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Cinque domande con...Antonio Cominazzi assessore del comune di Badia Tedalda

Politico di lungo corso, ricopre le deleghe a sanità, turismo e attività produttive

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Il Covid-19 nel Comune della Valtiberina Toscana più colpito degli altri: Badia Tedalda. Ne parliamo con Antonio Cominazzi, medico nutrizionista con un passato da assessore nella vecchia Comunità Montana Valtiberina Toscana: alle attività produttive nella giunta guidata da Gianni Gorizi, alla protezione civile in quella presieduta da Roberto Rossi. A Badia Tedalda è stato consigliere comunale e nelle ultime due legislature ricopre il ruolo di assessore, che si occupa attualmente di sanità, turismo e attività produttive.

Assessore Cominazzi, per Badia Tedalda è terminata una parentesi che a un certo punto sembrava essere diventata un incubo. Quale bilancio si può stilare?

“Con il Covid-19 era partita decisamente male, se pensiamo che abbiamo avuto anche due morti e che i contagiati sono stati quasi il 4% dell’intera popolazione, ma poi alla fine è andata anche bene. È vero che fino al 26 aprile siamo stati “zona arancione”, ma questo ci ha consentito di effettuare una mappatura dettagliata delle positività, che ha costituito per noi una garanzia. Pensate: in un Comune di poco più di 1000 abitanti sono stati fatti oltre 600 tamponi, risultati poi tutti negativi. Dobbiamo ringraziare la Asl, che ci ha messo a disposizione una infermiera per la rsa. Le nostre piccole fortune sono state quelle di aver avuto i casi concentrati nei nuclei familiari e di aver eseguito i tamponi ogni mese nella rsa”.

Dal 3 giugno, confini regionali abbattuti. Quanto conta questo provvedimento per una realtà come la vostra?

“E’ una riapertura importante per noi, che siamo il classico territorio di confine e che abbiamo addirittura un’isola amministrativa dentro un’altra regione, con gli inevitabili problemi che questo “status” ha comportato. Una decisione del genere sblocca la situazione e mi auguro che lo faccia anche dal punto di vista economico. Prendo soltanto un paio di esempi: i ristoranti di Badia Tedalda lavorano nel fine settimana con clienti provenienti da Marche, Romagna e San Marino e proprio diversi sammarinesi possiedono qui la seconda casa. Aspettiamo ora di capire dal Decreto Rilancio se alcune agevolazioni fiscali per abbattere le tasse agli operatori che non hanno lavorato saranno coperte dallo Stato: in base a questo ci regoleremo in sede di bilancio”.

Da assessore alla sanità, crede che il coronavirus abbia dato precise indicazioni su come gestire questo comparto?

“Più volte lo avevo detto anche in tempi non sospetti, quando cioè il Covid-19 ancora era lontano da arrivare e spero quindi che la pandemia ci abbia indotto a una seria riflessione: inutile operare tagli alla sanità, tanto più in nome di una riduzione del debito pubblico che alla fine non c’è stata. Si eliminano posti letto per l’emergenza e questo non va bene. L’ospedale di Sansepolcro deve rivendicare il ripristino della rianimazione: avere la sub-intensiva è assurdo. E poi, bisogna tenere un canale aperto con l’Umbria: gli accordi di programma fra le Regioni debbono essere stipulati e non solo per la sanità”.

Lei è titolare anche della delega al turismo: in che modo deve essere rilanciato?

“Già in questo caso, per esempio, fra Toscana ed Emilia Romagna c’è un protocollo per azioni sinergiche sulla promozione, il che va bene, anche se alcuni aspetti andrebbero meglio affrontati. Sono intervenuto di recente in videoconferenza durante l’incontro fra Toscana Promozione e i Comuni della Regione: in questa fase di distanziamento sociale, non ha senso una chiave monotematica del turismo indirizzata verso la cultura. Le visite ai musei e alle opere di Piero della Francesca vanno bene, ma in questo momento dobbiamo promuovere il turismo verde: la bellezza dei nostri paesaggi, le escursioni e le tipicità della nostra cucina. Dobbiamo fare delle nostre debolezze un motivo di forza, ovvero far capire che i luoghi più defilati e meno affollati debbano essere ora i più ricercati”.

Cosa ci ha insegnato questo periodo di ristrettezze e sacrifici?

“Ad apprezzare di più le cose nostrane. Abbiamo cercato di recuperare i rapporti umani evitando le chat, anche se in determinati casi la tecnologia ci ha fatto indubbiamente comodo. Ci ha insegnato poi a capire le criticità del sistema, ma ora dobbiamo correggerle: non è possibile essere bravi nell’emergenza e non nell’ordinarietà. Per esempio, investire di più nella sanità e creare una coscienza sanitaria e della prevenzione”.   

Redazione
© Riproduzione riservata
03/06/2020 06:34:13


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