Opinionisti Punti di Vista

Il turismo, il commercio e il centro storico a Sansepolcro?

Progetti organici e visione di prospettiva

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Il turismo dovrebbe essere un grande contenitore di economia, creando business a chi opera nello specifico comparto e in settori nevralgici quali accoglienza, ristorazione, artigianato e commercio. A Sansepolcro, negli ultimi venti anni, con la parola turismo ci siamo “sciacquati” la bocca molte volte, ma poi all’atto pratico i progetti sono rimasti soltanto un sogno, in particolar modo nelle ultime campagne elettorali:  politici di destra, di sinistra e di tutte le estrazioni hanno sempre considerato questo argomento come un punto nevralgico del programma, che tuttavia ha prodotto scarsi risultati, anche se di soldi ne sono stati investiti molti, ma non si sa come e dove sono stati messi. È normale che, in una situazione come questa, mi piaccia rispolverare un mio vecchio pallino chiamato “Via dei Musei”. Un progetto che avevo presentato all’amministrazione comunale 25 anni fa: quello di un museo a cielo aperto che parte da Palazzo Muglioni e arriva fino ad Aboca Museum. Un percorso espositivo che in quel periodo sarebbe stato interrotto da Palazzo Pretorio, poiché all’interno di esso vi era ancora la sede distaccata del Tribunale di Arezzo. Poi è successo che anni addietro è maturata la sciagurata decisione di chiudere il Tribunale (inconcepibile, ma è così è andata, ponendo fine a un tradizione quasi millenaria) e allora pensavo che, dietro il risvolto negativo della perdita di un importante servizio, maturasse un eccezionale stimolo: ci saremmo ritrovati con la disponibilità di un grande contenitore rimasto vuoto, che ci avrebbe dato la possibilità di ampliare il museo civico al piano alto, con passaggio attraverso l’Arco della Pesa e di costituire al piano basso un museo particolare, riservato alle arti e ai mestieri. Un progetto verso il quale l’amministrazione del sindaco Franco Polcri aveva mostrato interesse ed entusiasmo, concedendo gli spazi del centro servizi Tevere Expo al Foro Boario tramite la Comunità Montana Valtiberina Toscana, ma si trattò soltanto di una parentesi isolata: una mostra della durata di un mese, dopodichè questi locali furono ripresi dall’ente, con la promessa che ne sarebbero stati individuati altri più prestigiosi. Quali? Dopo 15 anni, siamo ancora punto e a capo. Teniamo presente che il centro servizi Tevere Expo si è rivelato un grande spreco di soldi pubblici perché ancora non si è capito - né si è mai saputo - a cosa dovrebbe servire, dato che viene utilizzato una volta all’anno per le Fiere del Bestiame all’interno delle Fiere di Mezzaquaresima (il Covid-19 ci ha tolto due edizioni della kermesse, trasformando in compenso il Foro Boario in centro vaccinazioni), ma forse qualcuno si è dimenticato che abbiamo rinunciato al finanziamento per un ampliamento e per la riqualificazione dell’area. Faccio presente, in ogni caso, che questa area non è idonea per progetti del genere, ma sarebbe perfetta per un centro servizi nel quale riunire fisicamente le associazioni di volontariato e soccorso, quindi Protezione Civile, Confraternita di Misericordia, Croce Rossa e Vigili del Fuoco, mantenendo ognuno la propria identità ma operando secondo logica di rete. Tanto per tornare in argomento, ho avuto modo di visitare in ultimo il bellissimo museo delle arti e dei mestieri che si trova a Gubbio, nei locali di Palazzo Beni: una sede da sballo, articolata su tre piani con migliaia di oggetti esposti. Un luogo situato in una posizione centrale anche per il passeggio e che custodisce le nostre radici e tradizioni legate ad arti e mestieri che hanno caratterizzato la storia della città umbra. Mi sono informato sulle affluenze a questo museo: ebbene, mi hanno riferito che in estate la media si attesta sui mille visitatori al giorno. Con tutto il rispetto, Sansepolcro è un gradino più indietro rispetto a Gubbio, ma non mancherebbe nulla nemmeno al Borgo per portare avanti un progetto di questo tipo, anche perché in città sono tanti i collezionisti che possiedono in casa questi tipi di oggetti e per i quali un museo sarebbe addirittura il toccasana, dal momento che qualcuno non ha spazi materiali disponibili in casa e quindi è costretto a tenerli accatastati, oppure chiusi sigillati negli scatoloni. Qui a Sansepolcro non mancano i richiami forti verso le nostre tradizioni: da quella contadina all’arte orafa, dal merletto al tessile (in particolare le camicie, la cui superiore qualità è riconosciuta, ma pare che un museo dedicato a questo raffinato capo sarebbe già pronto) e progetti di questo tipo potrebbero benissimo contare sull’appoggio delle associazioni di categoria del comparto, vedi Confartigianato e Cna, ma anche della Camera di Commercio, che sotto questo profilo si è sempre dimostrata sensibile. Ci rendiamo allora conto di cosa vorrebbe dire per Sansepolcro partire da Palazzo Muglioni, con la realtà di CasermArcheologica e il museo della Buitoni (sempre ammesso che vi sia chi realmente lo voglia), il museo civico ampliato e potenziato, il museo delle arti e dei mestieri comprensivo anche del già esistente spazio del merletto e una Casa di Piero con gestione pubblico-privata, perché ora come ora la sua situazione è vergognosa. Siamo davanti a un contenitore vuoto, in preda al degrado come dimostrano le persiane a ciondoloni, che se viene aperto qualche volta è grazie al volontariato di alcune persone. E la sede della Società Balestrieri, sul versante di via della Fonte, non potrebbe essere essa stessa un museo, dal momento che è arredata con garbo e che in un’ala della Casa di Piero vi sono locali liberi nei quali magari poter esporre i drappi dei tanti Palii vinti nelle sfide con Gubbio? Perla finale è Aboca Museum, sulla cui unicità nessuno ha mai discusso: è una eccellenza che solo Sansepolcro può vantare. Avanti ancora. Non si trova lungo via Aggiunti, ma a metà di via Matteotti e comunque può essere benissimo compresa nell’itinerario museale la sede del Gruppo Sbandieratori Sansepolcro, perché balestra e bandiera sono storia e tradizione del Borgo. L’unica esposizione tagliata fuori è quella della vetrata, perché trovandosi in via Giovanni Buitoni – nella ex chiesa di San Giovanni Battista – è un po’ avulsa dal tragitto, ma è una tappa imprescindibile per chiunque. Ovviamente, il percorso che interessa via Niccolò Aggiunti, piazza San Francesco e piazza Garibaldi andrebbe riqualificato con l’arredo urbano, anche se sembra che in parte verrà fatto con panchine e fioriere proprio su via Aggiunti, che dovrebbero offrire un particolare effetto prospettico ben intonato con le prerogative della città di Piero della Francesca. Semmai – questo sì – si continua a operare per pezzi o stralci e non in maniera organica: mi auguro allora che almeno vi sia una visione di lungo periodo. Per esempio, in questo tratto di strada andrebbero tolte le auto, preferendo al loro posto piante e fiori e anche piazza San Francesco – dove c’è la statua di Luca Pacioli – avrebbe bisogno di un ritocco così come lo splendido chiostro della chiesa, che da tempo immemorabile è in queste condizioni. E siccome tutto è migliorabile, qualcosa si può fare nel Giardino di Piero della Francesca e soprattutto si deve fare in piazza Garibaldi, dove le fioriere con le piante seccate sono una vera vergogna, alla pari dei parcheggi selvaggi, dei cavi elettrici a penzoloni e degli escrementi di piccioni in via Buia, la piccola ma storica strada sul retro di Palazzo delle Laudi. Non dimenticando la fontana ingabbiata, perché mesi addietro si è staccato un pezzo di pietra. Già, la fontana: c’era un progetto elaborato dall’Accademia Enogastronomica della Valtiberina per la riqualificazione e il restauro di piazza Garibaldi, che per cause ignote è rimasto bloccato nei meandri dei palazzi del potere del Comune di Sansepolcro, non dimenticando che all’amministrazione sarebbe costato zero euro, perché era tutto a spese dell’Accademia. Ricapitolando: ho disegnato una pianta virtuale del mio pallino chiamato “Via dei Musei”, cercando più che mai di capitalizzare l’esistente, proponendo un’esposizione di arti e mestieri, sperando che si faccia quello della Buitoni e auspicando che un domani - essendo assieme a Gubbio la città grande ereditaria della nobile arte – Sansepolcro possa ospitare un museo dedicato anche alla balestra e alle sue tipologie, considerando il fatto che in questa città le balestre vengono costruite tutt’oggi. Ma la mia concezione di museo non si ferma alla pura collezione in esposizione: lo spunto me lo offrono quegli artisti locali – e ne abbiamo tanti, specie nella pittura – che proprio in via Niccolò Aggiunti hanno ubicato il laboratorio nel quale si recano giornalmente. La visione di essi con tavolozza e pennello è già significativa: pensate quindi se i tanti locali sfitti e freddi che purtroppo contiamo nel centro storico biturgense fossero occupati da artisti di vario genere o da semplici artigiani al lavoro in uno spazio che funge da laboratorio e allo stesso tempo da negozio. Sarebbe a mio avviso anche uno stimolo per i giovani, che magari potrebbero rimanere attratti da determinati mestieri soltanto nel vedere l’abilità di chi li svolge o nell’ammirare la bellezza del prodotto. D’altronde, la riqualificazione del centro storico passa per tutta quella offerta commerciale che non esiste in periferia o nella grande distribuzione: punti vendita di souvenir e di prodotti tipici alimentari e non (se gli anghiaresi vogliono portare i loro scaldini e i tifernati le loro ceramiche, ben vengano) e attive botteghe artigiane integrati con i ristoranti, i bar e negozi particolarmente tradizionali quali possono essere la pizzicheria, il macello e l’ortofrutta, che vendono quel qualcosa in più di inedito e sfizioso (sarebbe importante fare rete con le aziende del territorio, privilegiando la qualità al prezzo, ma con i fatti e non le chiacchiere). A quel punto, la contrapposizione fra centro storico e periferia e fra commercio al dettaglio e grande distribuzione sarebbe superata. Vi sarebbe a mio avviso un’opportunità anche per l’agricoltura: nell’area dismessa dell’ex magazzino tabacchi vedo bene un mercato coperto e giornaliero di ortofrutta, nel quale ogni giorno il consumatore può trovare il prodotto fresco e genuino delle nostre campagne. Sto sognando forse troppo? Può darsi. Diciamo però che ho un’idea di “Via dei Musei” e di “Città Museo” sulla quale sono pronto a confrontarmi e ad accettare consigli e critiche, purchè abbiano una finalità costruttiva e soprattutto abbiano una visione di prospettiva; ogni operazione, piccola o grande che sia, ha un senso se inquadrata in una precisa ottica, la quale viene suggerita dall’obiettivo che si vuole raggiungere. Il mio è quello di vedere sempre più bella e attraente la mia città – quella in cui sono nato, vivo e lavoro – che di potenzialità ne ha da vendere, ma che troppo spesso non riesce a capitalizzare come dovrebbe e come meriterebbe. Forse è questo il vero problema da risolvere.

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
30/09/2021 15:43:22

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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