Opinionisti Olinto Gherardi

Amici di Bandiera

Ricordi di gioventù

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Nel 1972, a poco più di sedici anni, nel Borgo di quei tempi, non è che ci fossero tutte queste cose da fare per un ragazzotto della mia età, oltre la scuola, lo svago post studio era all’insegna del vagabondaggio nullafacente, qualche partita di pallone nel campo delimitato da auto di via Piero della Francesca, insieme ai ragazzi delle strade adiacenti, le prime visite furtive al Bar, quello che a quei tempi era denominato Bar dei Comunisti, uno dei pochi che aveva un flipper, quello con il cavaliere del rodeo americano, il passatempo era stare a guardare chi giocava, quelli più grandi che avevano qualche lira da buttare nella macchina moderna, in quanto io non ne avevo, c’era anche una sala per le carte ed un’altra per il biliardo che però erano vietate ai minori di 18 anni e quindi inaccessibili. Altro passatempo era scalare le cataste lungo le mura a Porta del Ponte, quelle della falegnameria che si trovava nei pressi della stazione ferroviaria, vero luogo di gioco, da esplorare, nel quale si organizzavano lunghe giornate di guerra fra fantasiose fazioni di armati di regni immaginari, battaglie nelle quali l’arma principe era la famigerata cerbottana, in autunno invece si battagliava a suon di castagne dinde reperibili in abbondanza a terra essendovi tanti ippocastani a fare ombra sulle cataste. Ma come, a quell’età ancora in giro con la cerbottana? obbietterebbe uno dei tanti 12-14enni che oggi viaggiano con lo smart phone… farebbe bene anche a loro oggi, invece di mandare il cervello in pappa con videogame e chat inutili, ma questo è un altro argomento...          Un giorno un amico al quale non smetterò mai di dire grazie, Moreno Marchetti, mi invitò ad andare con lui alla palestra del Campaccio, quella delle scuole elementari che oggi è ancora da completare e restituire alla scuola, dove avrebbero avuto luogo delle selezioni per entrare a far parte del gruppo sbandieratori, lì per lì avanzai delle riserve e quasi rifiutai, in quanto la mia condizione fisica, chi mi conosce può immaginare, mi appariva come una montagna insormontabile, avevo timore di essere rifiutato proprio in base a queste “deficienze” fisiche d’impatto, timori che poi si sarebbero rivelati più che fondati. La sera della selezione eravamo numerosi e coloro che sarebbero stati i nostri istruttori ci divisero in due gruppi, come preventivato nella mia testa, anche per esperienze pregresse quando si facevano le squadre per il calcio, a fine cernita ero rimasto solo e colui che doveva accogliermi nella sua “squadra”, in difetto numerico, rifiutò seccamente, oltre che sgarbatamente in modo maleducato ed insultante. Quel momento, rivissuto poi negli anni a venire, molte altre volte, mi fece capire quanto la mente umana possa essere turbata da pregiudizi, quanto l’essere umano possa essere totalmente diverso da come appare, fu solo un lungo interminabile lasso di tempo nel quale i due istruttori discussero brevemente e poi la voce del secondo che diceva…vieni nella mio gruppo, non ti preoccupare…     Quella sera, della quale non ricordo la data, in quanto la memoria un po’ difetta in fatto di date e numeri, credo sia stata quella che ha dato una svolta decisiva e positiva alla mia vita futura, sicuramente, altrimenti non posso immaginare dove sarei stato e cosa avrei fatto, magari diventavo un balordo, magari una nullità, non che oggi sia diventato qualcuno, sono sempre una persona semplice coi piedi per terra, ma il rispetto che negli anni ho sentito crescere nei miei confronti credo che in gran parte sia dovuto a quel Gruppo, scuola di vita e socialità unico, con tutto il rispetto per altre realtà del territorio di pari valore e notorietà. Quella sera ebbe inizio una sorta di favola, infarcita di allenamenti quasi quotidiani, in quella palestra col pavimento nero, di sudore, fatica, brutture, urla, ma anche e soprattutto di momenti esaltanti, quando si provavano i numeri, gli esercizi per mesi e arrivava il momento che erano eseguiti senza sbavature. E’ naturale che poi fra noi nuove leve fosse cementata un’amicizia anche al di fuori della palestra, eravamo un gruppo esiguo una ventina di persone, in pratica una famiglia numerosa allargata, con due genitori, che più che tali erano degli zii, o degli amici più grandi, dotati di un profondo rispetto per ciò che facevano e per le persone con le quali avevano a che fare, Piero Gennaioli e Patrizia Magi, che oggi ci guardano dall’alto, unitamente a colui che li aveva preceduti per un po’ di tempo, Guido Poggini, ennesima recente perdita. Logico è che in ogni gruppo vi siano poi anche persone che non riescono ad inserirsi, ad accettare regole, a sacrificare tempo, che anche per poco hanno contribuito alla crescita, elementi di passaggio comunque utili nel buono e nel meno buono. Tutta questa fatica terminò con il premio agognato dell’ingresso in Piazza Berta durante il Palio della Balestra del 1973, esordio assoluto davanti a concittadini ed amici, con le gambe e le mani che tremavano, tensione stemperata dall’applauso del pubblico. Trovo generalmente antipatico scrivere nomi, quasi a voler esaltare alcuni rispetto ad altri, ma coloro che ho nominato sopra, sono, a mio personale parere, più che meritevoli di menzione, così come lo è Fausto Canali il mio primo istruttore di Bandiera, anche lui purtroppo scomparso tanti anni fa. Sono ricordi vividi e presenti nella mente, mai cancellati, anche per quanto concerne le cose sgradevoli successe negli anni a seguire, ricordi riaffiorati prepotentemente dopo le perdite a poca distanza di tempo di Patrizia e poi Guido che in pratica hanno chiuso un cerchio aperto circa 50 anni fa. Gli sbandieratori erano presenti anche prima al Borgo, grazie al Professor Pellico Barbagli, sono presenti anche oggi dopo diversi cambi generazionali, i giovani che ho lasciato nel ’92 oggi sono in parte gli anziani, alcuni, non tutti, che portano avanti l’Arte della Bandiera con continuità. Senza nulla togliere ai primi ed agli attuali, credo che quel gruppo di ragazzi del ’72 siano stati la base portante sulla quale si è poi sviluppato un progetto crescente di qualità e di durata nel tempo, reso possibile soprattutto dalla capacità di Piero Gennaioli di gestire sotto ogni aspetto un gruppo di teste calde poco inclini alle regole, usando sia il bastone che la carota in egual maniera a seconda della situazione. Mi fa piacere riportare in conclusione i nomi dei componenti del 1973, il primo nel quale ho tenuto una specie di memorandum stagionale:                 Porta Stendardo-Livio Belloni – Tamburi: Lagrimini Silvano-Baglioni Paolo-Nofri Marco-Procelli Egidio – non vi erano ancora trombe o chiarine – Sbandieratori : Barbi Roberto-Barciulli Alessandro e Riccardo. Canali Fausto e Fabio-Castigliego Matteo-Del Barna Giuseppe-Gherardi Olinto-Impavidi Roberto-Marchetti Moreno-Marrani Maurizio-Mercati Daniele-Nocentini Marco-Polverini Francesco e Piero- Rossi Doriano-Trappoloni Maurizio che poi lasciò a fine stagione-Questo gruppo si esibì al Palio il 9 settembre e poi si recò ad Acqui Terme (CN) dove fra i numeri presentati quel 30 di settembre c’era anche un saggio a 4 elementi che avevo creato io…l’amore per questa Arte unica era già sbocciato alla grande. Continuerò a raccontare altri momenti di quei lunghi anni che sono stati l’asse portante della mia crescita. Grazie.

Olinto Gherardi
© Riproduzione riservata
08/05/2020 09:21:19

Olinto Gherardi

Operaio – Scrittore - Apolitico – 21 anni nel Gruppo Sbandieratori di Sansepolcro dall’avvento del Dott. Piero Gennaioli - Scrittore di poesie - Due pubblicazioni nel 2013(Lo Sbandieratore di Emozioni) e 2015 (All’ombra della Torre) con lo pseudonimo di Uguccione de’ Fiaschi – Collabora alla mostra fotografica di Francesca & Angelo Petruzzi, ManiAnime del Borgo 2016 – Attenzione rivolta al territorio, al Borgo ed al suo patrimonio artistico; diretto e chiaro nell’esposizione del pensiero critico, ma costruttivo. Fotografo amatoriale per hobby-Calcio e Pallavolo gli sports seguiti in prevalenza. redazione@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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