Carla Bruni nei guai: associazione a delinquere per proteggere il marito Sarko
L'ex première dame è sospettata di "subornazione di testimoni" e di "associazione per delinquere"
Carla Bruni era stata convocata questa mattina per una eventuale messa in stato di accusa. Bruni, infatti, era già sospettata di "occultamento di corruzione di testimone" e di "associazione per preparare reati di frode giudiziaria e di corruzione di agenti pubblici stranieri". Il giudice avrebbe potuto decidere di considerarla solo come "testimone assistito", una posizione intermedia fra il testimone e lo stato di accusa. Bruni era già stata interrogata due volte dagli investigatori dell'Ufficio centrale per la lotta contro la corruzione e i reati finanziari e fiscali, prima come testimone nel giugno 2023, poi come sospettata all'inizio di maggio. In quell'occasione, aveva risposto per ben tre ore a un interrogatorio al quale si è presentata sì da libera, ma in qualità di "persona chiamata in causa".
Il caso in cui è coinvolta Bruni-Sarkozy ruota intorno alla campagna di comunicazione "Sauver Sarko" lanciata nel 2020 da diverse decine di personalità, fra cui Mimi Marchand, star della stampa gossip considerata vicina a Bruni, per liberare l'ex Presidente dall'accusa di aver ricevuto finanziamenti dalla Libia di Gheddafi per la sua campagna elettorale del 2007, accusa per cui andrà a giudizio dal gennaio del 2025. Sarkozy, che ha 69 anni, è già stato condannato due volte per corruzione e per traffico di influenza in casi separati.
La campagna aveva come obiettivo quello di indurre Takieddine a ritrattare, prima sui media, con una intervista a Paris Match e con una dichiarazione video diffusa dalla stessa Bfmtv), e poi con un notaio che avrebbe dovuto inviare un documento ufficiale al magistrato interessato. Takieddine sarebbe stato pagato per la sua ritrattazione con oltre 600mila euro. Gli inquirenti ritengono che la cantautrice possa aver partecipato a questa macchinazione. Carla Bruni, nel giugno del 2021, aveva cancellato tutti i messaggi scambiati con Marchand, dopo che l'amica era stata incriminata. Avrebbe usato un numero telefonico segreto per tenere le fila della campagna.
In particolare, Bruni potrebbe aver procurato a Marchand e al fotografo Sébastien Valiela un tampone nell'ottobre 2020 per potersi recare in Libano a realizzare l’intervista con la quale Takieddine ritrattò la propria versione dei fatti. Il caso esplose un mese dopo, nel novembre 2020, quando Tiakieddine fece ammenda pubblicamente su Bfm e Paris Match.
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