Lavoro stagionale, l’Italia nei guai: l’Europa apre una procedura d’infrazione

Roma sotto il faro con altri nove Paesi. Nel mirino le condizioni di vita e di lavoro
Lavoratori stagionali, l’Italia è nei guai con la Commissione europea. Il Paese non ha norme chiare per l’ingresso, né dispone di un quadro precisato volto a garantire un soggiorno dignitoso. Per questo Bruxelles avvia una procedura d’infrazione, chiedendo risposte, questa volta sì, ad una direttiva datata 2014. Sono passati quasi dieci anni e ancora non si è messo mano ad un tema comunque rilevante per il sistema Paese. I lavoratori stagionali, extracomunitari, sono coloro che finiscono nei campi, per garantire la raccolta ortofrutticola. Sono forse l’esempio più immediato, anche se non non l’unico. Perché in realtà le piccole realtà imprenditoriali, non necessariamente attive nel settore primario, possono fare richiesta di lavoratori temporanei. Un qualunque datore di lavoro che abbia un solo dipendente, o che ne abbia comunque pochissimi, può assumere tutti i lavoratori a termine stagionali dei quali ritiene di aver bisogno.
I vuoti legislativi
L’Italia però ha ancora vuoti legislativi che se da una parte offrono spazi a condizioni di lavoro inadeguate o casi di sfruttamento, dall’altra può alimentare quel problema tanto avvertito nell’attuale maggioranza di governo: l’immigrazione irregolare. Nell’aprire la procedura d’infrazione e inviare la lettera di costituzione in mora la Commissione europea ricorda che garantire «il pieno rispetto» della direttiva sui lavoratori stagionali «è un presupposto importante per attrarre nell'Ue la manodopera necessaria per il lavoro stagionale ed eventualmente anche per contribuire a ridurre la migrazione irregolare».
Gli altri nel mirino
Certo, l’Italia non è sola. Altri Paesi membri hanno ricevuto la tirata d’orecchi di Bruxelles per lo stesso motivo (Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania e Lussemburgo). Ma nel caso italiano questo richiamo all’ordine si aggiunge agli altri arrivati in occasione dell’approvazione del pacchetto mensile delle infrazioni. Quattro nuove procedure e due che vanno avanti. Sei decisioni negative in un colpo solo. All’Italia si contesta il ritardo nell’attuazione della direttiva sui ritardi di pagamento (aperta nuova procedura), la mancata trasposizione delle norme anti-riciclaggio (aperta nuova procedura), regole mancanti per l’accesso ai servizi per le persone con disabilità (aperta nuova procedura), abuso dei contratti di lavoro a tempo determinato nel settore pubblico (procedura portata avanti), assenza di una strategia per la tutela ambientale marittima (procedura portata avanti). E a proposito di mare, domani è previsto il pronunciamento della Corte di giustizia dell’Ue sul sistema di concessioni balneari nel Paese. Per l’Italia la lista delle cattive notizie potrebbe non essere dunque esaurita
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