anche alle problematiche dei nostri centri storici che stanno mutando e si stanno spopolando, (fortunatamente non tutti) ma proprio questi luoghi sono una “riserva di cultura, storia e tradizioni”, contenitori da restituire ai processi produttivi e riproduttivi dei suoi abitanti e della collettività.

E qui entra in campo la politica, quella locale, perché quella nazionale ormai deve sottostare alle direttive di Bruxelles, che non ha mai tenuto conto delle diversità del nostro Paese rispetto agli altri che compongono il Parlamento Europeo. Personalmente sono convinto che ormai a questo mondo si inventa poco o nulla e allora a volte non è vergogna “copiare” e magari “personalizzare su ogni singolo territorio” quello che altri, in maniera lungimirante hanno fatto in passato, ottenendo ottimi risultati. Abbiamo magazzini stracolmi di opere d’arte, collezionisti privati in possesso di tesori, persone di grande cultura pronte a mettersi a disposizione dei giovani, associazioni che lottano per portare avanti le nostre tradizioni, artigiani pronti a tramandare arte e saperi, insomma tanto materiale che aspetta solo di essere “lavorato”. E allora mi permetto di dare dei semplici consigli ai nostri amministratori locali, perché non dobbiamo dimenticarci che anche per costruire una casa si parte dalle fondamenta e se queste sono costruite nel modo giusto, non avremo problematiche nella realizzazione di un “edificio” a perfetta regola d’arte. Lo so ci vuole tempo, costanza e tanta volontà, ma solo così sarà possibile ridare credibilità a un Paese e costruire volani economici che permettano ai nostri figli e nipoti di lavorare in Italia.

-         Agevolare l’insediamento di nuove attività nei centri storici.

-         Stipulare “affitti calmierati” tra proprietari di locali sfitti e Comuni. 

-         Riqualificazione dell’arredo urbano con un miglioramento dei servizi. 

-         Recuperare il grande patrimonio immobiliare di cui siamo in possesso, agevolando i proprietari che si rendono disponibili a farlo a loro spese. 

-         Creare dei circuiti per la promozione dei prodotti tipici e dell’artigianato.

-         Mettersi in rete con i Comuni limitrofi per ottimizzare risorse. 

-         Creare dei momenti di confronto tra giovani, artigiani, commercianti, docenti o semplici cittadini e dialogare con quelle persone che sono in pensione, ma che potrebbero impiegare il loro tempo per tramandare saperi e tradizioni.

-         Realizzare eventi di forte spessore culturale e storico per qualificare ogni singolo borgo.

-         Creare reti museali (serie e non come quelle sbandierate in questi anni, belle sulla carta e inutili nel pratico).

-         Coinvolgere il mondo associativo culturale nella realizzazione di eventi che possano valorizzare le nostre tradizioni.

Ovviamente tutte queste idee, che possono sembrare scontate (e allora perché non vengono fatte?) sarebbero molto importanti per ridare vigore alla nostra cultura, storia e tradizioni, creare posti di lavoro, ma soprattutto migliorare la nostra qualità di vita.

Quindi cultura, storia e tradizioni mettono in evidenza un popolo e la sua capacità di dare risposte ai mutamenti. Dobbiamo amare il nostro passato e non portarlo come un peso nel futuro. Ogni generazione deve prendere linfa dalle altre e trasmetterla a quelle che verranno dopo. Un popolo senza queste “tre parole” è un popolo privo di anima, di identità, un castello di sabbia destinato a venire spazzato dalla prima ondata del mare, dalla prima folata di vento. Un edificio senza fondamenta non solo non può resistere alle intemperie ma non può nemmeno ergersi verso l’alto, verso il futuro perché è fragile, sempre in un equilibrio instabile.

Infine, non bisogna mai dimenticare che quello che facciamo e diciamo diventerà una eredità per chi verrà dopo di noi. Non ci si deve quindi accontentare di trasmettere la cultura, la storia e le tradizioni che si è ricevuto, bisogna aggiungere del nuovo. Così, ogni generazione potrà aggiungere al passato qualcosa di suo…questo è il ciclo della vita!

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
22/03/2024 12:30:49

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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