Mimose tifose

Da un pezzo ‘n qua sono le donne che lasceno a casa l’omini
Una volta cantavano “Perché… perché…” con Rita Pavone. Oggi vanno in campo e le loro curve sono molto meglio di quelle degli Ultras. Ah le donne!
Mimose tifose
‘Na volta Rita Pavone cantava: “Perché… perché…. la domenica mi lasci sempre sola / per andare a vedere la partita…”. Da un pezzo ‘n qua sono loro che lasceno a casa l’omini. Insomma a le mimose li piace dimolto più ‘l pallone, de que’ fiurillini gialli, con cui che gli fanno la Festa. Mezze ‘ncampo e mezze sulle tribune, tutte spirluccicanti popolano gli stadi, com’i papaveri i campi di grano. E meno male. Grazie a loro, il popolo del calcio segue altre curve e l’ucelli di San Cornelio, al loro basculare, aviano a cantare l’inno di Pupo a squarciagola. Ho sempre ‘nvidiato ai calciatori le conquiste ‘n amore. Acattono da far paura anche quelli che, se li ‘ncontri la notte da solo, preferiresti ‘nciampare nel fantasma del Fei. Ma le donne, invece di fuggire berciando come fanno coi topi, s’acoveno tutte ubbidienti e li fanno de ’lavorini che pu’, la domenneca, quelli unne stanno manco ritti e i tifosi s’incazzano come tigri del Bengala. ‘Nsomma Mirko Conte (uno da famiglia Adams) acattava come Bettarini, il Brad Pitt del Valdarno, ex amaranto e di quella che s’è data a l’Isola dei Famosi, che strazia anch’i timpani, pe’ limatasse alla fonetica. E l’omini? Continuano a dare del cornuto a’l’arbitro, ma se si tastassero ‘l capo, ce troverebbon la sorpresa, come ne l’ovi di Pasqua. Fece da apripista l’Alba Parietti, con sgabello e strapiombi di vedute, ch’ospitarono l’occhiate ficcanti di tutte le curve d’Italia e, oramai, ci son più donne su gli spalti, che mendicanti al giro per ‘Rezzo. Nonostante la morbida invasione, il calcio resta tuttavia uno sport maschile, per non dire maschilista. Praticamente le donne, a’lo stadio, hanno puro scopo ornamentale. E. diciamo la verità: anche ‘n campo, con quei mutandoni, ce stanno com’il cavolo a merenda. Almeno per l’altro sesso, che le guarda con supponenza, ma si guarda bene dall’ammetterlo. Comunque i maschi, grazie al pallone, hanno ritrovato un senso di superiorità smarrito ‘n tuttì quel’altri campi. Forse è per questo che, l’altra metà del cielo, s’innamora dei calciatori, armasti l’ultima Tule d’una mascolinità ‘n declino, come l’Italia nostra. Le mimose, oramai, sono diventate tifose, arbitre, bada linee, giornaliste, opinioniste, anchor woman e, qualcheduna anche cornuta, pe’ la legge del contrappasso. Tutte però, in mutande e senza, sono come l’anelli di Saturno e abbelliscono il pianeta calcio, senza aterrare mai. Luciano Gaucci, rivoluzionario presidente del Perugia, ‘na volta ne mise una anche ‘n panchina, ma ancora non ha avuto imitatori. Tuttavia di Gaucci ce n’è stato uno solo. Dopo di lui, che mise ‘n campo anche Gheddafi junior, l’unico che potrebbe dare n’altra chanche a’le mimose, è un nostro illustre concittadino del contado, ch’è sempre stato un gran galante. Se gli artonasse la voglia de rimontare il Cavallino, potrebbe pagare l’allenatrice ‘na volta l’anno, giusto l’otto marzo, co’ n mazzo di mimose. Pensaci Piero.

Giorgio Ciofini
Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.
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