Primarie Pd, oltre 15mila votanti. Bonaccini al 50,2%: “Non più subalterni ai Grillini”

Il governatore emiliano davanti alla Schlein che raggiunge il 36,3%
Stefano Bonaccini è in testa, seguito da Elly Schlein alle primarie nella corsa per la segreteria Pd. Alle ore 19 hanno votato 15.525 iscritti (voti validi 15.451) con questi risultati: Stefano Bonaccini, 7.760 (50,22%); Elly Schlein, 5.619 (36,37%), Gianni Cuperlo 1.333 (8,63%), Paola De Micheli 645 (4,17%). Schede bianche 74. A renderlo noto il comitato del governatore candidato.
Il rilancio dell’orgoglio dem
«Le alleanze si fanno da una posizione di forza non di subalternità, come negli ultimi anni mi è capitato di vedere»: per la prima volta, se pure con tono garbato, Stefano Bonaccini critica l'atteggiamento troppo genuflesso che i suoi predecessori avrebbero avuto nei confronti dei 5stelle nel recente passato. Per questa puntura e per rilanciare l'orgoglio dem, il governatore candidato alle primarie sceglie il Lanificio di Roma a Pietralata, dove Matteo Orfini e Francesco Verducci della sinistra dem lo invitano per incontrare i compagni in uno dei luoghi cult della movida della capitale, molto apprezzato dai giovani. Una sinistra che ha sempre respinto la corrispondenza di amorosi sensi con i grillini e che quindi applaude contenta nel sentire queste parole del governatore emiliano. Che attacca a testa bassa la Meloni, che «ha fatto un errore e si è assunta la responsabilità di difendere l'indifendibile, per il ruolo che ricopre. È un gesto di debolezza politica. La Costituzione prescrive disciplina e onore per chi ricopre cariche istituzionali e Delmastro non ha dimostrato né disciplina né onore».
Ma guardando ad un partito che per ora «non ha il vento nelle vele», Bonaccini insiste comunque sulla vocazione maggioritaria del Pd: senza illusioni di autosufficienza «perché vinciamo da soli in alcuni paesi del mio territorio e basta». Ma provando a imporre la propria agenda di temi, perché «senza il PD non c'è nessuna alternativa e se scegliamo le battaglie giuste noi andiamo a pescare un consenso largo», dice citando le partite Iva per troppo tempo abbandonate dai dem. Ai 5stelle e al terzo Polo di Renzi e Calenda, il candidato segretario chiede di fare una battaglia comune contro l'autonomia di Calderoli. «L'Autonomia, se fatta come dicevano noi, era utile, questa va rigettata in toto e spacca l'Italia. Non tiene conto di nessuna richiesta dei governatori». Quindi, gambe in spalla e opposizioni unite contro il governo almeno su questo tema.
«Io ci credo e possiamo rimontare», incoraggia infine i suoi sostenitori Bonaccini, che tranquillizza chi teme che i sindaci che lo sostengono prendano tutto il potere. «Sarebbe riduttivo ed un errore volere un partito dei sindaci. Ma questa nostra squadra di amministratori non ce l'ha nessuno e porterò una parte di loro nel gruppo dirigente nazionale».
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