Edoardo Bennato, l’architetto del rock
Primo cantante italiano a riempire lo stadio di San Siro con più di 60mila persone
Completo come cantante e come musicista, ha un timbro di voce inconfondibile che si combina con l’altrettanto caratteristico slang napoletano che lo accompagna in tanti suoi brani. Alla pari di tanti suoi colleghi cantautori, anche Edoardo Bennato è stato capace di segnare un’epoca fin dai tempi di “Burattino senza fili”, l’album ispirato alle avventure di Pinocchio e da quel successivo brano che per molti è quello più identificativo di tutti: “Sono solo canzonette”. Ma Bennato è anche quello di “Viva la mamma” e delle “Notti magiche” di Italia ’90: a lui e a Gianna Nannini il compito di dare il via alla kermesse calcistica iridata nel nostro Paese. “Notti magiche inseguendo un gol, sotto il cielo di un’estate italiana”: è questo il ritornello che ci riporterà con la mente a quel sogno mondiale sfumato nella semifinale di Napoli contro l’Argentina. Edoardo Bennato è ritenuto uno fra i più grandi rocker italiani, che pure lui vanta i suoi prestigiosi record: primo cantante italiano a riempire lo stadio di San Siro con più di 60mila persone e primo cantante italiano a esibirsi al Montreux Jazz festival, dopo che lo aveva fatto un gruppo italiano, gli Agorà. Un altro primato gli appartiene: nessun altro artista ha infatti pubblicato due album a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro; è successo nel marzo del 1980 con “Uffà! Uffà!” e con “Sono solo canzonette” (lo imiterà Bruce Springsteen a distanza di 12 anni); a dire il vero, è stato nel ’74 anche il primo cantante italiano a essere stato etichettato dai giornalisti punk. La chitarra è – artisticamente parlando – la compagna di Bennato, che però suona anche armonica, tamburelli, kazoo e percussioni. Il suo stile è un misto nel quale l’influenza di grandi esponenti del rock (su tutti Bob Dylan) si è combinata con ritmi mediterranei e napoletani. Nei testi degli anni ’70 c’è un Bennato ironico e spesso duro contro il potere, in qualsiasi forma esso si manifesti.
Ha compiuto 74 anni lo scorso 23 luglio, essendo nato a Napoli nel 1946. Il padre, Carlo, è stato un impiegato all’Italsider di Bagnoli; la madre, Adele, era una casalinga. Dei tre fratelli, lui è il maggiore, ma anche Eugenio e Giorgio hanno seguito la stessa strada ed è stata proprio la madre a invogliare i figli a suonare e a mandarli a lezione da un maestro di fisarmonica; ma anche quella del rock’n’roll è una passione trainante, non dimenticando che anche napoletani doc come Renato Carosone e Aurelio Fierro, oltre che Peppino di Capri, hanno esercitato il loro influsso su di lui. Nel 1958, Edoardo dà vita assieme ai due fratelli al Trio Bennato: lui suona la chitarra, Eugenio la fisarmonica e Giorgio le percussioni; si esibiscono nei circoli, nei dopolavoro e nei teatri, poi l’anno seguente la prima apparizione televisiva in qualità di ospiti nel programma televisivo “Il nostro piccolo mondo”, realizzato da Zietta Liù. Nell’estate, sempre del ’59, l’armatore Aldo Grimaldi li chiama per una crociera in Sudamerica. Nel 1965, Bennato consegue il diploma al liceo artistico di Napoli e partecipa al Festival di Castrocaro, ma non si qualifica per la finale. Si trasferisce a Milano per iscriversi alla facoltà di Architettura del Politecnico, per quanto nel suo intento vi sia anche la voglia di mettersi in contatto con il mondo della discografia. E allora, su suggerimento della madre contatta la Dischi Ricordi con direttore artistico Vincenzo Micocci, che al ritorno a Roma fonda la Parade insieme a Carlo Rossi ed Ennio Morricone: Bennato viene messo sotto contratto dalla Parade e incide il primo disco, dal titolo “Era un sogno/Le ombre”. Nel secondo di questi brani, appunto “Le ombre”, Bennato suona l’armonica e diventa il primo cantante italiano in assoluto a suonare questo strumento, ma il disco – che esce nel 1966 – non riscuote il successo sperato e allora ricomincia a studiare a Milano, dove incrocia di nuovo la strada con quella di un giovane cantautore già incontrato a Roma: Herbert Pagani, presentatogli da Mia Martini. Pagani si interessa alle sue musiche, scrivendogli dei testi da abbinare ed è così che nascono i successi di “Cin cin con gli occhiali” (1968), “Ahi le Hawai” (1969) e “Fuoco bianco” (1970), cantati da Pagani. Nel frattempo, Bennato si laurea in Architettura con una tesi sulla ristrutturazione dei Campi Flegrei. Il successo di questi dischi convince la casa discografica fondata da Mogol e Lucio Battisti a metterlo sotto contratto e gli fa incidere un 45 giri dal titolo “Marylou/La fine del mondo” con chiare influenze del rock’n’roll anni Cinquanta, in particolare Herbert Pagani. Negli anni ’70, Bennato scrive molte canzoni per i Formula Tre e per Bruno Lauzi. Nel 1972, per esempio, escono “Good Bye Copenaghen” e “Marjorie”, prime canzoni che vedono Bennato autore di testi e musica. Il risultato non è tuttavia soddisfacente e su consiglio di Alessandro Colombini decide di cambiare casa discografica e di passare alla Ricordi, che gli dà la fiducia per la realizzazione di un intero Lp. Scrive canzoni per Michele, Bobby Solo, Giovanna e I Nuovi Angeli. Un periodo trascorso a Londra - dove suona chitarra, armonica, tamburelli, kazoo e altre percussioni – e poi il ritorno a Milano per l’incisione del primo Lp, dal tiolo “Non farti cadere le braccia”; un lavoro sperimentale con canzoni ispirate e altre che esulano dalla forma canzone; una di esse è scritta con Lauzi, una è in versione acustica e dal sodalizio con Patrizio Trampetti nasce “Un giorno credi”, che rimane fra le sue canzoni più famose e apprezzate. Le vendite, però, non vanno come auspicato; per Bennato arrivano i primi passaggi radiotelevisivi, a “Per voi giovani" e ad “Alto gradimento" e assieme i primi concerti; lo scarso ritorno commerciale induce Lucio Salvini, che allora era il direttore commerciale della Dischi Ricordi, a consigliare Bennato di smettere di cantare per pensare a fare l’architetto. Spinta tuttavia dalle buone recensioni del disco, la Ricordi pubblica nel ’74 il secondo lavoro: l’album si intitola “I buoni e i cattivi”, incentrato sulla difficoltà di distinguere il bene dal male e su come i concetti di buono e cattivo siano spesso intrecciati. Lo dimostra la singolare copertina, nella quale compaiono due carabinieri di spalle (sono lo stesso Bennato e Raffaele Cascone) e in mano. Uno buono è dedicata al concittadino Giovanni Leone, presidente della Repubblica in carica. Anche la scuola è presa di mira come istituzione apportatrice di una cultura dominatrice (“In fila per tre”); non mancano le critiche alle amministrazioni pubbliche (“Ma che bella città”), alle autorità (“Bravi ragazzi”) e alle classi dirigenti del dopoguerra (“Arrivano i buoni”). Viene riproposta “Un giorno credi”, già pubblicata nell'album d'esordio. Il disco riscuote un buon successo di vendite, entrando anche nelle classifiche. Sempre nel 1974 esce un 45 giri contenente due nuove canzoni: “Meno male che adesso non c'è Nerone" e “Parli di preghiere", di discreto successo; la prima sarà inserita nell'album successivo, “Io che non sono l'imperatore", pubblicato dalla Ricordi agli inizi del 1975, mentre la seconda resterà inedita su Lp, ma verrà inserita nella raccolta "Le Origini". Anche “Io che non sono l'imperatore” vende discretamente: tra le canzoni più trasmesse dalle numerose radio ci sono “Signor censore”, “Feste di piazza” (con un testo scritto nuovamente da Patrizio Trampetti) e il "divertissement" di “Io per te Margherita”, dove Bennato si diverte a cantare ironicamente una triste storia d'amore. La canzone “Affacciati affacciati” è registrata dal vivo durante un concerto all'Università Bocconi di Milano e prende di mira il Papa. La copertina raffigura sia all'esterno che all'interno la tesi di laurea di Bennato e cioè un progetto per la realizzazione di una rete capillare della metropolitana di Napoli. Il 1976 è l’anno de “La torre di Babele”, che va avanti sul filone dell’impegno sociale, ma che è più vicina al rock e al blues come genere musicale. C’è anche il chitarrista Roberto Ciotti, mentre Dario Iori suona chitarra e banjo tenore. Il disco contiene tutti i temi cari a Bennato, che si schiera contro la guerra, l'arrivismo, l'arroganza e il divismo della sua categoria (in “Cantautore”). E arriviamo al 1977, anno chiave per la carriera di Edoardo Bennato; è infatti l’anno di “Burattino senza fili”, l’album che prende spunto dalla storia di Pinocchio, facendone una trasposizione degli aspetti sociali e filosofici della vita: il conflitto tra la sincerità dei piccoli e l'ipocrisia dei "grandi" (in “Quando sarai grande”); l'arroganza dei potenti e dei privilegiati (in “In prigione, in prigione”); la strumentalizzazione ipocrita della femminilità (in “La fata”); lo stato di isolamento in cui si trova chi cerca di dire qualcosa di semplice e sensato, senza secondi fini né interessi personali (in “Tu grillo parlante”). Questi temi torneranno anche nei dischi successivi e sono già abbozzati in quelli precedenti. Tre anni di silenzio e poi il momento migliore della sua carriera con l’uscita di “Sono solo canzonette” e da Pinocchio passa a Peter Pan. Siamo nel 1980 e Bennato opera un autentico blitz, anticipando l’uscita di “Sono solo canzonette” con “Uffa! Uffa!”, caratterizzato da una sostanziale irriverenza e dai contenuti dissacratori. Sembra prevalere una ispirata componente di divertimento e di distacco dal politicamente corretto che offre a Bennato la possibilità di prendere e prendersi in giro con grande libertà e ironia. Il brano che dà il titolo al disco è una rabbiosa incursione nel punk-rock con un testo a sfondo ecologico, nel quale Bennato tenta di spiegare la ridicolezza delle ragioni che alimentano le guerre per il petrolio. Un brano tosto, che però non sconfina nell’insulto e nella volgarità. Un intervallo di 15 giorni ed ecco “Sono solo canzonette”, con Bennato che ricorda come il modo di pensare e agire delle persone serie, rispettate consapevoli, colte e istruite spesso sconfini in arroganza e presunzione, sacrificando istinto di libertà e fantasia. Molto ispirata è la canzone “L’isola che non c’è” e prende spunto da una frase ricopiata dalla fiaba con ingresso di strumenti quali chitarra acustica, chitarra a 12 corde, contrabbasso e armonica a bocca.
Pochi giorni dopo l'uscita di “Uffà! Uffà”, prendendo in contropiede il pubblico, critica, giornali e televisioni che in quel periodo lo tallonavano e che avevano ascoltato il disco non capendo come mai la canzone presentata precedentemente in televisione non vi comparisse, viene finalmente distribuito “Sono solo canzonette". La favola di Peter Pan è il pretesto per sottolineare ancora una volta che il modo di pensare e di agire delle cosiddette persone serie, rispettate, consapevoli, equilibrate, colte, istruite, spesso sconfina nell'arroganza e nella presunzione e non riesce a soddisfare l'istinto di libertà e fantasia che è dentro ogni persona. Il brano L'isola che non c'è è quello maggiormente ispirato. Si sviluppa da una frase ricopiata testualmente dalla fiaba e accompagnata da un arpeggio di chitarra acustica che poco per volta viene affiancata da una chitarra a 12 corde, dal contrabbasso e da un leggero tappeto di tastiere, fino alla climax creata da un assolo di armonica a bocca: un piccolo manuale di rock popolare che sottolinea un testo di altissimo valore poetico ed evocativo. Altri brani si muovono tra il rock e la musica lirica, tra echi rinascimentali e swing, tra sintetizzatori e ciaramelle, fino a quello che forse può essere considerato il manifesto spirituale dell'autore "sono solo canzonette, non mettetemi alle strette"; in mezzo a tanti che coltivano la propria immagine di filosofi e di santoni, Edoardo Bennato confessa di non avere risposte da suggerire agli adepti. Il successo è notevole, i concerti dell'artista napoletano richiamano decine di migliaia di persone e Bennato riesce, il 19 luglio 1980, primo tra gli italiani a riempire lo stadio milanese di San Siro con più di sessantamila persone, oltre ad avere il pienone negli stadi di tutta Italia partendo con le sessantamila persone accorse al San Paolo di Napoli e con le 50.000 del Comunale di Torino, totalizzando in totale mezzo milione di persone in tredici date. La parabola di Bennato è in decisa ascesa, tanto che le parole delle sue canzoni vengono lette nelle scuole: è la consacrazione del cantautore che, con prerogative da profeta, esorcizza sulle sue stesse canzoni. Riprende un brano di Ry Cooder e lo pubblica in un 45 giri dal titolo “E invece no”. Un altro singolo (“Nisida”) va ad affiancarsi all’altro reggae che stava sul retro di “E invece no”, dal titolo “Canta appress’a nuie”. L’elettronica è la nuova frontiera sulla quale si concentra e dallo “Specchio delle mie brame” viene a sapere che c’è chi sta superando l’abilità dei musicisti: il computer. Il decennio 1973-83 è quello nel quale la sua carica innovativa è stata più forte, fino all’ambizioso ma irrisolto “E’ arrivato un bastimento”: è soprattutto in questo periodo che Bennato diventa il traghettatore dei cantautori verso forme più vicine al rock, aiutato in questo da Ivan Graziani. Nel 1984 ecco il primo disco dal vivo, “E’ goal”, che diventa sigla della nota trasmissione televisiva “La Domenica Sportiva” e riprendono energia e sonorità dal vivo brani storici quali “La Torre di Babele” e “Cantautore” e “Un giorno credi”. Nel 1985 esce il parzialmente deludente “Kaiwanna”, il disco di rottura con la propria tradizione musicale, ricco di suggestioni elettroniche, completamente privo dei suoni acustici che avevano caratterizzato gran parte delle produzioni precedenti: il computer domina incontrastato, accanto a chitarre rigorosamente elettriche e a un uso molto esteso delle tastiere elettroniche. Tuttavia le vendite, in diminuzione rispetto al disco precedente causano la rottura del contratto con la Dischi Ricordi, e Bennato passa alla Virgin Dischi. “Ok Italia” esce nel 1987 e prosegue nella proposizione di un suono assolutamente slegato dalla genuinità elettro-acustica del passato, mentre il 1989 è l’anno di “Abbi dubbi”, nel quale c’è il brano “Viva la mamma”, ultimo successo discografico di Bennato, che però rimane in auge e con lui tornano a collaborare anche il chitarrista Roberto Ciotti e i vari Lucio Bardi, Luciano Ninzatti e Massimo Tassi. Il 1990, con i mondiali di calcio in Italia, è quello delle “Notti magiche” e Bennato, in coppia con Gianni Nannini, incide l’inno ufficiale della manifestazione, “Un’estate italiana” (con tanto di versione inglese), che sarà il 45 giri più venduto nel nostro Paese. In una veste decisamente diversa rispetto al passato, Edoardo Bennato sfodera poi la sua grande abilità vocale per riproporre gli stilemi classici del blues in modo estremamente efficace e nel successivo album, “Il paese dei balocchi”, nella canzone “Attento Joe” denuncia il potere della Rai e dei suoi dirigenti che imponevano la scelta di alcune località per tenere i concerti. E con “La frittata è fatta” al concerto del 1° maggio a Roma, Bennato denuncia nel ’94 le spinte secessionistiche fra nord e sud dell’Italia, partorite dal contesto politico, mentre il ’95 si apre nel peggiore dei modi: il 15 gennaio, in un grave incidente stradale, Bennato rimane ferito e muore la sua giovane compagna, Paola, a soli 23 anni; dopo poco, il cantautore perderà anche la madre. In quell’anno cambia genere e si occupa dell’universo femminile con l’album “Le ragazze fanno grandi sogni” e in quello successivo torna a concentrarsi sull’Irlanda e sul nuovo rock folk oltre Manica, poi nel ’98 esce “Sbandato”, un Lp più vivace del precedente con il brano omonimo e altri quali “Credo solo a te” e “Povero Amore”, nei quali ribadisce la fiducia nel genere femminile, che contrappone a quello maschile del potere. In “Galileo” e “I gemelli della verità” torna invece il Bennato ironico e più rispondente ai canoni classici. Il cambio di casa discografica e la colonna sonora per spot Tim aprono nuove porte all'artista, che si affaccia nel 2000 togliendosi finalmente qualche soddisfazione professionale. Escono due importanti greatest hits che, da un lato, fanno conoscere ad una nuova generazione di pubblico i grandi successi (è il caso di "Sembra Ieri", contenente tre inediti insieme alle versioni originali di Viva la Mamma, Ok Italia e riarrangiamenti di Meno male che adesso non c'è Nerone, Capitan Uncino, Il Gatto e la Volpe, ecc...), dall'altro a far (ri) scoprire al pubblico brani anche tra i più recenti finora completamente ignorati (è il caso di "Afferrare una stella", doppio cd, con Fantasia, Sbandato, Colpa dell'America, Guarda là). Bennato in questi anni non cesserà mai la sua attività concertistica che, seppur lontana dai grandi concerti negli stadi, lo fa viaggiare in lungo e largo per la penisola riempiendo le piazze e attestandosi in media sui 35-40 concerti ogni estate. Del primo decennio del nuovo millennio è da ricordare “La fantastica storia del Pifferaio Magico”, ovvero il rifacimento di “E’ arrivato un bastimento” e coinvolge cantanti quali Jovanotti, Raf, Negrita, Piero Pelù, Irene Grandi e Max Pezzali. Rimane aperto il canale che collega Edoardo con Alex Britti, in coppia col quale Bennato pubblica, nel 2006, un singolo dal titolo “Notte di mezza estate”, e dopo una tournee con Britti, Edoardo torna a ingaggiare gli Hillside per proseguire l'attività dal vivo e proporre una sessione in studio, prodotta dall'etichetta napoletana Cheyenne Records (fondata dallo stesso Bennato insieme ai suoi fratelli Eugenio e Giorgio), ancora una volta con la collaborazione artistica di Massimo Tassi. Da ricordare poi che nel 2009 ha suonato l'armonica a bocca nell'ultimo disco di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone Stazione Termini. A ottobre 2009 sigla un contratto che lo legherà alla Universal Music Italia per la produzione di un nuovo disco che uscirà nei primi mesi del 2010. Il 22 gennaio è la volta del singolo "È lei", con etichetta Universal Music Italia, che prelude all'uscita dell'attesissimo album di inediti con la produzione di Fabrizio Barbacci, già produttore di Ligabue e Negrita. Il 4 aprile dopo il buon successo in radio del primo singolo "È lei" esce il secondo singolo dall'ultimo album intitolato In Amore e in giugno gli viene conferito il Premio Mogol per il testo della canzone "È lei", a pari merito con Simone Cristicchi. E siamo al 2011: nel corso della trasmissione "Centocinquanta" del 16 marzo, per i 150 anni dell'Unità d'Italia, Bennato presenta il nuovo singolo di successo, “Italiani”, con la canzone eseguita anche al concerto del Primo Maggio. Nel 2012 scrive "Ma quale musica leggera" per Loredana Bertè, che uscirà il 1° giugno; lui suona anche l’armonica. Il 6 ottobre di quell’anno torna a esibirsi nel suo quartiere natale, all'Arenile Reload, con il concerto "Bagnoli la svendiamo al miglior offerente... o ce la teniamo per noi?". Nel 2013 per l'allestimento del nuovo musical "Pinocchio il paese dei balocchi" Bennato pubblica il singolo "Al diavolo il grillo parlante", che suscita polemiche nel web e nelle reti sociali per l'esplicito riferimento a Beppe Grillo capo del Movimento 5 Stelle. L'ironia di Bennato, da sempre controcorrente, si scaglia verso il comico-politico personaggio del momento, un grillo parlante a cui Pinocchio, come sempre, non vuole dare retta. Nel 2014 in occasione dei mondiali di calcio in Brasile, Bennato prepara la nuova sigla ufficiale di Mediaset dal titolo "Chi sogna segna" per la trasmissione sportiva Tiki Taka. A inizio 2015 muore l’amico Pino Daniele e lui gli dedica una strofa di “Pronti a salpare”, brano inedito che dovrebbe dare il titolo al nuovo album. Un suo desiderio sta per essere soddisfatto: il Comune di Napoli destina l’area ex Nato di Bagnoli a uno spazio per giovani musicisti: è l’Accademia Bennato. Il 23 ottobre 2015 esce “Pronti a salpare”, nuovo album dalla decisa impronta rock-blues, prodotto da Orazio Grillo (Brando), edito da Universal Music Italia. Il disco, dedicato a Fabrizio De André (brano Pronti a salpare) a Enzo Tortora e Mia Martini (La calunnia è un venticello) contiene 14 brani di cui 11 di nuova produzione, 2 rieditati (Povero Amore, Zero in condotta) e uno uscito nel 2011 solo come singolo (La mia città). L'ultima canzone del disco (Non è bello ciò che è bello) è un brano rossiniano scritto in origine per Luciano Pavarotti ma mai cantato dal maestro; la title track "Pronti a salpare" si aggiudica nel 2016 il Premio Amnesty International Italia come miglior brano dedicato ai diritti umani scritto nel 2015, riconoscimento che viene consegnato al cantautore napoletano il 17 luglio 2016 a Rosolina Mare (Rovigo) dal portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury. Una settimana dopo, il 24 luglio a Marina di Carrara, l’artista riceve il Premio Lunezia per il valore musical-letterario dell album "Pronti a salpare". Un giorno significativo è il 6 gennaio 2017: “Domani” è il titolo del brano cantato per la prima volta dai 3 fratelli Bennato: Edoardo, Eugenio e Giorgio. Il brano è scritto dall'amico Gino Magurno ed è pubblicato dall'etichetta indipendente Walkman Records. Le riedizioni di “Burattino senza fili” caratterizzano il 2018, prima del singolo “Ho fatto un selfie”, pubblicato nell’agosto del 2019. Il resto è cronaca recente: il 19 aprile 2020 il cantautore torna con il singolo “La realtà non può essere questa”, composto insieme al fratello Eugenio durante il Covid-19; si tratta della prima pubblicazione dell’attuale decennio, seguita in novembre dall’uscita dell’album “Non c’è”. Bennato invece c’è: per il suo pubblico, magari, più che per la critica. Lo ha fatto notare il sito “Ondarock”, che ha evidenziato come sia stato “relegato in un dimenticatoio ingiustificato per un artista della sua portata”, al contrario del suo pubblico, che non è mai venuto meno. E c’è un altro particolare non secondario: con la sua voce, con i suoi strumenti, con le sue melodie e con i suoi testi, anche Bennato è stato capace di far presa sulla memoria collettiva. Alcune sue canzoni sono entrate a far parte della memoria collettiva, rimangono impresse anche a distanza di anni e anni: “coniugare qualità e popolarità – si legge – è prerogativa esclusiva dei grandi”. È lui si è rivelato “grande” anche nella capacità di rompere con gli schemi formali per trasformarsi in uno degli “irregolari” della canzone italiana, rimanendo ovviamente un genio.
Giulia Gambacci
Giulia Gambacci - Laureata presso l’Università degli Studi di Siena in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Ama i bambini e stare insieme a loro, contribuendo alla loro formazione ed educazione. Persona curiosa e determinata crede che “se si vuole fare una cosa la si fa, non ci sono persone meno intelligenti di altre, basta trovare ognuno la propria strada”. Nel tempo libero, oltre a viaggiare e fare lunghe camminate in contatto con la natura, ama la musica e cucinare.
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