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Il grande “acuto” di Noemi Umani

Alla soglia dei 30 anni, il soprano di Anghiari vanta un interessante curriculum di cantante lirica

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Valtiberina, terra che “sforna” anche cantanti lirici e peraltro in tutte le tonalità di voce. Presto, insomma, ci potrebbe scappare un coro completo. Questo per dire che si tratta di un indirizzo professionale sul quale hanno puntato in diversi (e con età diverse), dipendenti anche dal grado di maturazione del timbro vocale. Fra coloro che hanno la parabola in ascesa c’è anche il soprano Noemi Umani, 30 anni il prossimo 6 aprile, che vive a San Leo di Anghiari e che pertanto è da considerare anghiarese, per quanto sia stretto il suo legame anche con Sansepolcro. Una bella ragazza che sta dando lustro alla vallata in una disciplina artistica fra le più impegnative in assoluto. Anche per Lei parlano i fatti. È il 2016 l’anno nel quale Noemi Umani si diploma in canto lirico al conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze sotto la guida del soprano Ester Castriota, dopo aver iniziato a studiare con Giulia Dal Maso. Ha poi frequentato le accademie, conquistando il primo premio nel 2017 al concorso internazionale “Comunità Europea” del teatro lirico sperimentale “Adriano Belli” di Spoleto, dopodichè nel 2022 è stata all’Accademia Mascagnana di Livorno e tuttora è impegnata con la scuola di musica di alto perfezionamento di Fiesole, assieme al soprano Patrizia Ciofi. Ha poi sostenuto diversi concorsi, fra i quali “Opera Pienza” e si è aggiudicata il premio della critica al “Cantiere di Montepulciano” con “Sogni di una notte di mezza estate”, poi nel 2021 è stata semifinalista al concorso dell’accademia alla Scala di Milano e finalista del primo concorso “Marmo all’Opera” di Carrara. Ma c’è dell’altro, sul quale torneremo più avanti. Quella che oggi è diventata una professione - e siamo alla prima domanda di rito – in casi del genere nasce sempre come passione. Quando tutto ciò è avvenuto in Noemi Umani? “Fin da piccola mi piaceva cantare – risponde - e lo facevo per conto mio, quando nessuno mi sentiva. All’età di 15 anni sono stata incoraggiata in famiglia, ma già a 14 avevo cominciato con la Compagnia dei Ricomposti di Anghiari, che interpreta il canto popolare; al proposito, ricordo che nel 2021 ho inciso tracce di musica popolare toscana, che usciranno prossimamente. Nel frattempo, stavo frequentando la sezione di tessitura del liceo artistico “Giovagnoli” di Sansepolcro e il canto lirico non era nei miei pensieri: amavo di più la musica leggera e popolare, per cui ho iniziato ad andare da una insegnante di Cesena, il mezzosoprano Giulia Dal Maso, che piano piano – in maniera molto delicata – mi ha indirizzato verso la lirica. Abbiamo così preparato l’esame e a 17 anni sono entrata in conservatorio”. Come mai questa scelta? “Ero partita pensando alla musica leggera, poi la Dal Maso ha intuito che avevo le giuste qualità per cimentarmi nel genere lirico. A quel punto, non ho mosso obiezioni: mi bastava sapere che avrei potuto comunque cantare. Se poi ti cali nel genere lirico, diventa difficile uscirne: entri dentro i personaggi e la loro storia ti prende, specie se sei dotato di sensibilità, per cui tutto questo ti trascina”. Che esperienza è stata, quella del conservatorio? “Sono stata molto bene, seppure i primi due anni siano stati particolari, perché andavano in sovrapposizione con il mio impegno di studentessa del liceo artistico, poi ho potuto fermarmi di più a Firenze”. Si è brillantemente diplomata – come già specificato – nel 2016 e nel giro di pochi mesi ecco il debutto sul palcoscenico, al teatro “Alessandro Bonci” di Cesena; a lei, il ruolo della contessa ne “Le Nozze di Figaro” (Mozart), sotto la direzione del maestro Claudio Desderi. Che ricordo rimane di questo esordio? “Era la prima volta in un’opera completa e con l’assegnazione di una parte tutt’altro che facile. Mi sentivo emozionata da morire – confessa Noemi Umani – però alla fine fu un gran successo. Tuttora, ogni volta che mi esibisco riesco a emozionarmi e non potrebbe essere diversamente, se uno ama ciò che fa, ma a Cesena fu un capitolo a parte. Il sentimento è una componente forte nell’interpretazione del personaggio, perché sei cantante e hai una voce da modulare, ma allo stesso tempo ti devi comportare anche da attrice. Canti e reciti assieme, insomma: sono i due aspetti che ti fanno immedesimare nel ruolo di tua spettanza”. A questo proposito, la sola elencazione delle figure interpretate riesce a fare curriculum in Noemi Umani: dopo la contessa ne “Le Nozze di Figaro”, sono arrivate Zerlina nel “Don Giovanni”, sempre di Mozart; Tisbe nella “Cenerentola” di Rossini, Violetta ne “La Traviata” di Verdi, Micaela nella “Carmen” di Bizet, Dorina ne “L’impresario delle Canarie” di Sarri, Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini, Adina in “Elisir d’Amore di Donizetti e Serpina ne “La serva padrona” di Pergolesi. E in quali teatri Noemi Umani si è esibita? “Oltre al già ricordato “Bonci” di Cesena – sottolinea – ci sono il Lirico Sperimentale di Spoleto, il Lyrick di Assisi e anche la cattedrale di Wroclaw, in Polonia, dove è andata in scena “La Traviata”. Sempre per ciò che riguarda i teatri, ho calcato i palcoscenici del “Gioacchino Rossini” di Pesaro, del “Raffaello Sanzio” di Urbino, dell’“Amintore Galli” di Rimini, del “Nuovo Gian Carlo Menotti” di Spoleto e del “Gentile da Fabriano”. Nella lista metto poi anche il teatro di casa, quello dei Ricomposti di Anghiari. Fra i teatri esteri, che si sommano alla cattedrale di Wroclaw nelle esibizioni fuori d’Italia, rientrano nel 2018 la “Usina del Arte” di Buenos Aires, in Argentina e la “Concert Hall Maria Cristina” di Malaga; in entrambe le sedi, lo spettacolo era “Quel genio di Rossini” di Leonora Baldelli di Sansepolcro, assieme alla quale ho tenuto tanti concerti. Ho poi cantato al teatro nazionale di Dushanbe, capitale del Tagikistan e sono stata la “cover” di Violetta ne “La Traviata”, ovvero la sostituta di Nino Machaidze, georgiana, uno fra i soprani più conosciuti del momento. È peraltro una produzione diretta da Placido Domingo. Ora andrò in Giappone e sarà per me un altro debutto nel ruolo di Santuzza in “Dodici anni dopo”, sequel di “Cavalleria Rusticana” composta da Mario Menicagli, che diventerà un’opera film”. Per tornare a tempi più recenti, nel 2020 c’è stata la “prima” nei panni di Serpina ne “La serva padrona” di Pergolesi e di Adina ne “L’elisir d’Amore” di Donizetti al teatro “Gentile da Fabriano”, al “Gioacchino Rossini” di Pesaro e al “Raffaello Sanzio” di Urbino, diretta dal maestro Daniele Rossi e poi a Pienza dal maestro Paolo Andreoli. Nello stesso anno, la Umani è ospite del concerto “Mario Cassi and Friends” per Arezzo, occupando il palco assieme a grandi protagonisti del canto lirico quali Katia Ricciarelli, Ekaterina Gubanova e Celso Albelo. I maestri che hanno accompagnato il percorso di Noemi Umani tramite masterclass e studio privato sono Barbara Frittoli, Claudio Desderi, Edda Moser, Gustav Kuhn, Amelia Felle, Marina Comparato, Enza Ferrari e Patrizia Ciofi. Prima della fine dell’anno 2022, anche il Rotary Club di Sansepolcro le ha consegnato un significativo riconoscimento: la prima edizione del premio “Futura”, organizzato dal club service biturgense con l’obiettivo di rendere omaggio ai giovani del territorio che hanno raggiunto importanti traguardi nel corso dell’anno. Fra questi, vi è la partecipazione al primo concorso internazionale “Voci mascagnane”, con presidente di giuria l’artista Roberto Scandiuzzi; ebbene, Noemi Umani si è aggiudicata il premio speciale “Amaro Artista”. Ma cosa ci sta dietro le quinte? Tanta abnegazione e un lavoro di affinamento che non può che essere certosino e costante. Per ciò che riguarda il periodo delle prove, queste sono da considerare alla stessa stregua di un lavoro giornaliero che ha i suoi orari prefissati? “Diciamo che ovviamente si prova e a lungo, ma sono il ruolo e il tipo di parte assegnata che stabiliscono di fatto la tempistica; ogni produzione che inizia ha i suoi giorni di prova. Io mi reco dalla insegnante di canto e dal pianista accompagnatore, il maestro Corradino Giovannini di Cesena. Quella di cantante lirica è diventata la mia professione a tutti gli effetti e su di essa sto impostando la carriera, non dimenticando che io stessa insegno canto alla scuola di danza, musica e teatro “Tedamis” di Sansepolcro”. Qui in Valtiberina Toscana vi sono sei cantanti lirici: il mezzosoprano Chiara Chialli, i soprani Stella Peruzzi e Noemi Umani, i baritoni Andrea Sari e Amedeo Testerini e il basso Marco Seri. Quasi tutte le tonalità di voce sono rappresentate: un caso straordinario, quello della vallata? “No, perché noi cantanti lirici sembriamo una categoria rara, quando invece siamo tanti, per cui il nostro contesto non è da considerare particolare: se andiamo nei conservatori, notiamo che le classi di canto sono piene”. C’è una spiegazione a questo trend positivo? “Si tratta più semplicemente di una disciplina senza età e che in buona misura dipende dall’insegnante: se hai avuto la fortuna di incontrarne uno diplomato, l’approccio è stato senza dubbio migliore”. Noemi Umani vive assieme ai genitori, la madre Cristina e il padre Alessio Mirko (a sua volta insegnante di musica) e il fratello Daniele, che ha 23 anni e studia musica elettronica al conservatorio “Francesco Morlacchi” di Perugia. “Ho beneficiato del pieno appoggio da parte dei miei – ha rimarcato Noemi Umani – anche perché, da come avrete capito, la musica è nel dna della nostra famiglia. Ma ringrazio ugualmente i miei genitori, che in questo percorso professionale continuano a sostenermi a ogni livello”. Il canto lirico assorbe una larga fetta della giornata e della vita di Noemi Umani, oppure vi è spazio anche per coltivare qualche altra passione? “Avessi tempo, farei un sacco di cose. Mi piace disegnare e mi piace anche tenermi fisicamente in forma, per cui frequento la palestra”. Possiamo immaginare che, specie nel periodo invernale, il timore principale di voi cantanti lirici sia quello di incappare in un attacco influenzale, oppure in tosse e raffreddore che mettano a rischio la voce e vi costringano a vivere la stessa situazione di un atleta alle prese con un infortunio. Con l’abbigliamento giusto e con l’attenzione nell’evitare gli sbalzi di temperatura o di clima, riuscite a preservare il vostro grande patrimonio chiamato corde vocali? “Non nego che a volte vi sia da sostenere un sacrificio a livello sociale, perché dobbiamo dimostrare di avere voce e forma fisica. È pertanto capitato di non sentirsi in forma, anche perché tutti i più noti cantanti sono i primi a riconoscere di sentire per poco tempo, nell’arco dell’anno, la loro voce veramente in forma”. Qual è stata l’occasione in cui Noemi Umani si è piaciuta più del solito? O comunque, quale la circostanza da ricordare? “Sono per natura molto autocritica e perfezionista al massimo, quindi raramente mi sento soddisfatta in pieno, ma debbo dire che dopo l’ultima produzione della “Traviata” così è stato”. Quale il sogno nel cassetto; magari, quello di poter lavorare assieme a un direttore di grido? “Sono sincera: vorrei fare una vita come quella che vivo adesso, con la stessa determinazione e con risultati sempre più sostanziosi e importanti. Il sogno nel cassetto non è legato a un direttore ma a un luogo: il Teatro alla Scala di Milano. Il luogo che sognano di calcare tutti coloro che sono impegnati con il canto lirico”.       

Redazione
© Riproduzione riservata
20/02/2023 16:57:50


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