Andrea Carnevale: "Quando mio padre uccise mia madre con un'ascia

Aveva 14: "Io sono corso lì, ho raccolto il sangue di mia madre e sono andato dai carabinieri"
Cosa c’è di più crudele e destabilizzante del vedere la propria madre uccisa dal proprio padre? Nei femminicidi, oltre alle donne che ormai quasi quotidianamente vengono ammazzate da uomini che non sanno rapportarsi con la loro libertà di decidere per sé e per la vita, ci sono altre vittime. Potremmo chiamarle vittime collaterali, vittime spesso dimenticate ma anche vittime al cubo. Perché quei bambini, quei figli che si ritrovano orfani di madre e figli di un carnefice, dovranno fare i conti per il resto dei loro giorni con una famiglia devastata e con un trauma non cicatrizzabile. Andrea Carnevale, il campione di calcio, il compagno di Napoli dello scudetto di Maradona, l’ex marito di Paola Perego è stato uno di questi bambini e oggi che ha 64 anni lo racconta coraggiosamente in un libro “Il destino di un bomber”, scritto con Giuseppe Sansonna.
Il giorno in cui suo padre uccise sua madre: aveva 14 anni
Quando aveva 14 anni infatti suo padre uccise sua madre a colpi d’ascia davanti ai suoi occhi. L’ex attaccante, oggi dirigente dell’Udinese, ne ha parlato al Corriere della Sera: “La morte di Martina mi ha fatto rivivere me da piccolo. Una ferita che ogni volta torna a sanguinare. Dico sempre : “denunciate”. Mia madre non lo fece per paura che facessero qualcosa ai suoi figli. Io invece dai carabinieri ci andai. Papà era molto geloso, a casa c’era un clima di terrore, io ero lì quando lei prendeva schiaffi, botte, insulti. Fino alla mattina del 25 settembre 1975: lui si è svegliato, ha preso l’ascia. Ha raggiunto mamma che stava lavando i panni nel fiume vicino a casa. È andato ad ammazzarla. Io sono corso lì, ho raccolto il sangue di mia madre e sono andato dai carabinieri: “Lo vedete adesso il sangue?”.
Avevo il terrore di essere come lui
Andrea Carnevale è riuscito a perdonare il padre: “Andai a trovarlo in carcere due anni dopo il delitto, quando avevo 16 anni. Volevo guardarlo negli occhi, mi aveva tolto tutto. Quando l’ho visto, l’ho abbracciato forte. In qualche modo l’ho perdonato, con la consapevolezza fi avere di fronte un uomo molto malato. Per tanti anni ho vissuto il timore di essere come lui. No, non sono lui. Questo l’ho capito quando l’ho visto ed è stata una liberazione. Lui era schizofrenico e non è mai stato curato. Qualche anno dopo si è tolto la vita lanciandosi da una finestra davanti ai miei occhi”.
La lotta ai femminicidi
Oggi Andrea Carnevale è in prima linea nella lotta ai femminicidi: “Incontro gli orfani di femminicidio e i loro familiari. Ho raccontato e scritto per loro. Bisogna inasprire le pene e fare rete con gli assistenti sociali. Le famiglie sono sole”.
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