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Morto dopo essere stato costretto ad ingoiare un pesce rosso vivo per un rito di iniziazione

Sentenza lieve, in Belgio esplode la protesta

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Il calvario di Sanda Dia, uno studente belga morto nel 2018 per un rito di iniziazione, aveva commosso il Belgio; e ora la sentenza di condanna ai suoi aguzzini, giudicata da molti troppo lieve, sta scatenando polemiche. Il giovane fu costretto a bere grandi quantità di olio di pesce e alcool, ingoiare un pesce rosso vivo, rimanere all'aperto in una fossa ghiacciata per ore: era il rituale per l'ingresso in una confraternita giovanile di una delle più prestigiose università del Paese.

Al terzo giorno di «battesimo», il suo corpo cedette: ebbe un collasso e morì in ospedale. Oltre quattro anni dopo, i diciotto colleghi del giovane, che a differenza di loro era di origine modesta, sono stati condannati a piccole multe e al servizio civile. I giudici non li hanno riconosciuti colpevoli di aver somministrato intenzionalmente una sostanza dannosa e mortale, ma di omicidio colposo e trattamento degradante. 

E adesso si è scatenato il dibattito, soprattutto tra i giovani, sui social media e nei circoli studenteschi, che una sentenza così indulgente sia venata di razzismo e classismo. Secondo i media belgi, alcuni membri della confraternita sono figli di esponenti politici e giudici. Nei giorni scorsi la sentenza ha dato luogo a manifestazioni e proteste a Bruxelles, Gand, Lovanio e Anversa. L'hashtag '#justiceforsanda' su TikTok ha guadagnato oltre 6,5 milioni di visualizzazioni. Uno Youtuber, Acid, ha rivelato l'identità di alcuni imputati.

E a Gand, i nomi dei ragazzi sono stati incisi, insieme alla scritta «Gli assassini di Reuzegom» (il nome della confraternita) sui muri di una strada chiamata «la strada dei graffiti» (una strada destinata a ospitare murales, ma che le autorità comunali hanno subito ripulito). La condanna sta infiammando anche la politica: il presidente dei cristiano-democratici fiamminghi, Sammy Mahdi ha denunciato in un video su TikTok e Twitter le condanne troppo lievi ma anche la «caccia alle streghe» contro lo youtuber che «non ha fatto altro che quello che i giornalisti fanno ogni giorno».

Immediata la risposta dei magistrati che, attraverso l'associazione di categoria, hanno invitato la politica a rispettare la sentenza, evitare «dichiarazioni che disturbano la società» e di «fare tutto il possibile per ripristinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni». «Tutti sono arrabbiati e delusi dal sistema giudiziario belga», ha detto Eliza Plesea, una studentessa di 22 anni, co-organizzatrice della protesta di Bruxelles; e ha ricordato che in Belgio, le multe per non pagare il biglietto dell'autobus sono più alte di quelle ricevute dagli studenti.

Uno degli avvocati difensori dei giovani, John Maes, ha definito le sentenze «equilibrate e ben motivate». Ma Jean Kitenge, anche lui tra gli organizzatori delle proteste e studente, ritiene che la razza abbia «sicuramente» avuto un ruolo nella morte di Dia; umiliazione e situazioni aberranti sono diffuse nei riti di iniziazione delle università belghe, ma alcuni studenti – ha detto - sono esposti a situazioni più estreme di altri: «La giustizia non è uguale per tutti in Belgio».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
04/06/2023 06:15:19


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