Gli revocano la pensione, torna al lavoro e cade da un ponteggio: muore dopo un lungo coma

La tragedia il 18 luglio 2018. Al processo chiesta la condanna dei suoi datori di lavoro
Era tornato a lavorare a 72 anni, lo aveva fatto per meno di un mese puntando a quella pensione che prima gli era stata data e poi revocata. Ma in un cantiere, uno dei tanti dove aveva passato quasi per intero la vita lavorativa, era caduto finendo in un coma da cui non si è più risvegliato.
A Vercelli si è discusso il procedimento susseguito alla morte di Giuseppe Sciutto, operaio edile di Alessandria. Il 18 luglio del 2018 stava lavorando nel cimitero di Murisengo: secondo le ricostruzioni era caduto mentre stava smontando un ponteggio da un'edicola funeraria. Era tornato in attività da poco: una beffa burocratica lo aveva costretto a farlo. Gli era stata infatti data la pensione, poi però l'Inps gliel’aveva revocata. Secondo i conteggi ufficiali, infatti mancavano ancora sei mesi alla quiescenza.
Così, l’ultrasettantenne Giuseppe aveva provato a mettere insieme quei maledetti sei mesi per tornare a godersi quando meritava. Aveva trovato un posto in un'impresa edile: non lavorava da nemmeno un mese quando il 18 luglio 2018 nel cantiere del cimitero di Murisengo i titolari e altri due operai sentirono un urlo ed un tonfo. Trovarono Sciutto a terra, incosciente. Era caduto probabilmente da una scala: lo portarono in ospedale ad Alessandria dove sarebbe morto il 4 agosto del 2019, senza aver mai ripreso conoscenza.
Sono finiti a processo Pasquale e Giovanni Battista Cimino, titolari dell'impresa edile, e Paolo Fioriucci, responsabile della sicurezza del cantiere. Devono rispondere di omicidio colposo e lesioni aggravate. Per loro, durante la discussione del dibattimento in rito monocratico, davanti al giudice Vincenzo Del Prete, il pm Mariaserena Iozzo ha chiesto la condanna a 18 mesi ciascuno
L'avvocato Massimo Grattarola, che rappresenta i tre figli di Sciutto, costituiti parte civile, oltre alla conferma della condanna ha chiesto 150mila euro di provvisionale immediatamente eseguibile per ognuno dei suoi clienti. Gli avvocati difensori hanno invece chiesto l'assoluzione. Tra le motivazioni il fatto che Sciutto fosse morto dopo aver contratto la polmonite nel letto d’ospedale e che sul suo corpo non sia mai stata fatta un'autopsia. Altro tema dibattuto è se stesse lavorando in quota: un perito chiamato dalla difesa lo ha negato. Sulla scala i suoi piedi sarebbero stati ad un metro e 80 di altezza. Per accusa e parti civili, era oltre i due metri. Poi c'è il giallo della scala: quando arrivarono i carabinieri non c'era, in base alla documentazione fotografica per l'analisi dei luoghi effettuata dai militari.
Al contrario, quando nel cantiere c’era il personale dello Spresal, la scala era presente. Anche in questo caso sono le fotografie a testimoniarlo. Si torna in aula nelle prossime settimane per repliche e sentenza.
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