Opinionisti Alessandro Ruzzi

Resistenza = Una lotta di popolo?

Un occhio ai numeri...

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...da precedente “Ripensare la “resistenza”....

La “resistenza” non è stato movimento di popolo diffuso: tutta l'Italia meridionale non ha praticamente vissuto quei terribili mesi, tutto il centro-sud ha votato a favore della monarchia nel referendum del 2 giugno 1946. Meglio l'Italia si fosse divisa in due, repubblica a nord di Roma ed il resto sotto la guida del Savoia.

Numeri precedenti: alle elezioni 1934 il listone fascista raccolse 10.043.875 voti ossia il 99,85%, contro il fascio 15.215 voti pari allo 0,15 %, con meno di 1.000 oppositori nel centro sud.  Elezioni certo con brogli, ma le piazze erano piene di fascisti non solo a Roma, l'Italia era fascista. Militante o defilata, lo era.

Con oppressione non simbolica degli oppositori.

Su questa base non mi è facile accettare il numero di 235.000 partigiani spesso indicato. Gli ambienti repubblichini ovviamente ingigantivano al bisogno l'entità di chi li faceva indietreggiare e divengono l'opposto di credibile gonfiandone il numero. Per "completezza" del quadro, un sito fascista odierno scrive: “Parri riferisce  di 9mila uomini arruolati nell’inverno 1943-44 per la sola Italia settentrionale; essi diventarono poi 80mila e salirono fino a 200mila tra la primavera e l’estate del 1944, per calare drasticamente nel successivo autunno-inverno e risalire di nuovo a 200mila nel marzo-aprile 1945, raddoppiandosi infine nei giorni successivi al 25 aprile”. Notevole nel finale della citazione il richiamo allo sport preferito degli italiani: il salto sul carro del vincitore che introduce il tema “io c'ero”.

Difficilissima distinzione è quella fra partigiani, "chi avesse appartenuto a formazioni partigiane per almeno tre mesi […] partecipando ad almeno tre azioni di sabotaggio o combattimento", e  i cd. patrioti, tali per aver compiuto azioni di fiancheggiamento alle bande partigiane (o avervi militato, anche senza avere preso parte ad azioni armate, per meno di tre mesi). Difficile includervi le bande di sbandati armati che non cercavano rogne coi tedeschi e rubavano il cibo ai contadini, nell'aretino per esempio il "russo" in zona Chiavaretto responsabile dei 200 ostaggi de La chiassa. Magari li troviamo conteggiati fra i partigiani, ma è gente che ha solo fatto danni. Ed inquina il ricordo della resistenza.

I nazisti facevano prima, definivano banditen tutti gli armati. Tutti stavano alla larga dai crucchi. Tranne uccisioni isolate di nazisti -seguite poi da criminali uccisioni, ma non avevano bisogno di scuse per ammazzare centinaia di civili nell'aretino o altrove- la lotta era contro i repubblichini.

Pare che nell'immediato dopoguerra quasi 700mila italiani richiesero riconoscimento come partigiano o patriota, utile per trovare un impiego o per permettere ai feriti e ai familiari dei caduti una pensione di guerra, L. 1.000 il premio per i patrioti, elevato a L. 5.000 per combattenti e a L. 10.000 per chi aveva subito ferite gravi. Venne inoltre quantificata in L. 20.000 l'indennità per le famiglie dei patrioti dispersi o caduti in combattimento o caduti per rappresaglie o deceduti in seguito a ferite o malattie contratte in servizio; tanti altri avevano bisogno di ripulirsi e ci riuscirono..; meno di 140mila lo ottennero: inutile lamentarsi dei rumeni furbetti del reddito di cittadinanza, noi italiani abbiamo una lunga storia di "furbizia". La differenza con di 235.000 partigiani sopra citati e significativa: 1/3 non chiese alcun beneficio? Può darsi, vedi oltre. Oppure non erano 235.000. Numero comunque sideralmente lontano dai 700.000 vispetti che chiesero l'aiutino.

Curina, il cui libro è centrale nella storia della resistenza nell'aretino, preferì indicare nome e ruolo di chi ebbe un ruolo da antifascista militante, persone che avrebbero passato seri guai alla scoperta del sostegno che offrivano alla resistenza. Ma la  maggioranza di chi ha avuto un qualunque ruolo in quei giorni non se ne vantava: ho chiari esempi di figli o mogli che l'hanno scoperto dopo, narratogli da altri. Per molti era cosa da fare (mi riallaccio al possibile un terzo di non richiedenti alcun riconoscimento), senza gloriarsene in seguito anche se questo gli avrebbe dato vantaggi. Curina non pubblica lista di patrioti definendo vaga quella esistente e questo la dice tutta.

Curina elenca invece circa 1.300 partigiani della divisione Arezzo, definiti combattenti.

Movimento di popolo?

Arezzo comune contava circa 60.000 abitanti nel 1936, la provincia nel 1951 ne censiva 326mila; direi che 1.300 combattenti erano meno dell'1% degli aretini maschi in provincia, assumendo a braccio gli aretini fuori provincia pareggiati da foresti nell'area. Esempio prigionieri aretini all'estero in confronto ai soldati dell'est scappati da Renicci ove internati. Non è conto facile, non ho neanche approfondito la consistenza delle fasce anagrafiche. L'un per cento -certo posso sbagliare i conti-, non credo possa definirsi tale un popolo di partigiani. Forse in altre aree erano più numerosi, vedi nel nord, certo non nel sud dove non vi fu guerra civile. E questa dicotomia comunque non facilita a credere a 235mila combattenti in totale. Mentre ad Indicatore ci sono 1.267 sepolture alleate ed altre 256 a Foiano. Volete confrontare numeri e qualità? Morti veri. Scomodi. Da emarginare. Non onorati degnamente per decenni. Morti di serie A e B e C, ne parlerò.

E dobbiamo guardarci dentro; in Casentino un ebreo si è suicidato nel 1944 dopo avere ucciso la moglie e la figlia lattante, terrorizzato da paesani casentinesi presso cui si erano rifugiati, che lo istigavano a questo per sottrargli oggetti di vestiario, preziosi e denaro contante: homo homini lupus....

la foto è al cimitero commonwealth di Indicatore: nel 2013 alle prime onoranze d'un 25 aprile diverso con Liberaperta eravamo pochi pochi.....Negli anni seguenti è arrivata una certa politica ed io mi sono allontanato, ma spesso penso a quelle sepolture. Grazie ragazzi, senza il vostro sacrificio non sarei qui a scrivere così.

….prosegue....

Alessandro Ruzzi
© Riproduzione riservata
09/01/2022 20:11:49

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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