Terzo mandato per i sindaci, la Lega ritira l'emendamento
Il passo indietro del Carroccio è arrivato dopo il parere contrario espresso dal governo
Prosegue il dibattito sul terzo mandato, tema su cui si registrano diverse sfumature in base alle sensibilità dei singoli partiti. Questa mattina si è riunita la Commissione Affari costituzionali del Senato, chiamata ad affrontare la questione che in questi giorni ha alimentato il dibattito politico. La Lega ha deciso di ritirare l'emendamento alla luce del parere contrario espresso dal governo.
La mossa del Carroccio al momento riguarda solamente il terzo mandato per i sindaci, visto che l'esecutivo si è rimesso alla Commissione per il discorso relativo ai governatori di Regione. Su questo punto il voto è slittato; la Commissione si riunirà nuovamente verso le 13:30. A tal proposito Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha garantito che il testo sul terzo mandato dei presidenti di Regione sarà respinto "senza alcuna lacerazione" nella maggioranza.
Terzo mandato, Salvini: "Andiamo avanti"
Da parte di Matteo Salvini è arrivata una precisazione nei confronti della battaglia che il partito di via Bellerio non intende porre nel cassetto. "Vota il Parlamento, andiamo avanti", ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Interni ai microfoni di Agorà Rai Tre. In mattinata Raffaele Nevi, vicecapogruppo vicario alla Camera dei deputati e portavoce di Forza Italia, ha fatto notare che si sottopone tutto al voto del Parlamento e - ha assicurato - "senza incidere sulla tenuta della maggioranza e del governo".
Nelle ultime ore dalla Lega era trapelata l'intenzione di ritirare la proposta sui mandati per i sindaci dei Comuni con oltre 15mila abitanti qualora il governo avesse detto "no". Dal partito spiegano che non c'è alcuna volontà né di andare contro la linea dell'esecutivo né di dare vita a uno scontro all'interno della coalizione. Quanto all'emendamento sul terzo mandato per i governatori, viene spiegato che il governo si è rimesso al parere della Commissione e dunque un voto a favore non sarebbe contro l'indicazione espressa dall'esecutivo.
La mossa di Calderoli
Dal suo canto Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali, ha affermato che la volontà politica di ciascun partito merita rispetto e al tempo stesso ha rimarcato come la sovranità appartenga al popolo che esprime il proprio orientamento politico nelle urne: "Decidono i gruppi parlamentari cosa fare. Ma la nostra è una posizione politica e resta tale: se deve esserci una scelta democratica non può esserci limite. Oppure facciamo come i 5 Stelle".
Il leghista Calderoli, intervistato da La Repubblica, ha infatti annunciato quella che potrebbe essere una futura mossa se dovesse essere confermato il muro contro il terzo mandato: due mandati al massimo per i parlamentari e qualsiasi carica politica. "Io ovviamente non sono d'accordo", ha spiegato il ministro. Secondo cui però a quel punto sarebbe una conseguenza "più coerente".
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