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Alitalia, la Commissione boccia (anche) il prestito da 400 milioni

Ora recuperare 1,5 miliardi di aiuti di Stato contrari alle regole

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Alitalia, nuova tegola per il Paese. La Commissione europea boccia il prestito da 400 milioni di euro concesso nel 2017 dal secondo governo Conte. «È un aiuto illegale», che viola le regole in materia di concorrenza dell’Unione. Il giudizio negativo dei servizi di Antitrust dell’esecutivo comunitario considerano l’intervento da una parte irregolare, dall’altra parte ingiustificato. Innanzitutto, critica Bruxelles, nel concedere i 400 milioni di euro l'Italia «non si è comportata come avrebbe fatto un operatore privato». Nel dare il via libera all’operazione «non è stato valutato in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti», ma si agito al solo fine di «garantire la continuità del servizio dei voli nazionali e internazionali di Alitalia», producendo quindi una distorsione del mercato attraverso un vantaggio alla compagnia aerea. Ma soprattutto, il prestito del secondo governo Conte è arrivato a due anni di distanza dal prestito ponte complessivo da 900 milioni di euro concesso allo stesso operatore nel 2017, quando a palazzo Chigi sedeva Paolo Gentiloni, attuale commissario per l’Economia. Proprio perché Alitalia aveva già beneficiato del sostegno da quasi un miliardo di euro, l’intervento successivo viola l’obbligo del principio «una tantum» previsto dagli orientamenti per il salvataggio e la ristrutturazione delle società. Non si è trattato di un aiuto di Stato isolato, benché sostanzioso, quando di un sostegno continuo, ripetuto e strutturale.

La bocciatura di oggi arricchisce di un nuovo capitolo l’intricata questione Alitalia, che si trascina dal 2008. A inizio di quell’anno AirFrance/Klm propose di acquisire Alitalia per 1,7 miliardi di euro. Romano Prodi, allora presidente del Consiglio, era sul punto di accettare all’offerta, per l’ira dei partiti di opposizione, contrari all’idea che il Paese potesse perdere la compagnia di bandiera. Ma la maggioranza parlamentare di cui poteva vantare Prodi era piuttosto debole, con pochissimi seggi in più in Senato, che il 24 gennaio nega la fiducia al governo. Dalle nuove elezioni e dal cambio di governo che ne derivò, il terzo esecutivo a guida Berlusconi, giunse il «no» alla proposta francese, e venne autorizzata la creazione di Compagnia aerea italiana (Cai) con l’obiettivo di permettere il salvataggio di Alitalia. La Commissione contestò l’operazione, trascinando l’Italia davanti alla Corte di giustizia dell’Ue, che nel 2013 non condannò l’Italia perché non si ravvide continuità economica tra le due compagnie. Ma le cose non sono andate come previsto o auspicato. Si presentano nuove crisi finanziarie, tanto da indurre la politica a nuovi interventi per la nuova Alitalia.

Il prestito ponte del 2017, quello da 900 milioni, è stato però già bocciato dalla Commissione europea. Con due interventi distinti, a maggio e ottobre di quell’anno, l’esecutivo Gentiloni autorizzò la concessione prima di 600 milioni di euro, e poi di altri 300 milioni. Soldi che però, anche in quel caso, hanno finito per fornire un vantaggio sleale rispetto ai suoi concorrenti, in violazione delle norme Ue in materia di aiuti di Stato. Il prestito successivo, a distanza di due anni, è un dunque un prestito che si configura come egualmente contrario alle disposizioni comunitarie, e che non avrebbe avuto ragion d’essere per il precedente intervento.

Oggi come allora l’ordine che arriva da Bruxelles è di recuperare gli aiuti concessi, più interessi. Si tratta di un totale di 1,5 miliardi di euro (600 milioni più 300 milioni più 400 milioni) più la differenza legata al costo del denaro. Che l’Italia sappia far fronte a queste esigenze è tutto da dimostrare, visto che Alitalia è in fase di liquidazione. Arianna Podestà, portavoce della Commissione per le questioni di concorrenza, sostiene che «una parte dovrà essere ripagata da Alitalia con i ricavi derivati dalla vendita di assett» nell'ambito del processo di ristrutturazione e di aiuto. Ad ogni modo «l'Italia ha l'obbligo di recuperare gli aiuti irregolari». Altrimenti si rischieranno deferimenti alla Corte con il relativo rischio multe, che saranno scaricate sui contribuenti.

Redazione
© Riproduzione riservata
27/03/2023 14:15:09


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