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Mondo Politica: intervista a Barbara Croci segretario del Pd di Anghiari
"L'amministrazione non ascolta i cittadini, ciò mi sembra preoccupante"
Segretario comunale del Partito Democratico e consigliere comunale della minoranza di “Anghiari Unita”. Con Barbara Croci parliamo di questi quasi due anni di seconda legislatura con sindaco Alessandro Polcri e anche delle questioni che riguardano a livello nazionale il suo partito.
Croci, partiamo dai giardini di Campo alla Fiera: avete preso posizione di recente come gruppo consiliare. Un ritardo che avrebbe potuto essere evitato?
“Diciamo intanto, per correttezza, che potrebbe essere la volta buona. C’è un appalto datato 23 giugno sull’ultimo stralcio. Comunque sia, riguarda un progetto dell’aprile 2023 dopo che i giardini sono chiusi dall’estate 2021. Come dire, due anni e tre estati che hanno visto gli anghiaresi non poter usufruire dell’unico giardino attrezzato del paese. Ancora siamo con i lavori in corso e con le piantumazioni che fino all’autunno non saranno fatte. È chiaro quindi che la gestione della vicenda non sia andata bene, anche se a fine lavori saremo tutti contenti per la riapertura dei giardini. Ci sono state una cattiva gestione e molta superficialità nel privare i cittadini di questi spazi per tre anni e a mio avviso anche poca chiarezza nelle motivazioni via via addotte”.
Su che cosa sta mancando l’attuale amministrazione comunale?
“Ritengo che stia seguendo con poca attenzione molte questioni importanti, vedi in questi giorni il caso della sostituzione del medico alla Casa della Salute. Vi è stato il medico titolare che è passato dall’aspettativa alla pensione, ma durante il periodo dell’aspettativa si sarebbe dovuto procedere eventualmente con una proroga della sostituta, invece chi doveva avere il polso della situazione non si è mosso. Mi rendo conto del fatto che sia una questione di competenza dell’azienda sanitaria dal punto di vista tecnico, ma credo che un sindaco possa sondare con più facilità la situazione degli assistiti e debba comunque porre attenzione a situazioni del genere e intervenire. So che vi è una raccolta di firme per far rimanere la dottoressa Claudia Agnesi, il cui operato pare aver soddisfatto l’utenza di Anghiari e Monterchi e so anche che i due sindaci hanno scritto una lettera, ma mi pare che lo abbiano fatto tardivamente. Se debbo sottolineare qualche altra pecca dell’amministrazione penso alla cronica difficoltà di attivare percorsi partecipativi anche dove è necessario. Prendiamo l’esempio del Piano strutturale intercomunale, avviato nel 2018: dopo cinque anni ancora niente. È stata fatta una variante al Piano strutturale di Anghiari contestualmente al nuovo Piano operativo, ma del Piano strategico intercomunale non sappiamo niente. Altro caso la sosta veloce in corso Matteotti, la Ruga di San Martino: non è praticabile fare le operazioni di carico-scarico proprio in prossimità delle edicole, che hanno insistentemente protestato. Ancora una risposta non c’è: non si ascoltano i cittadini, ciò mi sembra preoccupante. Altro caso: il rifacimento di piazza Baldaccio. Una volta persi i soldi del Pnrr più volte annunciati, è stato messo a punto un progetto per richiedere finanziamenti regionali, ma della nuova sistemazione ipotizzata non sappiamo niente”.
Candidatura della Valtiberina capitale italiana della cultura 2026: un tentativo che andava fatto assieme alla parte umbra della vallata?
“Penso che sia stata una mossa interessante, anche perché l’aver coinvolto i vicini umbri significa comunque aver avviato un percorso di costruzione in vista di progetti da fare assieme, Comuni, cittadini e associazioni. Faccio parte di Progetto Valtiberina, una realtà che investe energie da anni proprio per mettere insieme le due parti della vallata attraverso progetti come il Festival dei Cammini di Francesco; seguire questa strada per una visione comune sulle politiche culturali è un bel segnale. Spero che l’obiettivo venga raggiunto, anche se non sarà facile: se lavoreremo bene rimarrà pur sempre la bontà di un percorso portato avanti su argomenti decisivi per il nostro futuro, in base ai quali potremmo rimettere a fuoco l’identità del comprensorio”.
Elly Schlein ha tuonato forte in relazione all’uscita dal Partito Democratico degli esponenti che sono passati ad “Azione”, dicendo che evidentemente il partito aveva sbagliato prima. Questa determinazione del segretario è di buon auspicio per il futuro del Pd?
“Ci penso, la vedo comunque crescere e rinforzarsi nel nuovo ruolo, dopo la sua elezione a sorpresa in febbraio, è chiaro che aveva bisogno di tempo per entrare nei meccanismi della segreteria e del confronto con l’esterno. Senza addentrarmi negli ultimi sviluppi, dico che l’esito del congresso ha dato una indicazione ben precisa: la richiesta di un partito che definisce meglio i propri obiettivi, più organizzato, più collegiale e soprattutto più forte dei personalismi. Questa la grande sfida della Schlein; ciò detto, lei si sta impegnando per la costruzione di ampie alleanze sui contenuti, dato che con le elezioni europee non più lontane non è questo il momento di discutere di coalizioni. Le va dato merito, per esempio, di aver avviato una solida azione sulla questione del salario minimo, condivisa dalle opposizioni in parlamento, Azione compresa, una prima prova indicativa verso la costruzione di un metodo per future alleanze. Tornando al cuore della domanda le volontà e le ambizioni dei singoli sono sempre legittime e vanno messe in conto, tuttavia un partito come il nostro deve potersi orientare anche in modo “democratico”, accettarlo significa restare uniti nonostante le diverse sensibilità, questo per noi sarebbe di buon auspicio”.
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