Opinionisti Punti di Vista

Alpe della Luna, dorsale appenninica e cammini di Francesco

Il trekking in ogni forma può diventare la grande attrattiva di un ambiente bello e salutare

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Chi mi conosce, sa benissimo che fra le mie passioni vi sono il trekking, la montagna e la natura. Camminare tra boschi e rocce, tra sentieri e valli rigogliose, tra silenzio e luoghi incontaminati è una cosa non semplice da comprendere per coloro che non l’hanno mai vissuta intensamente, ma per me questo è un vero paradiso. Percorrere un sentiero faticando e soffrendo, senza vedere mai la fine, centellinando l’acqua e i viveri, può sembrare una follia, ma non per me. Fare escursionismo vuol dire diventare un tutt’uno con la natura: mettersi alla prova, imparare a rispettare l’ambiente, tanta volontà e un pizzico di allenamento. Ogni anno, parte delle vie vacanze è dedicata alle Dolomiti, un luogo per me magico, nel quale trovo un equilibrio fantastico fra ambiente e natura, ma mi sono dedicato anche ai grandi cammini, su tutti quello di Santiago de Compostela, che solo chi lo ha percorso può capire che si tratta di una esperienza unica. Ma tutti sanno del mio amore per la terra in cui vivo e debbo dire che abbiamo dei luoghi molto interessanti e forse poco conosciuti nei quali praticare questa attività; su tutti, vorrei mettere il comprensorio della Riserva Naturale dell’Alpe della Luna, un’area che tocca i 1540 ettari di superficie. Una catena montuosa dell’Appennino che interessa quattro Comuni del versante toscano - Sansepolcro, Pieve Santo Stefano, Badia Tedalda e Sestino – più quello marchigiano di Borgo Pace e quello umbro di San Giustino. Il nome della dorsale, dal quale si ottiene quello della riserva, deriverebbe da una particolare varietà di pietra adularia, dotata di riflessi opalescenti, di cui sarebbe composta l’omonima catena che attraversa la Valtiberina. Ma altre ipotesi più o meno accreditate farebbero derivare il nome dalla forma a falce del grande dirupo alto intorno ai 250 metri: la Ripa della Luna, Ripa Bianca, che si vede da molto lontano, oppure da altre ipotesi più o meno suggestive, come quello di riti magici che venivano fatti in adorazione alla luna. I punti più alti di questi luoghi sono il Monte dei Frati con i suoi 1453 metri e il Monte Maggiore (“top” del territorio comunale di Sansepolcro) che raggiunge i 1384 metri: tutto intorno, vi è una fitta vegetazione, dove in pace con la natura vivono daini, cervi, caprioli e cinghiali, ma anche scoiattoli istrici, lupi, volpi, lepri e puzzole. Non è difficile nemmeno veder volteggiare nel cielo grandi rapaci come lo sparviero, il falco pecchiaiolo, la poiana e l’aquila reale, più allocchi, colombacci, tordi e varie specie di picchi. Non solo: vi sono anche specie anfibie quali geotritone italico, tritone alpino, tritone crestato, rana appenninica e ululone dal ventre giallo. E la flora alla quale abbiamo accennato sopra? Faggio, castagno, cerro, carpino nero, acero, frassino, tiglio, olmo, pino nero, abete bianco e pino silvestre. Ah, lo stavo quasi dimenticando: l’humus è ideale per il tartufo bianco e per i funghi porcini e prugnoli, ovvero il massimo in assoluto che il bosco possa offrire. Luoghi che aggiungono alla bellezza del territorio i ricordi della lotta partigiana. L’elevato isolamento, l’asperità e l’inaccessibilità del territorio dell’Alpe della Luna hanno fatto sì che durante la seconda guerra mondiale vi trovassero rifugio e riparo molti partigiani e gli edifici di Pian della Capanna, la Spinella e la Montagna ne sono ancora le testimonianze. Più precisamente, l’area era occupata dai gruppi della V Brigata Garibaldi “Pesaro” e da quelli della XXII Brigata Garibaldi “Pio Borri” prima ancora delle aree di fortificazione della Linea Gotica, insieme delle opere difensive che nel 1944 l’esercito tedesco innalzò sull’Appennino Centrale per bloccare l’avanzata degli alleati. Nel territorio di Badia Tedalda, si trova proprio il "cuore" della Linea Gotica (perché questo territorio venne considerato  strategico dai tedeschi), che è stato teatro di azioni partigiane, di rastrellamenti nazifascisti, di scontri a fuoco e anche di fucilazioni di partigiani catturati. Ambiente e storia insieme, quindi, in un contesto di pascoli che in primavera ospitano le purpuree fioriture della lunaria: i frutti con forma rotondeggiante hanno dato il nome alla pianta e, una volta essiccati, assumono la denominazione di “medaglioni del Papa”. Non lontano dalla Riserva, l’erosione delle acque ha intagliato nell’arenaria una cascata di acque scintillanti vicino al Sasso Spicco nel quale San Francesco d’Assisi sarebbe sceso dall’eremo di Montecasale per cantare le laudi a Dio al chiarore della luna. Il lungo crinale che attraversa la catena principale è percorso da un sentiero, che coincide anche con il tracciato del Sentiero Italia 00 e dalla catena principale si snodano i crinali secondari immersi fra i boschi di quella zona da sempre conosciuta per la quantità e la qualità del legname, che prende il nome di Massa Trabaria. Una zona ricca di sentieri, quindi, classificati come turistici o escursionistici e soprattutto molto lunghi in un versante praticamente privo di centri abitati. Quello più grande – si fa per dire – è la frazione Montagna di Sansepolcro, antico insediamento di origine longobarda che a suo modo – come nucleo in sé stesso – costituisce un “monumento” alla pari della strada comunale che ad esso conduce (con le curve che prendono il nome di “gotiche”) e dell’eremo di Montecasale, che sta dalla parte opposta.    

Dunque, uno scenario naturale stupendo, specie ora che siamo in primavera inoltrata e che, dopo un periodo abbastanza lungo senza precipitazioni, sono bastati due giorni di pioggia per dare una “pennellata” di verde al paesaggio. Non siamo nelle crete senesi o da qualsiasi altra parte, né vogliamo affermare che quella zona sia più o meno bella dell’altra, perché tutto è soggettivo. Diciamo altresì che la nostra è una zona “diversamente bella” e che ha tutti i requisiti per poter piacere; l’unica sostanziale differenza è data dal fatto che non è conosciuta alla stessa maniera di altre, eccezion fatta per gli addetti ai lavori (intendendo con essi i soci e i camminatori del Club Alpino Italiano), che saranno venuti di sicuro da altre parti d’Italia per conoscere i percorsi assieme ai colleghi di Sansepolcro. Non è un caso che proprio i percorsi del Cai siano i soli tabellati. E dire che sui rilievi della Valtiberina vi è spazio per tutti coloro che amano il trekking, parola inglese che sta per escursionismo più in generale: a piedi, in mountain bike o a cavallo che sia, c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma finora poco o nulla si è fatto per promuovere il territorio in senso prettamente lato e la sua fruibilità in chiave turistica. Tanto più che esistono postazioni eccezionali anche per la caccia fotografica. A livello di strutture, c’è qualche gradevole agriturismo che - per chi ama pace, amenità e lontananza da stress e logorio - è consigliabile come luogo rigenerante e c’è anche chi ha deciso di investire in forma mirata, come per esempio riscontrato nella fattoria di Germagnano, dove gli attuali titolari allevano asini, capre e cavalli e gli ospiti del loro agriturismo possono conoscere a tu per tu il territorio e gustare la genuinità dei prodotti a chilometro zero, latte di asino compreso. Noi stessi che abitiamo da decenni in questi luoghi potremmo fare di più per esaltare il loro vero pregio: la mia generazione era quella dei giovani che ai primi caldi di primavera approfittava della situazione per andare a pescare lungo il torrente Afra – il principale corso d’acqua - e per fare il tradizionale bagno di inizio stagione nei suoi gorghi più noti (Ciliegio, Cadutone ecc.) e che concludeva l’anno scolastico trascorrendo la giornata assieme a professori e compagni nella struttura di Pian della Capanna, peraltro utilizzata come “location” baricentrica una trentina di anni fa anche dal regista cinematografico Maurizio Ponzi per l’ambientazione del film “Noi uomini duri” con Enrico Montesano e Renato Pozzetto. Ecco, perché questi posti debbono rimanere solo ricordi della nostra giovinezza e non “chicche” da esibire al turista che ama l’aria aperta? Il momento sarebbe oltretutto quello propizio: all’indomani dell’emergenza coronavirus, il desiderio di ritrovare la normalità anche attraverso le vacanze va alla ricerca proprio di luoghi del genere, situati all’aperto ed espressione di un ambiente sano e incontaminato. Che ha la fortuna di non somigliare ad altri, in quanto paesaggio tipico dell’Appennino della Valtiberina. Se allora vogliamo far ripartire il turismo nel locale, cogliamo la palla al balzo e assieme alle opere d’arte della città cominciamo a mettere in evidenza il nostro grande valore aggiunto, ossia il territorio e la qualità della nostra cucina, perché la nuova vacanza ideale post-Covid dovrà essere soprattutto salutare e insieme attraente per il palato. Qui da noi le condizioni ci sono tutte. A proposito di promozione e organizzazione, ho lasciato volutamente in fondo l’argomento relativo al progetto dei Cammini di Francesco, che vede Sansepolcro e il nostro comprensorio al centro di un’operazione dalle potenzialità straordinarie: l’emergenza del coronavirus ha stoppato un decollo che potrà comunque riprendere, perché le tappe del tracciato La Verna-Assisi hanno un fascino particolare e peraltro quella che unisce Pieve Santo Stefano con Sansepolcro è considerata la più dura, ma anche la più bella. Tutto ok, purchè vi sia un’adeguata impostazione, a livello sia di strutturazione logistica (vedi gli alloggi per i pellegrini), sia soprattutto di segnaletica: la “app” che avverte il singolo se sta uscendo o meno dall’itinerario va bene, ma in qualche punto potrebbe non esservi copertura, mentre le frecce posizionate lungo i cammini non tradiscono. Da evitare, insomma, un ricorso agli elicotteri per raggiungere zone impervie dalle quali il pellegrino non sapeva più uscire perché si è trovato disorientato: è purtroppo successo in passato, ma non deve ripetersi, per evitare di stroncare sul nascere una ghiotta opportunità per lo sviluppo futuro della nostra terra. I due milioni di euro erogati per il progetto dei Cammini di Francesco in Toscana debbono quindi essere spesi al meglio. Da questa certezza ripartiamo.               

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
25/06/2020 17:01:04

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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