L’importante lezione di Antonio da Anghiari
È singolare l’unione di luoghi ed arti in una terra come la Valtiberina
È singolare l’unione di luoghi ed arti che si sono manifestate in una terra di confine come quella della Valtiberina. Penso alla vicinanza con Urbino nell’anno di Raffaello, all’Umbria con la fabbrica artistica di Assisi ed a Caprese che ha dato i natali a Michelangelo. Non è un caso dunque che il giovane Piero della Francesca entri nella bottega di Antonio di Giovanni da Anghiari, un artista tardogotico, dal quale Piero sarà iniziato all’arte della pittura. Dell’anghiarese Antonio ci restano ormai poche opere (realizzate tra il 1430 ed il 1460), alla scoperta di due di esse, ad esempio, si può ancora compiere un breve itinerario: la Crocefissione e due santi cavalieri della Cappella Lambardi nella chiesa di San Francesco ad Arezzo, e l’edicola viaria che ritrae la Madonna col Bambino tra Sant’Antonio abate e San Giovanni evangelista conservata al Museo Civico di Sansepolcro. Di quest’ultima, proveniente dalla campagna, tra Sansepolcro ed Anghiari, è da notare lo splendido sfondo a girali rosse in campo turchese, con un forte richiamo al motivo raffigurato da Piero della Francesca in uno degli elmi dei soldati nella Resurrezione.
Matteo Canicchi
Matteo Canicchi - Nato a Sansepolcro, laureato in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Siena in Storia della Toscana. Guida turistica abilitata per le province di Firenze ed Arezzo, ambasciatore della fondazione inglese Esharelife ed agente di commercio. Arte e turismo i campi di particolare interesse professionale.
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