Opinionisti Giorgio Ciofini

Il Bao...

Scolpito nella storia d’Arezzo, come la sua storica impresa in tandem co‘l mi’ fratello, al Forte

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A l’anagrafe figurava come Ferdinando Barberini, ma se non lo chiamavi Bao, manco si voltava. Se lo cercavi, lo potevi trovare sott’i portici del Morini a consumare ‘l tempo, con altri tre o quattro compagni di merende, ch’han passato la vita tra piazza Sant’Jacopo e l’edicola di Piero, l’ultimo angolo d’aretinità che resiste alla globalizzazione. Il Bao era incazzato co’ l’Arezzo, perché ne gli anni cinquanta aveva fatto ‘n paio di partite in maglia amaranto e non lo facevano entrare gratisse a’ lo stadio! Si sentiva com’una bandiera ammainata al ventaccio che ciaveva portato i romani di quel Gino Severini, che niente aveva a che fare col grande pittore di Cortona. Il Bao aveva ‘n ugola d’oro e du’ piedi de’ ciliegio stagionato. Poteva diventare ‘l nostro Pavoratti, ma fece il calciatore e si fregò con le sue mani. Calò ne l’Arezzo dal Monte San Savino a l’albori degli anni cinquanta, giusto per fagli perdere ‘n par di partite. Era ‘n terzino dimolto all’antica, di quelli che caricava l’avversari com’i tori alle corride. Quel paio di volte che ‘ndossò la maglia del glorioso Cavallino, gli toccaron du’ alittine tipo Pasqualini e rullò il vecchio Mancini a musate, gli s’appiattì ‘l muso com’ai bulldog, abaiò a la luna e divenne per sempre Bao. Quando ataccò le scarpe al chiodo, prese ‘l patentino e andò a’ llenare il Levane, ‘ndo ancora lo cercano, perché era n po’ fissato co’ le ripetute e pu’ la domenica, invece di correre durmivano ‘n mezz’al campo. Transitando da Levane, gli toccava travestisse, ma a Forte dei Marmi ancora lo cercano. A l’epoca la rappresentativa aretina, di cui il Bao era allenatore a mezzo col mi’ fratello Sergio, era ospite d’un albergo sei stelle. Appena varcò la fatidica soglia, chiamò a rapporto la squadra: “Ragazzi – abaiò piano piano per non fasse sintire – questo è ‘n albergo da signoroni, non ve fate arconoscere, me raccomando!” Poche parole, ma chiare. Filò tutto liscio come l’olio fino a quando il Grifoni, ‘l Frappi e lo Zanzara, chiesero ‘l permesso de fare quattro passi, giusto per granchisse le gambe in vista della finalissima. Magnanimo, il Bao, acconsentì: “Ma a’ le dieci ‘n punto ve voglio tutti ‘n albergo!”- abaiò. Nell’attesa, col mi’ fratello e ‘l ragionier Liberatori, che in quel sei stelle era tutto nel su’centro, si mise a conversare amabilmente co’ la crema de l’ospiti. Pareva ‘n can d’un signore, fino a che non guardò l’orologio: le dieci passate! E nessuno s’era ancora arvisto! Per dasse ‘n contegno ataccò a tamburellare i diti sul tavulino e, ogni dieci secondi, squadrava l’orologio ‘n cagnesco. Dopo un quarto d’ora de cincischie, era belle gonfio com’un aerostato, smise di tamburellare e ataccò a ululare come sa fare solo ‘l Bao. Su ‘ste cose cià l’imprinting. A quella cagnara, il ragionier Liberatori eccepì sommessamente e l’invitò a dasse ‘na calmata. E ‘l Bao? Lo mandò dritto a quel Paese e la medesima cosa fece col Grifoni e coi su’ compagni di merende i quali, nel frattempo, accorsi coi tappi ne l’orecchie. Fu così che, a l’albergo sei stelle di Forte dei Marmi, arivaron co’ la sirena quelli del canile municipale e ci volle tutto ‘l savoir faire del ragionier Liberatori, per evitare al Bao il trasloco immediato ne l’albergo dei quadrupedi. Decatti che, l’indomani, la rappresentativa aretina conquistò il prestigioso titolo di Campione d’Italia delle Provincie, sennò al Bao l’avrebbon chiuso nel canile e, a’Rezzo, se sarebbe perso con grande anticipo ‘n pezzo da novanta.

Redazione
© Riproduzione riservata
13/05/2020 07:19:34

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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