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Cinque domande con...Marcello Polverini consigliere comunale del Pd a Sansepolcro

Attivo anche nell’associazionismo quale presidente della vivace Pro Loco di Gragnano

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Imprenditore agricolo e consigliere comunale. Da quasi dieci anni, Marcello Polverini concilia il lavoro quotidiano con l’impegno istituzionale al servizio della collettività. Vive nella quiete di Gragnano, frazione di Sansepolcro, dove assieme al cugino è titolare di un’azienda agricola specializzata nelle due eccellenze della Valtiberina Toscana: l’allevamento di bovini di razza chianina e la coltivazione del tabacco “kentucky”, ma non vi sono soltanto questi prodotti. Dal 2011, è consigliere comunale del Partito Democratico a Palazzo delle Laudi: fino al 2016, ha seduto sugli scranni della maggioranza e da quattro anni è all’opposizione. Polverini è attivo anche nell’associazionismo quale presidente della vivace Pro Loco di Gragnano; con lui, parliamo del Covid-19 anche in relazione alla sua professione.

Consigliere Polverini, quali effetti del coronavirus si stanno manifestando su agricoltura e allevamento?

“La dinamica è la stessa della grande crisi iniziata del 2008, nel senso che la botta non si avverte nell’immediato, ma che con il tempo il contraccolpo comincia a farsi notare e arriverà sicuramente, per cui dovremo ricominciare a seminare adesso con pazienza per raccogliere i frutti in futuro. Prendiamo l’esempio dell’allevamento: la carne chianina prodotta dai bovini della mia azienda ha in questo momento un mercato molto scarso e vi sono magazzini pieni della migliore qualità, per cui già ora il prezzo è sceso di un euro al chilogrammo, mentre i costi di produzione rimangono invariati. Non essendovi domanda, è chiaro che poi il prezzo scenda. I grandi stabilimenti che lavorano la carne si ritrovano con tagli eccezionali di bistecche che sono costretti a macinare per farci gli hamburger. I ristoranti sono rimasti chiusi e anche ora lavorano a regime ridotto: il consumatore preferisce gustare la fiorentina al ristorante e non comprarla in macelleria. Per ciò che riguarda il tabacco, c’è un problema diverso che influirà su tempi e produttività, poichè a condizioni normali il distanziamento non c’è; dovremo di conseguenza modificare l’impostazione delle trapiantatrici e quindi per fare lo stesso lavoro occorrerà un tempo maggiore. Anche per la vendemmia d’autunno, ci sarà qualcosa da rivedere, sempre sul fronte dei distanziamenti”.

In molti sostengono che il Covid-19 abbia fatto riscoprire la genuinità dei prodotti locali. E’ semmai questo l’unico risvolto positivo dell’emergenza?

“Lo sarebbe, se la gente – ahimè! – avesse soldi: il problema è che ne ha sempre di meno. Sappiamo bene che in molti sono rimasti senza lavoro e che ancora qualcuno aspetta bonus e cassa integrazione: a questo, aggiungiamo che i nostri prodotti a chilometro zero godono di trattamenti migliori, il che significa che hanno una qualità e una sicurezza maggiore, ma che costano anche di più. Qui a Sansepolcro non abbiamo agricoltori specializzati nella vendita al dettaglio, ma quei pochi prodotti posti sul mercato sono più cari. Lo ripeto: hanno una qualità più elevata di quelli “industriali” e ovviamente anche un prezzo superiore”.

Da consigliere comunale, come valuta l’operato dell’amministrazione da marzo a oggi?

“Se debbo esprimere la mia opinione dal punto di vista politico, dico che abbiamo un sindaco molto autoritario, che tende a primeggiare e che ama poco farsi consigliare, ma che sul piano della prevenzione sanitaria è stato un ottimo sindaco. Con ogni probabilità, la sua preoccupazione sul contagio ha fatto sì che inculcasse nei cittadini la consapevolezza di dover rispettare le regole. Fin qui, pertanto, nulla da eccepire; poi, però, ha ascoltato di meno le proposte nella fase di ripartenza (vedi la questione dei pacchi alimentari al posto dei buoni spesa) e ora mi risulta che voglia concedere spazi gratuiti agli esercenti. E allora, una domanda: per quelle attività di periferia come ha intenzione di regolarsi? Vuole agire facendo un po’ troppo di testa sua”.

Dagli inizi di maggio a ora la “fase 2” sembra procedere abbastanza bene sul piano sanitario. Qual è però la sua preoccupazione?

“Quella principale riguarda la salute: tutti hanno voglia di ripartire – ed è comprensibile – ma attenzione alle movide! Se qui da noi dovesse di nuovo gente di fuori, le probabilità di un ritorno del virus potrebbero risalire. Sul piano economico, chi vedo al momento in crisi sono ristoratori e albergatori; negli altri settori, ci può essere stato un periodo di stasi, con cassa integrazione e altri ammortizzatori che possono aver salvato in qualche modo l’operaio e il dipendente, ma la ripartenza dell’attività significherà anche ripresa del lavoro. Anche noi agricoltori dovremo subire perdite: penso tuttavia che ci riprenderemo. Per l’alberghiero e la ristorazione, invece, i tempi saranno più lunghi, anche perché la gente deve scrollarsi di dosso la paura”.

Cosa ci ha insegnato questo periodo di ristrettezze e sacrifici?

“Che bisogna ridare il giusto valore alle cose date per scontate e a ciò che costituisce prima necessità. La ricchezza che possediamo nasce sotto o sopra la terra: è questo che dobbiamo capire, come per esempio abbiamo imparato a non sprecare il cibo. Più acqua, più farina e meno computer: così sarei tentato di dire. Nell’era di un consumismo che aveva raggiunto punte elevate, sarebbe opportuno rispolverare un minimo di buon senso e tornare a prendere per buoni i saggi consigli che ci davano i nostri padri e i nostri nonni. Critico fortemente, poi, il comportamento di quegli individui che, nonostante le difficoltà derivanti dall’emergenza Covid-19, approfittano della situazione per lucrarvi sopra e non alludo solo alle mascherine: per ripartire nella giusta maniera, signori, bisogna essere uniti e non fare gli avvoltoi. Le buone abitudini apprese in questi mesi manteniamole anche in futuro, evitando – una volta passata la paura - di tornare a fare gli egoisti”.

Redazione
© Riproduzione riservata
25/05/2020 07:34:38


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