Cambio di rotta
Il vascello ora é condotto da capitani più adatti alla filibusta che non alla marina reale
Le consultazioni del Paese democratico, quanto meno a chiacchiere, hanno dato un esito se vogliamo scontato ed atteso da una parte dei cittadini, elettori, contribuenti che da tempo bramavano un cambio di rotta del vascello, condotto da capitani più adatti alla filibusta che non alla marina reale, tanto è che i diversamente vincenti si sono sentiti in dovere di accusare di pirateria gli ex fratelli della filibusta premiati dalla fiducia dei votanti. Fra l’altro l’affluenza alle diurne è stata la più bassa percentualmente da quando in Paese si vota e questa è stata un’altra delle lamentele giustificative di chi ha perso il comando, addossando agli assenti l’insuccesso conseguito, quasi che fossero certi che avrebbero votato loro nel caso. Eviterò commenti scomodi per definire questi personaggi che dimentichi di un minimo di pudore e privi di ogni educazione, quando non prevalgono, ed ancor più quando comandano, vivono alla continua ricerca di fattori esterni responsabili, omettendo sistematicamente le loro personali responsabilità di gestione spesso e volentieri causa di disastri economico sociali.
C’è però da dire che la situazione attuale, alquanto interlocutoria, non è certamente migliore di quella antecedente le consultazioni, abbiamo annunci, abbiamo proclami, abbiamo retromarce su entrambi a distanza di pochi giorni, abbiamo dichiarazioni pubbliche a livello internazionale, del Presidente del Consiglio, che non lasciano dubbio alcuno sul loro significato e direzione. Il panorama presenta quindi una platea di scornati dal voto che si svegliano quotidianamente alla ricerca dell’insulto o della provocazione più assurda per attaccare il “governo dei fascisti”, ma anche, immagino, un’altra platea di contribuenti che ha votato convinta il “cambio di rotta” che, quanto meno, in silenzio, sta riflettendo sul voto dato nella convinzione che finalmente il Paese sarebbe tornato ad una quasi normalità istituzionale, assente ormai da decenni, e lo fanno, anche se poi, sui social postano con fierezza la nuova versione aggiornata del “governo dei migliori”. Mi pare strano che i fautori del cambiamento non si pongano quesiti più che leciti dopo questi primi passi del nuovo vintage che avanza, se me li pongo io che esulo da appartenenze, tessere e simpatie per non parlare di tifo, non oso nemmeno pensare che si siano ricreduti sul cambio di rotta altrimenti potevano continuare tranquillamente come prima del voto.
Quindi di cosa parliamo? Siamo al famoso cambiare tutto per non cambiare niente? Se così fosse è la fine di ogni illusione futura di un mondo più giusto e vivibile e purtroppo intorno non vedo niente, non sento niente che possa farmi sperare nel cambiamento. Come è possibile mettere fine ad un malgoverno se vengono eletti personaggi che facevano parte di quello uscente ed inviso, quelli che dovevano fare opposizione e non hanno mosso paglia od aperto bocca, assecondando in tutto e per tutto il fare nefasto dei migliori. Come citavo sopra le azioni del nuovo esecutivo ricalcano pari, pari la vecchia ciurma in disarmo e questo col beneplacito silente di coloro che hanno votato il cambiamento, quindi dobbiamo dedurre che va tutto bene quando si comporta male quello votato da noi, anche se non fa nulla per nascondere l’evidente recita in atto, l’importante è che rispecchi il pensiero dell’elettore e lo prenda per i fondelli con delicatezza e non come facevano quelli di prima, con arroganza e protervia. Devo smettere di angustiarmi su questa diatriba del più bravo e del meno bravo a fottere il popolo assente e dovrò farlo fino a quando dal politico al componente del popolo sovrano si inizierà un confronto, una discussione, e perché no un litigio, partendo dalle paroline magiche comunista e fascista, ancor oggi, terzo millennio inoltrato, stereotipo di immobilità mentale.
Significa una cosa sola, la totale e radicata disattenzione e disinteresse della gente comune verso la cosa pubblica da troppo tempo, si lamentano, puntano il dito, inveiscono, scrivono il loro disagio, la loro rabbia e questo è il massimo che riescono ad esprimere a fronte della sistematica distruzione del tessuto sociale ed economico, senza contare quello sanitario. I giovani latitano, a parte quelli radiocomandati dai soliti noti che scendono in strada a fare casino fine a se stesso, gli anziani sono in gran parte stanchi ed impauriti dalla peste strisciante, per dedicarsi alla politica, in mezzo un pentolone bollente di mille ingredienti che non legano fra di loro, il tutto a far gioco a quattro guitti improvvisatisi politici o addirittura statisti, ma meri esecutori di ordini superiori alla luce del sole. Il cambio di rotta rimane utopia pura grazie alla colpevole indolenza dell’ex popolo sovrano; non andrà tutto bene, andrà sempre peggio. Grazie.
Olinto Gherardi
Operaio – Scrittore - Apolitico – 21 anni nel Gruppo Sbandieratori di Sansepolcro dall’avvento del Dott. Piero Gennaioli - Scrittore di poesie - Due pubblicazioni nel 2013(Lo Sbandieratore di Emozioni) e 2015 (All’ombra della Torre) con lo pseudonimo di Uguccione de’ Fiaschi – Collabora alla mostra fotografica di Francesca & Angelo Petruzzi, ManiAnime del Borgo 2016 – Attenzione rivolta al territorio, al Borgo ed al suo patrimonio artistico; diretto e chiaro nell’esposizione del pensiero critico, ma costruttivo. Fotografo amatoriale per hobby-Calcio e Pallavolo gli sports seguiti in prevalenza. redazione@saturnonotizie.it
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