Opinionisti Alessandro Ruzzi

Suicidio assistito

Riguarda pochi, ma li riguarda davvero

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È da anni che la Corte Costituzionale ha “invitato” il potere legislativo a occuparsi coerentemente e civilmente del dramma vissuto da poche decine di cittadini, ma con una profondità che non è possibile distogliere lo sguardo. Salvo voler vederli uccidersi per disperazione o per esprimere il proprio disprezzo per come alcuni uomini ed istituzioni trattano i colpiti da disabilità invalidanti, indifferente sia per brevi periodi o per lunghi anni.
È certo un tema eticamente dirimente, ma non lo si può affrontare con ottica politica, religiosa o peggio ideologica. E affermo che non lo può decidere chi non riesce a comprenderne il dramma: la natura è birichina, quando sbaglia non ci va di scartina, ti scarica addosso macigni di cui non hai responsabilità, talvolta la scienza medica non sa spiegare come fanno a verificarsi, spesso non è in grado di offrirti una terapia. Individui e nuclei familiari che, con grande compostezza e quasi sempre in ambito domestico, si strappano il cuore dal petto più volte al giorno: perché non esistono strutture che possano ospitare i periodi terminali di queste persone, per una scelta di volgare moneta.
Dimenticati, ignorati, costretti a vendersi tutto per fare fronte alle carenze istituzionali. Questa è nella mia interpretazione la cultura dello scarto di cui parla Papa Francesco: individui che danno fastidio.
Io ho conosciuto alcune di queste persone, ma non le ho mai viste incazzate con la natura, bensì con gli uomini e le istituzioni.
I familiari e gli affetti sono travolti vedendo il loro caro: auspicare una fine rapida, magari umana e rispettosa, senza incertezze di risultato?
Ma vengono travolti pure dalla incertezza di quale sia la volontà del loro caro che magari in quel momento non è più in grado di esprimerla: voleva continuare una vita anche in queste difficoltà oppure no?
Occorre invitare la popolazione a prendersi un minuto per riflettere su questo tema, sulle cose che possono accadere; dare indicazioni ai loro cari o alle istituzioni è il primo passo ove il sistema dovrebbe impegnarsi a diffonderne la consapevolezza.
Dignità, dolore: offrire una risposta valoriale a questi temi già sarebbe tanta roba.
Senza infingimenti, ma salvaguardando i troppi giovani che fanno scelte che addolorano, lasciano senza respiro: non buttino via la vita quando essa ha ancora da offrire e da offrirgli, non confondano i turbamenti (che certo li opprimono) con i morsi di coloro che chiedono di accedere al suicidio assistito.
Costoro non possono farlo da soli, non possono garantire un passaggio certo drammatico, ma sicuro; la paura di fare certe cose a mezzo o male è un grande ostacolo.
Dinanzi alla mancanza di prospettiva (tante sono le patologie senza speranza) vi imploro: non fate spallucce!

Alessandro Ruzzi
© Riproduzione riservata
03/10/2024 17:51:25

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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