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Campagna elettorale a Sansepolcro “figlia” dello scadimento economico e politico

Purtroppo la politica di una volta non c’è più

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Fra pochi mesi, Sansepolcro tornerà al voto per decidere a chi affidare l’amministrazione del Comune per i prossimi cinque anni. E in teoria ci può stare sia una conferma dell’attuale sindaco, sia un volto nuovo, ma non sto a insistere su questo punto o a fare pronostici del caso. L’aspetto che voglio evidenziare è un altro. Seguo la politica fin dai primi anni ’80 e devo dire che in questo lungo lasso di tempo vi sono stati inevitabilmente alti e bassi, ma che il trend è andato costantemente peggiorando, sia dal lato economico che dal punto di vista della vivibilità, ma anche del decoro e di un turismo scoperto oltre trent’anni fa, ai primi accenni di crisi della Buitoni, che tuttavia non è mai decollato o non lo ha fatto come avrebbe dovuto. D’altronde, fino a quando la grande fabbrica per eccellenza della città e le altre che comunque registravano numeri importanti a livello di occupazione (vedi le fabbriche di camicie, maglie e mattonelle) andavano bene e in ogni famiglia entravano due stipendi, non si poneva più di tanto il problema di valorizzare la città dal punto di vista turistico, perché il Borgo era sempre quello di Piero della Francesca, di Luca Pacioli, del Volto Santo e dei palazzi gentilizi. La città era insomma “ricca” (e ancora, ma per poco, si regge in piedi con le pensioni di chi era dipendente negli anni buoni), il commercio funzionava per forza di cose e il turismo era gradito, ma non si investiva su di esso perché semplicemente non era la principale risorsa economica. Prova ne sia anche il fatto che – tranne le opere d’arte – non vi era poi una cura particolare del centro storico: si pensi a ciò che è successo nella zona dell’Autostazione, allo sfondamento di via Niccolò Aggiunti a Porta Romana e al fatto che, per esempio, i muri della facciata di Palazzo Ducci-Del Rosso erano utilizzati per le pubbliche affissioni. Per non parlare poi del traffico: si girava ovunque e il centro di piazza Torre di Berta era un ampio parcheggio. Il benessere e la comodità avevano il sopravvento sulle altre ragioni e Sansepolcro era la città industriale, non un luogo di interesse turistico. La crisi della Buitoni (prima metà degli anni ’80) e con essa l’indebolimento di certezze che sembravano granitiche hanno poi modificato gli scenari: il Borgo ha cominciato a curare di più il suo aspetto estetico, che rimane comunque gradevole, ma ha perso le prerogative di capoluogo economico della vallata, grazie anche alle tante “emigrazioni” delle aziende nella vicina Umbria. Per non parlare del commercio, che da fiorente comparto sta lentamente vivendo uno stato di progressiva agonia. Il contesto politico-amministrativo della città è stato l’espressione di questa metamorfosi dal punto di vista economico. Siccome in quello che dico mi piace sempre metterci la faccia, non ho difficoltà nello stilare una classifica di quelli che, a mio parere, sono stati i tre migliori sindaci degli ultimi quarant’anni a Sansepolcro, anche se nessuno di questi io ho mai votato, ma credo di avere l’umiltà di ammettere anche gli errori.  Sul gradino più alto colloco Luigino Sarti (ci ha lasciato oltre sette anni fa ed è stato primo cittadino dal 1990 al 1995), persona con la quale mi sono scontrato più di una volta, ma che – politicamente parlando – era una spanna sopra tutti. Di politica se ne intendeva, era molto abile e su questo ha messo tutti d’accordo; solo Ivano Del Furia e Gianni Gorizi erano capaci di reggere il confronto. Sarti, artefice con la sua alleanza del primo ribaltone che ha spedito l’allora Pci all’opposizione, è stato anche lui criticato come sindaco, ma più il tempo passa e più il suo quinquennio si rivaluta. Disponeva di una buona squadra di giunta ed è stato il sindaco dei cinquecentenari della morte di Piero della Francesca e della “Summa” di Luca Pacioli. Due “jolly” giocati bene, forse anche perché la sinistra – pensando di rimanere in sella – gli aveva preparato per tempo il terreno. In seconda posizione – forse con sorpresa di qualcuno – metto Daniela Frullani (2011-2016), trattata malissimo in occasione della sua riproposizione al secondo mandato, ma da molti rimpianta nel corso di questi cinque anni. Bene o male, Daniela Frullani è stata in grado di portare in città milioni di euro destinati a investimenti (mai ne avevamo visti tanti arrivare dalla Regione Toscana) e, a proposito di turismo, non dimentichiamo che durante il suo mandato c’è stata la visita di papa Benedetto XVI (era il 13 maggio 2012) in occasione del Millenario della città, anche se l’evento avrebbe potuto e dovuto essere gestito in maniera migliore, perché queste sono occasioni che nella vita capitano una sola volta. Negli ultimi anni (dopo il suo mandato da sindaco), ho avuto modo di conoscerla meglio e devo dire che se avesse giocato diversamente le sue carte, la città avrebbe potuto conoscere meglio una persona diversa che ha pensato più a lavorare che a “vendere” la sia immagine. In terza posizione – gradino più basso del podio – inserisco Dario Casini relativamente al primo mandato (1995-1999), perché sul secondo avrei molto da dire. L’attuale campagna elettorale mi lascia molto perplesso: siamo oramai vicini alla data del voto (anche se la data del ritorno alle urne è stata spostata da giugno in autunno, tra la metà di settembre e quella di ottobre), ma vedo regnare molta confusione e c’è completa mancanza di progettualità. Tutto ciò non fa ben sperare per il futuro di una città che invece avrebbe bisogno di rimettersi a correre per farla tornare a essere quella che gli adulti attempati di oggi ricordano come capoluogo zonale del benessere e della qualità della vita. Anche stavolta, come oramai accade da venti anni, il mio nome è circolato per un possibile impegno in politica, ma devo dire che l’attività in cui sono impegnato e i problemi miei familiari non mi consentono di intraprendere un percorso che per tanti aspetti potrebbe essere stimolante per chi è nato, è vissuto e opera in questa città. Negli ultimi quarant’anni, ho avuto il privilegio di occupare – all’interno di associazioni, consorzi, cooperative, sindacati ed enti vari – incarichi di primo piano, molti dei quali di livello nazionale, che mi hanno permesso di formarmi le ossa e di capire come va il mondo e nel mio piccolo avrei potuto apportare le mie relazione ed esperienze al servizio della mia città, anche se con il mio lavoro so benissimo di non essere simpatico a tutti (ma detto tra noi il bello della vita è questo, fare solo il “piacione” per avere consenso vuol dire non avere una spina dorsale). Ma per me la famiglia e il lavoro vengono molto prima della politica. Sicuramente, la politica di oggi non mi piace molto, dove parole per me molto importanti come “ideali”, “coerenza” e “rispetto degli avversari”  dovrebbero costituire l’A-B-C di chi è chiamato a portare avanti le istanze dei cittadini. Questo soprattutto in ambito nazionale, ma è invece sotto gli occhi di tutti che la politica venga oggi usata solo per scopi personali e pur di rimanere attaccati alla poltrona si fanno i patti persino con il diavolo. Un distinguo si rende tuttavia necessario, perché la politica nazionale è ben diversa da quella locale; in quest’ultimo caso, infatti, il fattore umano riveste un ruolo determinante e mai come adesso mi sarebbe piaciuto che da Sansepolcro, Comune di dimensioni medio-piccole, fosse partito un messaggio del “Governo dei migliori”, mettendo insieme le eccellenze di questo territorio per tentare di ridare vita a una città che merita ben altro. Ovviamente, quando parlo di governo dei migliori faccio riferimento in qualche modo al governo di Mario Draghi, per quanto avrei molto da obiettare  su alcune figure inserite nell’esecutivo dal neo-premier. In una comunità come quella di Sansepolcro, dove tutti ci conosciamo, è facile capire chi abbia o meno i numeri o le potenzialità per rivestire determinati ruoli; a prescindere dal fatto che risulti simpatico o antipatico, l’importante è essere capaci, ma purtroppo – lo abbiamo visto in questi mesi – i nomi importanti che avevano iniziato a girare si sono pian piano dissolti come neve al sole. Perché accade tutto questo? Tante possono essere le spiegazioni, a cominciare da quella di fondo: fare il sindaco oggi è più complicato di qualche decennio fa, quando i soldi dallo Stato arrivavano più facilmente e di grattacapi ve n’erano molti di meno. Meglio fare, per esempio, il consigliere regionale: con uno stipendio a cinque cifre, passi per eroe se in cinque anni riesci a ottenere un paio di obiettivi per il tuo territorio, piuttosto che percepire molto di meno per dover andare in Comune, incontrare e dare risposte tutti i giorni a chi non ha la casa, oppure il lavoro, o non riesce a pagare le bollette. In secondo luogo, la politica ha assunto la tendenziale prerogativa – per qualcuno che magari nella vita non ha ancora avuto una sistemazione professionale definitiva – di ufficio di collocamento. Per carità, nulla da scandalizzarsi: anche in passato le tessere di partito facevano la differenza nella spartizione dei posti di lavoro. Terza spiegazione: si parla di imprenditori, di professionisti o di figure comunque “forti” per il ruolo di sindaco. A parte il fatto che chi viaggia bene nella vita lavorativa difficilmente riesce a candidarsi a sindaco perché il tempo da dedicare all apolitica in una città come Sansepolcro è molto, a meno che non vi sia l’umiltà di circondarsi di una Giunta con gli attributi. Per un imprenditore abituato a prendere decisioni e ad applicare i suoi metodi anche all’interno di una pubblica amministrazione, non è facile perché qui il discorso è un tantino diverso, nel senso che la logica del “oggi si decide, da domani si fa così” non può essere per ovvi motivi adottata: il sindaco è un amministratore ed è il primo cittadino, ma non il “padrone” della città. Allo stesso tempo, però, un imprenditore mosso dalle migliori intenzioni non può sopportare disfunzioni o accettare decisioni mosse più da logiche partitiche, da esigenze di spartizioni o da intrallazzi che vanno a scapito della razionalità. Il solo temere questa eventualità lo induce a dare il classico “calcio al barattolo” e a dire: “Ma andate tutti in quel posto!”. A meno che l’imprenditore non sopporti il tutto perché ha qualche interesse specifico sul piano personale, ma allora si torna al punto di prima. Rimango dell’idea che quando si decide di mettersi in gioco per la propria città bisogna prima aver fatto dei percorsi di vita ed esperienze che hanno fatto raggiungere all’amministratore una serenità interna, dimostrando in campo lavorativo, umano e familiare di che pasta è fatto. Faccio sempre un esempio: quando siamo giovani abbiamo tutti nella schiena uno zaino pieno di sogni e progetti da realizzare; bene, se dopo un pò di anni questi sono diventati realtà, forse sei pronto anche per fare certi percorsi. Se dunque la situazione è questa, quale futuro per Sansepolcro? Non sono un mago e non ho la sfera di cristallo, ma una cosa è certa: per la mia città auspico sempre il meglio, perché vorrei che i miei figli avessero un giorno la possibilità di lavorarvi e non di doversi recare lontano, ma sinceramente qualche perplessità mi viene perché la storia non si cancella: anche se non si può vivere di ricordi, la storia è comunque maestra di vita e si assiste al degrado di una città e di una classe politica che non può più contare su quella scuola che ti preparava e ti faceva “fare le ossa”. La politica di una volta non c’è più.

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
02/04/2021 21:08:54

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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