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Sotheby’s blocca l’asta: nel catalogo degli artisti non c’è neppure una donna

Per la prima volta si congela la vendita per una questione di genere

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Prima o poi doveva succedere. A soli due giorni dal lancio sul proprio marketplace digitale Metaverse, Sotheby’s ha dovuto sospendere l’asta «Natively Digital: Glitch-ism», a causa delle polemiche sollevate da diversi artisti circa l’assenza totale di artiste nel catalogo e il conseguente ritiro dalla sessione del lavoro di Patrick Amadon. 

«Sotheby’s mette in pausa Natively Digital: Glitch-ism per correggere lo squilibrio della vendita e rilanciarla con una rappresentazione più attenta a equità di genere e diversità», annuncia con un tweet della casa inglese. Un bel passo falso (leggasi errore) per un progetto dedicato proprio al «glitch» al fallimento, all’errore e all’arte che può derivarne, percorsa da moltissime artiste e ricerche queer, a cominciare, per citare solo un caso piuttosto noto, da quello della curatrice Legacy Russell, autrice del libro-manifesto Glitch Feminism. E invece, e per scoprirlo basta scorrere il catalogo di 21 artisti «glitch» curato da Sotheby’s, di artiste donne o che si identificano come donne non ce ne era nemmeno una. Un errore che può apparire una citazione, quello dell’esclusione delle donne artiste  nel catalogo, e invece è soltanto un errore. E pure grave.

La storia dell’arte «glitch»
Glitch (dal tedesco glitschen, «scivolare») è un termine che, usato originariamente in campo elettrotecnico, sta a indicare la presenza di un errore imprevedibile, un difetto repentino nella sequenza dei codici che compongono un determinato contenuto audio o video. Se intorno alla metà degli Anni Novanta l’estetica glitch serbava un certo nichilismo punk volto a creare un atto spiazzante di negazione nei confronti dell’immagine, nell’era contemporanea sembra essere stata completamente sdoganata. Dai videoclip di ambito hip hop (emblematici i casi di Kayne West e A$AP Mob) ai cartoni animati di Cartoon Network, il glitch è ormai divenuto un linguaggio così accettato e abusato da aver perfino ispirato il lancio di applicazioni e software capaci di aggiungere a foto e video dei filtri dai caratteristici colori sgargianti e, al tempo stesso, rarefatti.
Questo genere di estetica però non è rimasta vincolata esclusivamente alla sfera del digitale. Rivolgendo lo sguardo all’arte contemporanea internazionale, infatti, vediamo come le sculture di Tony Cragg, i grandi tappeti disgregati di Faig Ahmed o gli interventi urbani di Felipe Pantone, giusto per citarne alcuni, riescano a traslare su di un piano più concreto gli stessi concetti di liquidità e dilatazione propri delle manipolazioni glitch.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
29/03/2023 20:27:05


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