Via Tarlati ad Arezzo
È una delle meglio zone della città
Hanno bombardato il centro sportivo San Domenico come fosse dell’Isis, ma dicono che nel 2015 metteranno a posto il luogo. Sarà vero?
Via Tarlati
È una delle meglio zone d’Arezzo, sott’i colli di San Pietro e San Donato coltivati dalla storia, a’le pendici di San Fabiano, propio sotto la Godiola. Roba che, se Virgilio fosse capitato qui discendendo da’la sua Mantova, ciavrebbe scritto le bucoliche senza bisogno d’arivare a Roma. Ma s’avesse visto i campini del centro Sportivo San Domenico, si sarebbe dato al calcio e, al posto d’Arezzo Wave co’la musica del diavolo, a’Rezzo si sarebbe fatto ‘n festival di quelli che piaciono tanto a padre Giovanni, co’ l’organo e il flauto di Titiro. Da qualch’anno, però, il Centro Sportivo San Domenico è tutto bucherellato e, nel contesto bucolico, è un cazzotto ‘n un occhio come il curvone del Civitelli dietro a San Cornelio. Roba che anch’Icastica, in confronto, è ‘na mostra da leccasse i baffi e, ‘n ogni caso, stavolta non è stato ‘l Macrì. Ma chi è stato? A vedere com’è ridotto il Centro Sportivo, le cose sono due: o è artornato Attila che ‘n do’ passava un’cresceva più manco l’erba, o è stato bombardato per sbaglio da’l’americani, ch’hanno scambiato ‘l convento dei frati di San Domenico pe’n covo dell’Isis. Oramai da qualch’anno, se devo capitare dalle parti di porta San Clemente, faccio ‘n giro pesca come ‘l mi’ zi’Angiolino che, per andare a Rimini, passava dal Furlo. San Domenico è stata la mia prima chiesa ai tempi di padre Caprara e’era praticamente ‘na repubblica a sé. Pareva l’Italia ai piedi della televisione e del boom economico. I colori dei suoi affreschi sono quelli dell’infanzia e il Cristo di Cimabue ha ascoltato le mie prime preghiere. Dopo mezzo secolo e passa, ora gliene faccio n’altra perché c’è ‘l rischio che, a restaurare le bucoliche di via Tarlati, ci mettano quant’a rifare il palazzo dietro la fontana, a’canto al museo Bruschi e a’la torre del fascio, bombardato da’l’americani quando al posto dell’Isis, c’erano i tedeschi. Intanto ‘l Beppe, chiamato al Ciesseemme per merito del nominalismo dei tempi di Duns Scoto, ci lascia qualche capra icastica su’muri dell’antico palazzo del Popolo e quest’eredità, che la Godiola osserva dall’alto senza godimento alcuno. ‘Nsomma se continua così, presto ci tocchera’ cambiagli nome e diventerà la Patiola, nel vedere da San Fabiano tanta barbarie. A parte i muri dello storico palazzo vescovile, consacrato alla cultura, nessuno sembra accorgersi di tanto scempio, perch’oramai la barbarie è diventata parte della quotidianità e anche di noialtri. Ma ‘l Dringoli, c’ha fatto ‘l soldato in marina com’il Mori, ha promesso che nel 2015 sarà rifatta a novo e, sotto la Godiola, ce se potrà sonare anch’il piffero di Titiro.
Giorgio Ciofini
Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.
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