Lo scudo di Mattarella ai giornalisti
"Eversivi gli atti contro l'informazione". E punge la Lega: "Spero si possa ancora dire sindaca"
È la stampa, bellezza. E cioè: «Documentazione dell'esistente, senza obblighi di sconti. Libertà di informazione, di critica, di illustrazione di realtà. Luce gettata su fatti sin lì trascurati. Raccolta di sensibilità e denunce della pubblica opinione. Canale di partecipazione e appello alle istituzioni». Quindi, spiega Sergio Mattarella, quello dei giornalisti non è solo «l'esercizio di un diritto insopprimibile», ma «una funzione di carattere costituzionale che si collega all'articolo 21 della Carta, con un ruolo democratico decisivo». Insomma, è un vaccino, «un antidoto alle adulterazioni della verità». E siccome «democrazia è conoscenza», ecco che «ogni atto rivolto contro la libera informazione diventa un gesto eversivo dei confronti della Repubblica», dice il presidente, che fa «riferimento ai fatti di Torino», dove un cronista è stato malmenato mentre filmava con il telefonino una riunione di Casa Pound.
Brutto episodio. Anche Ignazio La Russa aveva condannato nettamente il pestaggio, mettendo in dubbio che il giornalista si fosse qualificato. Il capo dello Stato, durante la cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare e i quirinalisti, invece va più diretto. «Si vanno infittendo negli ultimi tempi contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni a reporter che si trovano a documentare fatti. Ma l'informazione è proprio questo». E così Mattarella indirettamente risponde pure ai dubbi suscitati dall'inchiesta di Fanpage nei circoli di Gioventù Nazionale. Saluti romani, antisemitismo: quanto i cronisti si possono infiltrare? Per il presidente informare è comunque un diritto insopprimibile purché «nel rispetto sostanziale della verità sostanziale dei fatti e della buona fede e nell'osservanza delle leggi». Cita Tocqueville: «Democrazia e il potere di un popolo informato».
Da qui la necessità di una nuova legge per l'editoria, visto il proliferare di piattaforme digitali senza regole dove nascono fake news, manovre, fabbriche di odio. «É inevitabile tenere conto dell'evoluzione tecnologica che ha mutato radicalmente diffusione e fruizione delle notizie». Oggi è un Far West. «La Ue si è dotata di un nuovo regolamento. Appare singolare che a un ruolo così significativo corrispondano obblighi minori». Antisemitismo, intolleranza religiosa, violenza verbale che si traduce spesso in violenza fisica di «apprendisti stregoni» che adesso colpiscono anche la politica. Mattarella ricorda l'attentato a Trump, al premier slovacco Fico, alla ex sindaca di Berlino Giffey. E ironizza sulla proposta della Lega, poi ritirata, di cancellare la declinazione femminile degli incarichi. «Spero che sindaca si possa ancora dire». E spera pure che presto le Camere sanino un altro «vulnus alla Carta», eleggendo finalmente il quindicesimo giudice costituzionale. Il presidente è poi intervenuto sull'annosa questione del sovraffollamento delle carceri: «Condizioni indecorose per un Paese civile, il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale».
Sul piano internazionale un anno complicato: «Triste vedere che il mondo getti in armamenti risorse che andrebbero destinate a fini sociali». Ed e pure vero che c'è stanchezza nell'opinione pubblica per il sostegno a Kiev. «Ma chi ha la responsabilità, che è l'aggressore?». E invita a non fare come Chamberlain che regalò i Sudeti a Hitler, a non sottovalutare la voglia di espansione di Mosca.
«Senza quel cedimento la seconda guerra mondiale non sarebbe scoppiata». Non si può dunque commettere lo stesso errore. E se vince Trump? «I nostri rapporti sono solidi da decenni. Ma le elezioni Usa non devono condizionare le nostre scelte».
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