La fuga radioattiva cinese imbarazza la Francia
Il reattore era la tecnologia di punta di Parigi
Emmanuel Macron era andato addirittura sul posto, a Taishan, in Cina, a 120 km a sud-ovest di Hong Kong, nel 2018, a inaugurare quella centrale nucleare, con i primi due reattori di nuova generazione, la tecnologia di punta francese Epr. Sono gli unici finora operativi nel mondo, a causa dei problemi tecnici che hanno ritardato la loro costruzione in Francia e altrove. Ma proprio a Taishan si segnala una «fuga radioattiva» che preoccupa tutti. A parte, ovviamente, le autorità di Pechino.
La notizia è venuta fuori agli inizi su Cnn: la filiale americana di Framatome, controllata di Edf, il colosso pubblico francese dell’energia, all’avanguardia per la tecnologia nucleare, ha avvertito il Dipartimento Usa dell’Energia di «una minaccia radioattiva imminente» a Taishan. Edf ha poi ammesso, con molta prudenza e una buona dose d’imbarazzo, di essere stata informata dai partner cinesi «dell’aumento della concentrazione di alcuni gas rari nel circuito primario del reattore numero uno» e del loro «rigetto nell’atmosfera, ma nei limiti regolamentari definiti dalle autorità di sicurezza cinesi». Si tratta di un problema di tenuta stagno delle guaine che contengono i condotti delle pastiglie di uranio arricchito. Era già stato individuato a partire dall’ottobre 2020, ma si è aggravato nelle ultime settimane. Tnpjvc, la società che gestisce la centrale, è controllata per il 70% dal colosso cinese Cgn (China General Nuclear Power Group), partner storico di Edf, che detiene il restante 30%. I francesi hanno chiesto che si riunisca il consiglio d’amministrazione per studiare la situazione.
Ma Cgn non ha ancora dato una risposta. Non solo: la centrale, che rifornisce di elettricità un territorio equivalente alla Gran Bretagna, ma con una popolazione doppia, non è stata fermata e resta operativa. «Non c’è niente di anormale nella radioattività intorno ai reattori – ha sottolineato martedì mattina Zhao Lijian, portavoce della diplomazia cinese – e la sicurezza è garantita». Come dicono i francesi, siamo dentro ai limiti di concentrazione previsti per quei gas. Ma i tassi radioattivi delle norme cinesi sono tre volte quelli della Francia. E le autorità hanno la possibilità di alzarli ulteriormente, se ritengono necessario mantenere in attività una centrale. Non è chiaro se l’abbiano fatto in questo caso. Insomma, si fa presto a dire che non c’è niente di «anormale»…
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