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Politica sotto l'ombrellone: intervista con Marco Donati candidato sindaco ad Arezzo

Un esperienza quinquennale da parlamentare nelle file del Partito Democratico

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Si sta preparando nelle vesti di candidato sindaco alla importante tornata di settembre ad Arezzo, che andrà alle urne per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale. Dopo l’esperienza quinquennale da parlamentare nelle file del Partito Democratico, oggi è confluito in Italia Viva, ma alle comunali Marco Donati sarà alla testa di una lista civica, “Scelgo Arezzo” e ha tutta l’aria di rivelarsi il terzo incomodo per Alessandro Ghinelli, sindaco uscente ricandidato dal centrodestra e per Luciano Ralli, figura indicata dal centrosinistra. Situazione nazionale e locale: l’analisi di Marco Donati è senza dubbio molto precisa. 

Donati, quanto è in pericolo – a suo parere – l’attuale alleanza di governo?

“Il momento è complesso e si fa fatica a capire cosa stia accadendo. Dico allora che, invece di litigare, è necessario pensare ai veri problemi del Paese. Sulle questioni più significative, la politica deve adoperarsi per trovare soluzioni comuni rivolte alle imprese e alle misure per debellare la pandemia. Il resto non interessa”.

La proroga dello stato di emergenza – si parla fino al 31 dicembre, ma potrebbe essere fino al 31 ottobre – eserciterà un peso determinante?

“Purtroppo, la parentesi del Covid-19 per alcuni esperti non è ancora terminata, però i cittadini sono ovviamente in attesa di conoscere soluzioni. L’importante è ora tenere conto dei cambiamenti che la pandemia ha portato, soprattutto per ciò che riguarda l’innovazione tecnologica con quello che comporta e con gli effetti nel mondo del lavoro e della formazione. La politica deve prendere atto della nuova situazione e deve tenere informati i cittadini”.

In settembre si voterà anche ad Arezzo, ma c’è interesse e incertezza attorno alle regionali in Toscana. Quali carte possono giocare i due grandi sfidanti, Eugenio Giani del centrosinistra e Susanna Ceccardi del centrodestra, che risultano molto vicini nei sondaggi?

“Sono due candidati diversi, un po’ come si verifica anche nelle altre regioni. Usano linguaggi diversi e appartengono a culture profondamente diverse. Credo che in questi due mesi e poco più di tempo a disposizione, entrambi dicano con chiarezza quali idee di sviluppo hanno per la Toscana. Di Giani si sa qualcosa in più sul piano progettuale, con inclinazione verso le infrastrutture, mentre la Ceccardi deve esprimere ancora la sua. I sondaggi lasciano il tempo che trovano e poi queste elezioni potrebbero essere condizionate dall’effetto Covid-19 e dalla conseguente rinuncia di alcune persone a recarsi alle urne”.

Ed eccoci alle comunali ad Arezzo. “Scelgo Arezzo” è il movimento al quale Lei ha dato vita e che rappresenterà come candidato sindaco. Perché ha deciso di scendere in campo e di metterci la faccia in prima persona?

“Perché non puoi stare fermo quando ti accorgi che nella tua città vi sono problemi di occupazione, le opportunità mancano e il Covid-19 ha cambiato il paradigma. Riprendiamo da quanto di buono esiste ad Arezzo (tradizione manifatturiera, operosità e cultura d’impresa) e cerchiamo di creare le condizioni giuste perché la città – anche attraverso l’università – possa investire su saperi e conoscenze. In secondo luogo, ho deciso di scendere in campo per difendere la sanità e l’ospedale San Donato; la Regione Toscana dovrà garantire investimenti per la sanità e il sindaco avrà il compito di controllare che tutto questo avvenga”.

È giunta in dirittura di arrivo la legislatura del sindaco Alessandro Ghinelli. Quale valutazione sui cinque anni di operato dell’amministrazione in carica?

“E’ un compito che non spetta al sottoscritto Marco Donati, ma ai cittadini di Arezzo, che potrebbero benissimo apprezzare in maggioranza quanto Ghinelli ha fatto nel corso del suo mandato. L’unica valutazione che posso allora fare è su ciò di cui sono venuto a conoscenza: litigi, fratture e incomprensioni all’interno della maggioranza, con calibri importanti che si sono distaccati in dirittura di arrivo. Ritengo perciò che l’esperienza possa dirsi conclusa da un punto di vista culturale e che quindi, al momento attuale, non vi siano prospettive per il futuro”.

Ben sette i candidati alla poltrona di sindaco, semprechè non ne arrivino più. Ma questa frammentazione a chi può giovare?

“L’ho già detto e lo ribadisco in questa sede: i cittadini di Arezzo debbono valutare ora più che mai i contenuti rispetto ai contenitori e capire cosa serve loro per il futuro. Una cosa è certa: o si opta per l’innovazione, oppure lavoro, sviluppo e benessere saranno a forte rischio”.

Redazione
© Riproduzione riservata
14/07/2020 09:03:47


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