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Mondo Politica: intervista a Vincenzo Bucci consigliere comunale a Città di Castello

Sono finite le cosiddette “politiche amicali”

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Battagliero e determinato fino all’ultimo, assieme alla collega Emanuela Arcaleni. Dopo essere stato segretario della Cgil Altotevere e presidente della Comunità Montana Altotevere Umbro, Vincenzo Bucci è stato consigliere comunale di maggioranza e ora è all’opposizione in qualità di capogruppo della lista civica “Castello Cambia”, che nel 2016 ha raccolto il 9.01% dei consensi con Roberto Colombo nelle vesti di candidato sindaco. Al sindaco Luciano Bacchetta non gliele manda di certo a dire.

Una fine di legislatura con aria pesante in seno alla maggioranza di Città di Castello. Per quale motivo?

“Perché non c’è più quel collante che l’ha tenuta insieme. L’ho detto testualmente in consiglio comunale: sono finite le cosiddette “politiche amicali” e allo stesso tempo si assiste a una gestione personalizzata da parte del sindaco, che non è in sintonia con la logica della democrazia”.

Città di Castello, quarto Comune dell’Umbria, ha mantenuto inalterato il suo “peso” in ambito regionale?

“No, mi pare che questo sia scemato a seguito della prevalenza delle scelte localistiche. Se facciamo un viaggio a ritroso nelle vecchie amministrazioni, ci accorgiamo come determinati interventi di rilievo siano stati concentrati nelle zone di residenza dei presidenti, per cui ai tempi di Maria Rita Lorenzetti si è proceduto con la realizzazione del “Quadrilatero” stradale, mentre con Catiuscia Marini a crescere è stata l’area del Tuderte, il che ci può stare, ma ricordo che anche noi come Città di Castello avevamo un assessore con deleghe importanti (il riferimento è a Fernanda Cecchini n.d.a.) e nulla di sostanzioso è maturato. Anzi, a livello di infrastrutture siamo messi davvero male: basta dare un’occhiata alla ferrovia e ricordare come ci venga propinata una E78 a due corsie nel tratto umbro con il semaforo alla galleria della Guinza”.

Il problema più importante (o i problemi più importanti) non risolto a Città di Castello?

“Sono da inquadrare nel contesto della precedente domanda. Lasciando a parte la biblioteca comunale, traguardo arrivato in fondo dopo 13-14 anni, abbiamo una piastra logistica ancora in fase di completamento e, in ambito culturale, abbiamo subito il ritiro dei corsi universitari che avevamo. Mettiamoci poi le disastrate condizioni della ex Fcu e la trasformazione della zona industriale in area sempre più commerciale, che ha penalizzato il centro storico. In sanità, servizi centralizzati a Perugia e non insieme a Gubbio e a Gualdo Tadino, come era un tempo. Tutte situazioni che hanno penalizzato Città di Castello e che di conseguenza hanno ridotto il suo peso in Umbria”.

Sarà una campagna elettorale difficile, quella di fatto iniziata per le comunali di primavera?

“Penso proprio di sì. Il “modus operandi” del centrosinistra sul piano amministrativo benissimo favorire il centrodestra, che al consenso dei propri elettori potrebbe aggiungere anche quello dei tifernati scontenti. Credo che la città terrà conto di questo malcontento: anni e anni nei quali non si è voluto tenere un rapporto di democrazia e di trasparenza”.

Come dire che il rischio di un ribaltone è stavolta seriamente concreto?

“Intanto, noi ci impegniamo a creare un polo civico che attragga i consensi della gente. Indubbiamente, la probabilità che il centrodestra possa spuntarla mi sembra stavolta più alta, per cui la componente di centrosinistra deve recuperare la sua logica e il Partito Democratico deve fare l’atto di riagganciare le forze che ruotano attorno alla sinistra”.

E Castello Cambia scende di nuovo in campo?

“Assolutamente sì. Abbiamo già costituito il comitato delle liste civiche, che lavorerà con un proprio coordinamento e con un candidato sindaco condiviso. Quest’ultimo dovrà essere una persona capace e autorevole nel parlare alla città”.       

Redazione
© Riproduzione riservata
11/01/2021 09:00:26


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