Opinionisti Alessandro Ruzzi

La tortura e le forze dell'ordine

Un episodio del passato che non ricordavo…

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Alcuni giorni fa ho visto un documentario in più puntate a cura della emittente Sky sul rapimento e la successiva liberazione del generale americano Dozier in Veneto nel 1982. Una parte consistente del documentario è dedicata alle polemiche e ai processi che coinvolsero i cinque poliziotti che fisicamente entrarono nel covo padovano dei brigatisti liberando Dozier e arrestando cinque banditi. Impedendo peraltro che quell'azione portasse ad uno scontro a fuoco in ambito urbano, anzi residenziale.
Il documentario sottolineava come già nella fase di indagini qualcuno (la responsabilità apicale di certe scelte è scandalosamente rimasta ignota col risultato di impallinare soltanto i cinque agenti) avesse dato l'ok a trattamenti non convenzionali e oltre la legge, provvedendo al trasferimento in zona di funzionari abituati a tipologie di interrogatori che comprendevano il famigerato waterboarding.
Fu sottoposto a questo ignobile trattamento un "tipografo" che aveva stampato i volantini di rivendicazione e farneticazione delle brigate rosse. Un sospettato (certo avevano trovato i volantini nel suo luogo di lavoro) che tuttavia non aveva messo le mani addosso nessuno. Fu sottoposto ad almeno un paio di sedute con acqua e sale, prima che qualche funzionario di polizia più alto in grado dicesse al cosiddetto esperto di smetterla con tali procedure. Procedura che non portò a nessun progresso nelle indagini perché quel sospettato non sapeva dove fosse tenuto il prigioniero.
Successivamente e per strade diverse furono invece portati in questura altri individui, uno dei quali probabilmente suggestionato dalle urla che riteneva provenire dai suoi compagni di lotta cominciò a raccontare tutto quello che sapeva, compreso il luogo in cui il generale americano era tenuto. Informò la polizia anche delle cosiddette regole di ingaggio che i brigatisti si erano dati: rispondere al fuoco con ogni mezzo sino al sacrificio finale di chiunque.
Quando quei cinque poliziotti irruppero in quell’appartamento trovarono tre uomini e due donne, alcuni dei quali di fronte ad un arsenale da guerra: mitra, munizioni e bombe a mano ed esplosivi. Un brigatista tentò una reazione contro Dozier e fu reso inoffensivo da una randellata di un poliziotto. Liberato il generale americano questi cinque terroristi furono sciagattati sul pianerottolo e per i 2-3 giorni successivi furono “ospiti” di strutture della polizia nel Nord Italia.
In quest’occasione, durante questa permanenza non gli fu consentito contatto né con i magistrati né con i loro difensori e furono presi a calci e a schiaffi da quei cinque poliziotti. Ma questi poliziotti hanno sempre negato di aver fatto passare scosse elettriche nei testicoli, di aver fatto uso del waterboarding, o di aver inscenato una falsa esecuzione. Hanno ammesso l’uso delle mani, ma sempre negato che i manganelli siano stati protagonisti di minaccia di stupro.
Alcuni di questi uomini finirono persino in carcere, carcere penale non militare, una situazione totalmente folle della magistratura inquirente che metteva queste persone in condizione di elevatissimo rischio.
Negli anni successivi alcuni giornalisti avevano individuato chi fosse colui che, il famigerato dottor De Tormentis in forza alla questura di Napoli, fosse stato autorizzato dal livello politico più alto a utilizzare forme di tortura a suo piacere, ma questo individuo non è mai stato portato in tribunale ne è mai stata fatta chiarezza sul livello politico che avesse autorizzato tale operazione.
Negli anni recenti noi siamo stati abituati a conoscere i fatti di cui le forze dell’ordine si sono macchiate, anzi sporcate; nel caso della scuola Diaz di Genova, una mattanza indiscriminata verso cittadini che nulla aveva fatto: ricorderete le immagini all’uscita della scuola anziani con le braccia rotte fracassate a manganellate, teste rotte, donne e non solo sottoposte a vessazioni sessuali.
Questo è quello che mi fa inorridire, unitamente al fatto che quarant’anni fa questo paese fosse ritenuto immaturo per conoscere chi avesse fatto quella scelta di interrogatori oltre la costituzione e per portarlo a esaminare quella decisione folle e fuori legge, applicata a cittadini che non necessariamente avevano avuto un coinvolgimento diretto in fatti di sangue.
Io c’ero negli anni ‘80, anche nei ‘70, quando questo paese era segnato quotidianamente dall’omicidio di servitori dello Stato che avevano soltanto la colpa di indossare una divisa, ma non avevano responsabilità politiche. Tanto meno responsabilità in atti criminali compiuti contro chissà chi.
Di certo non piango se ad un terrorista avessero dato un ceffone, e non avrei neanche pianto se al brigatista Di Lenardo (compare del Savasta autore del vigliacco assassinio dell’ingegner Taliercio) avessero simulato una fucilazione. Ma sapere che al tipografo sottoposto al waterboarding dettero un anno e quattro mesi di carcere ulteriore per calunnia mi dà molto fastidio: qualcuno doveva alzare la mano e trattarci da persone mature e capaci di esprimere l’ambito entro il quale forme di interrogatorio pesante fino alla tortura dovessero applicarsi.
Negli anni di piombo i diritti di molti innocenti sono stati calpestati: morti per mancanza di tutela, morti sacrificati in cambio di “pentimenti” e delazioni senza avere giustizia. Savasta se lo cavò collo sconto, nonostante fosse un assassino. Altri come lui, ma i morti restavano tali. Innocenti privi di diritti o diritti che valevano meno? Ne dovremmo discutere poiché sono periodi storici che possono tornare.
Il caso Cucchi e troppi altri ci hanno insegnato che membri delle forze dell’ordine commettono reati, senza senso o beneficio comune. Per loro autogratificazione, stress, menti malate, interesse. E spesso la fanno franca.
Ma lasciarli soli senza copertura quando neanche sono responsabili è criminale.

Alessandro Ruzzi
© Riproduzione riservata
08/07/2022 21:00:17

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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