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Quattro chiacchiere con Dino Tricca rivenditore auto di Sansepolcro
L’attività del noleggio l’abbiamo completamente persa, perché tutto si è fermato
La sua officina è la prima di Sansepolcro per longevità, essendo in attività dal 1955; il padre l’ha fondata e lui, Dino Tricca, è entrato nel 1967. A Sansepolcro, è oramai una istituzione nel settore: officina meccanica, noleggio e autosalone, il tutto nella sede di via Carlo Dragoni, nella zona industriale di Santafiora. L’emergenza coronavirus e la ripartenza non state facili nemmeno per Dino Tricca e per la sua azienda.
Tricca, che cosa ha comportato per voi il periodo del lockdown?
“Praticamente, la chiusura totale. Per i tre operai dell’officina e per i sette autisti è scattata la cassa integrazione: siamo rimasti io e mia moglie soltanto per il pronto intervento. E poi, l’attività del noleggio: l’abbiamo completamente persa, perché tutto si è fermato”.
Notizie migliori dalla ripartenza in poi?
“In maggio, quando il movimento è stato maggiore a seguito della riapertura, qualcosa in officina è avvenuto, ma sostanzialmente poco, anche perché poco i veicoli si erano mossi in precedenza. Dal punto di vista delle vendite, non mi posso lamentare, ma il problema resta il noleggio: siamo ancora a zero”.
Voi svolgete da lungo tempo, oramai, il servizio di trasporto scolastico e anche di comitive. Cosa si prevede per settembre, in base alle attuali diposizioni anti Covid-19?
“Ancora non sappiamo nulla. Stanno studiando il da farsi per il trasporto e il distanziamento: per esempio, non c’è al momento chiarezza su quante persone possiamo trasportare in un pullmino. L’indicazione prevalente si orienta sul 60% della capienza omologata, per cui significa che in un mezzo da 21 posti potranno salire adesso 12 unità. Di conseguenza, le gite rischiano seriamente di non venire più organizzate, perché la spesa rimane invariata anche con un numero quasi dimezzato di persone e quindi la mossa non è di certo conveniente”.
Come valuta l’operato tenuto dal governo centrale in questa delicata vicenda?
“Premetto che, Conte o non Conte, per chiunque fosse stato a capo del governo sarebbe stata una situazione non facile da gestire e credo che alla fine anche le decisioni adottate non si sarebbero discostate di molto. I nostri dipendenti hanno percepito la cassa integrazione per il solo mese di marzo; tutto il resto, l’ho finora anticipato io, però da questo momento in poi mi aspetto che gli aiuti promessi si trasformino in fatti concreti”.
Che cosa la preoccupa di qui a settembre, considerando il fatto che la sua attività è legata anche al mondo della scuola?
“I motivi di preoccupazione non mancano: la scuola riprenderà di sicuro all’interno delle aule. Una riapertura vi sarà quindi per forza: da capire, però, se anche la mole di lavoro riprenderà alla stessa maniera di prima. Non è la prima volta che, come imprenditore, mi ritrovo a dover fronteggiare un periodo di crisi: ne ho già attraversate alcune, ma le entrate comunque c’erano, adesso purtroppo non sta così. A meno che - come qualcuno più anziano che ha vissuto quell’epoca mi ha ricordato – non succeda come nel dopoguerra: ripartenza stentata, poi un’improvvisa impennata di lavoro, che potrebbe tornare nel 2021 e soprattutto nel 2022. Vedremo”.
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